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I bambini carne da macello…

di Angelo Spaziano - 20/07/2010


I crimini perpetrati contro gli esseri umani in genere sono tutti odiosi, ma pochi riescono a suscitare tanto sdegno nell’opinione pubblica come quelli che vedono protagonisti i bambini. Non per nulla Gesù un giorno, durante le sue predicazioni, sostenne che chi avesse commesso scandalo contro i fanciulli sarebbe stato meglio, per lui, legarsi una macina intorno al collo e gettarsi a mare.

La cronaca giudiziaria odierna è piena di episodi di abuso commessi nei confronti dei minori. Tra questi, le violenze, le sopraffazioni, le molestie, costituiscono la triste “normalità” la cui eco rimbalza, moltiplicata fino alla nausea, sui massmedia nazionali e internazionali. Uno per tutti il caso delle piccole vittime di atti di pedofilia da parte di esponenti del clero, a causa dei quali, specialmente in ambienti del protestantesimo stellestrisce, è stato ipotizzato addirittura un procedimento d’impeachment per Benedetto XVI.

Ma nonostante lo scandalo evidente in questo tipo di accadimenti già di per se stessi alquanto ripugnanti, tale tipologia criminale attuata ai danni dei piccini risulta paradossalmente la meno inquietante. L’iceberg della “pedofobia”, infatti, possiede una zona incognita se possibile ancora più vasta e ributtante di quella esposta alla luce del sole. Di solito si usa affermare che il lupo, in realtà, non è poi così cattivo come lo si dipinge. Bene, in questo caso il lupo fa ancora più schifo di come appare e la realtà supera di gran lunga i peggiori incubi della fantasia.

La casistica di genere, cioè, è costellata di episodi talmente atroci da far pensare a un inarrestabile processo di autoannientamento scattato nell’inconscio collettivo di questo debosciato Occidente. Un autoannientamento che passa per la soppressione della propria discendenza. Nel nostro ricco ma disperato mondo fatto di tecnologia onnipervasiva e d’illimitata perversione infatti, i minori vengono rapiti, schiavizzati, violentati, costretti a prostituirsi, e addirittura immolati a Satana o uccisi per espiantare i loro organi e venderli, attraverso una specie di orrida asta, ai ricchi ammalati in cerca di “pezzi di ricambio”.

Si tratta di una maniacale sindrome d’immortalità da parte di gente che pur avendo vissuto a lungo e bene, invece di rassegnarsi a togliere il disturbo e fare spazio alle nuove generazioni, si attacca caparbiamente alla vita contro ogni ragionevolezza, non arretrando neppure davanti all’infanticidio. In questo caso, però, al contrario di quanto avviene per gli atti di pedofilia operati dai preti, giornali e televisione non denunciano il problema in tutta la sua reale gravità. Ne parlano poco e male, e solo di tanto in tanto. I pericoli per i giovanissimi, insomma, provengono da più fronti, il più insidioso dei quali è anche il meno “allertato”.

Ma la cosa che fa venire i brividi è che sul nostro pianeta aumentano ogni giorno di più le sétte segrete dedite al culto del diavolo. Nel corso di questi anacronistici “sabba” sarebbe necessario spargere il sangue degli innocenti. E questo avverrebbe solo dopo un complesso cerimoniale a base di perversioni sessuali, demoniache immolazioni e cannibalismo rituale. Insomma, ben oltre le soglie del 2000, secolo durante il quale metteremo piede su Marte o chissà su quale altra parte del nostro Sistema Solare, si sta assistendo a un boom di messe nere che prevedono anche il sacrificio di esseri umani impuberi. Faust, insomma è vivo e vegeto, e continua a fare proseliti anche in mezzo a noi.

Prendiamo ad esempio la nostra Italia. Tra i casi più eclatanti di infanti scomparsi nel nulla e forse vittime innocenti di queste pratiche sanguinarie c’è quello di Angela Celentano, di Vico Equense. Aveva poco più di tre anni, Angela, quando finì in un buco nero il 10 agosto 1996 durante una gita sul monte Faito. La piccina fu vista per l’ultima volta mentre giocava con i cuginetti. Quando ci si accorse della sua scomparsa scattarono subito le ricerche e ci fu una grande mobilitazione di forze dell’ordine. Ma della bimba non si seppe mai più nulla.

A volatilizzarsi, sempre in Campania nel 1990 fu anche Pasqualino Porfidia, di 8 anni. Mentre stava giocando con un amico a Marcianise, in provincia di Caserta, il ragazzino, non visto, si allontanò senza fare più ritorno a casa. Un’altra vita sospesa è quella di Denise Pipitone. Era il primo settembre del 2004 quando la bimba spariva nel nulla a Mazara del Vallo, in Sicilia. La piccola era stata affidata alla nonna materna, ma bastarono pochi minuti di distrazione della donna perché il dramma si consumasse. La signora, rincasando, lasciava Denise a giocare fuori. Quando uscì per cercarla, però, della bambina non c’era più traccia. Immediata la denuncia ai carabinieri e le ricerche, che si protrassero invano.

A complicare le cose ci si mette talvolta anche l’impreparazione degli inquirenti. Il nostro paese anni fa venne pure denunciato per la tratta di minori dal quotidiano “La Nacion” di Buenos Aires, cui fece subito eco “O Globo” di Rio de Janeiro. Le due grandi testate sudamericane ci definirono, senza mezzi termini, «i maggiori importatori di bimbi brasiliani». Il corrispondente di “O Globo” a Roma  affermava inoltre che «L’Italia è il più importante compratore di bambini». Anche in Perù la stampa ci accusò di traffico di fanciulli. Il quotidiano “La Republica” di Lima ha denunciato, con tanto di nome e cognome, i coniugi italiani che sono giunti in Perù con l’intenzione di acquistare bambini di pochi mesi o di pochi anni. Negli ultimi tempi, secondo l’organo d’informazione sudamericano, avremmo “importato” 1.500 piccoli peruviani, molti dei quali sarebbero stati poi assassinati per asportare i loro organi e impiegarli per i trapianti.

