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Censura stampa globale

di Lorenzo Moore - 14/07/2010

 

http://www.airforcetimes.com/xml/news/2009/07/ap_afghanistan_deaths_070609/070609ap_marines_afghanistan_800.JPG

 


A qualcuno sembra sfuggito: nell’anno di grazia 2010, i contingenti militari Usa sono presenti in 75 nazioni del mondo.
Appena il 5 giugno il London Times ha pubblicato tale (non) notizia, due docenti californiani un po’ eretici - Peter Phillips e Mickey Huff - hanno preso carta e penna e hanno chiosato a modo loro il fatto.
E, da temprati sociologi e storici, si sono chiesti come, quando e soprattutto perché  Barack Obama - il “nobel per la pace”, non dimentichiamolo -  così largamente aumentato la presenza di forze speciali Usa nel pianeta rispetto al suo predecessore, George W. Bush junior.
Il fine esplicito di Phillips e Huff era quello di rilevare quante informazioni siano manifestamente “censurate”, o “oscurate” dai media internazionali, o, meglio, nord-americani.
Estrapoliamo alcune loro analisi, mettendo in guardia il lettore che non si tratta di due focosi rivoluzionari neomarxisti o neofascisti, ma di analisti che ritengono - sempre - salutare enunciare la verità.
“Gli Stati Uniti - scrivono -  e la Nato, stanno costruendo forze di occupazione globale per il controllo delle risorse del mondo, a sostegno dei profitticomuni dei “trilateralisti”: degli Usa, dell’Ue e del Giappone. La notizia di metà giugno del New York Times sull’esistenza di materie prime per migliaia di miliardi di dollari nel sottosuolo afghano, è stata sintomatica. Soprattutto se aggiunta al piano (atlantico) per sfruttare gas e petrolio del Caspio”.
Phillips e Huff hanno analizzato il metodo giornalistico usato per lanciare la notizia.
Le semplici domande sugli “intenti del Pentagono” rivolte da Jim Lobe dell’Inter Press Service, i “report” del direttore editoriale di Foreign Policy, Blake Hounshell sui tempi della scoperta dei giacimenti afghani (Il rapporto dello Us Geological Service su dati del British Geological Service e dalle agenzie della vecchia Urss)... Per scoprire che nulla di nuovo era nato sotto il sole di Kabul.
Si è trattato, al contrario, di una falsa notizia, per contrastare lo “sconforto” (che serpeggia nella  pubblica opinione e fra gli stessi comandi Usa/Nato) sulla stagnazione della guerra nel Paese delle Montagne.
E’ stato attuato, proseguono i due docenti universitari, un “deliberato inserimento di una notizia (sull’Eldorado afghano) per creare sostegno alla “agenda” di conquista globale Us/Nato”. Tali “notizie eterodirette” servono anche a censurare le altre informazioni che potrebbero minare gli obiettivi Usa. Per esempio le notizie sulla progressiva “privatizzazione” della guerra afghana (con le varie Blackwater e agenzie di intelligence private ormai padrone delle strategie militari di occupazione e di contrasto nell’Asia meridionale).  O le notizie sulla neo-guerra cibernetica, annunciata sottotono dal ministro della Difesa Usa Robert Gates e delegata alla “Cybercom”, con sede a Fort Meade, nel Maryland, giustappunto dove ha i suoi uffici la Nsa, l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale.
Un altro manifesto controllo delle informazioni, di censura stampa - come ricordano i due professori -  è stato quello del 31 maggio, sul sanguinoso raid israeliano alla flottiglia umanitaria diretta a Gaza. Con Tel Aviv megafonata come “vittima” invece che come seminatrice di morte altrui.
Insomma. Le “notizie eterodirette” creano un’emergenza di verità per i popoli che sono soggetti all’ “Impero Mediatico-Industriale-Militare Usa/Nato”.
Altro che “leggi-bavaglio” all’italiana...
Qui imbavagliano la storia del mondo.