Ma che cosa ci è successo? Una volta non era certo così. A parte il detto “italiani brava gente”, la storia di Roma repubblicana narra il famoso apologo di Cornelia madre dei Gracchi, la quale, mentre la matrone ostentavano i loro gioielli, a chi le chiedeva di fare altrettanto mostrava orgogliosa i suoi due piccoli pargoli, Tiberio e Caio. Ma stiamo parlando di tempi eroici, nei quali fare figli era la naturale, insopprimibile esigenza di tramandare se stessi e la propria stirpe nel futuro, per proiettarsi, attraverso i posteri, verso l’immortalità. Si trattava di gente dura, risoluta, a volte anche crudele, abituata a prendersi e a prendere tutto dannatamente sul serio, piena di certezze e arciconvinta della divina missione dell’urbe come unico faro di ordine e civiltà nelle tenebre della barbarie.  Fatto sta che la cifra distintiva della Weltanschauung romana era l’ottimismo. Vale a dire l’incrollabile fede nelle sorti gloriose e progressive che Roma avrebbe conseguito, con l’auspicio degli dei, di lì all’eternità.

Oggigiorno invece la nostra malinconica civiltà, minimalista, esitante, dubbiosa, sempre pronta ad autoaccusarsi delle peggiori nefandezze e in preda a cupio dissolvi, è arrivata al punto da rifiutare l’idea stessa di trasmettere un’eredità. E, non potendo nuocere a quello che non si ha, ci si diletta a fare del male ai figli degli altri. E’ ancora fresco nella memoria della “nera” il rapimento di Farouk Kassam, il bambino di sette anni portato via il 15 gennaio 1992 dalla villa dei genitori a Porto Cervo, in Sardegna. Il padre del piccolo gestiva un grande albergo della località turistica frequentata dai vip di mezzo mondo, e in città si sparse la voce che si trattasse di parenti del principe miliardario Karim Aga Khan. La diceria in seguito si rivelò del tutto infondata, ma la cosa non scoraggiò certo la feroce banda di aguzzini. Il sequestro, organizzato e portato a termine dal bandito Matteo Boe, è stato tra i più lunghi e cruenti della storia dei rapimenti in Sardegna. Durante la prigionia, infatti, il bambino venne anche mutilato dell’orecchio sinistro, proprio come accadde anni prima al giovane Paul Getty. Farouk Kassam venne liberato il 10 luglio dello stesso anno, in circostanze mai completamente chiarite.

Ma il lieto fine in queste storie non sempre è assicurato. Chi si ricorda più del povero Giovanni De Matteo? Il piccolo Giovanni fu rapito il 23 novembre 1993, a 13 anni, da un maneggio di Altofonte, presso Palermo da un branco di spietati assassini agli ordini di Giovanni Brusca, allora latitante e boss di San Giuseppe Jato. Quando, il 1º dicembre 1993, ai genitori giunsero un messaggio e due foto del piccolo che teneva in mano un quotidiano del 29 novembre 1993, fu subito chiaro che il rapimento era finalizzato a spingere Santino Di Matteo, padre del rapito, a ritrattare le sue rivelazioni sulla strage di Capaci e sull’uccisione dell’esattore Ignazio Salvo. Il 14 dicembre 1993 fu recapitato un nuovo messaggio di rivendicazione. Dopo un mezzo cedimento psicologico però il pentito non si piegò all’infame ricatto, sebbene fosse angosciato dalle sorti del figlio, e decise di proseguire la collaborazione con la giustizia. Brusca decretò così la soppressione del povero ragazzo. Giovanni venne strangolato e successivamente sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996, all’età di 15 anni, dopo 779 giorni di prigionia. Il suo carnefice, in quanto collaboratore di giustizia, è attualmente uccel di bosco col beneplacito e la copertura dello Stato.

Poi ci sono i rapimenti messi in atto dagli zingari a scopo di ottenere facili braccia per l’accattonaggio. Vedere il bel film di Emir Kusturica Il tempo dei gitani. E infine i ratti operati dai genitori che non si arrendono al verdetto del giudice in fatto di affidamento. La tipologia è frequente e non contempla confini di alcun genere poiché spesso le coppie sono malassortite e composte da sprovveduti provenienti magari da culture diversissime o da paesi con leggi contrastanti con le nostre. Celebre è la vicissitudine di Ludwig, il figlio conteso da Ilona Staller e dall’ex marito Jeff Koons.

I nomi dei protagonisti cambiano, ma le storie si assomigliano tutte. I genitori, nati in Stati lontani, si separano tra rancori e recriminazioni reciproche, senza accordarsi sull’affidamento, e talvolta, come ultima, disperata risorsa per ottenere “giustizia” tagliano corto, optando per il rapimento. Sottratti bruscamente alla loro casa e ai familiari, i sequestrati, come clandestini qualsiasi, vengono catapultati all’improvviso in un Paese con abitudini e clima diversi e intorno a loro si cominciano a combattere annose battaglie diplomatiche. I contenziosi più duri da definire sono quelli con Germania e Usa. I più ostici risultano i casi aperti con i Paesi arabi, che oltre a possedere codici risalenti ai tempi di Hammurabi, non aderiscono neppure al trattato dell’Aja.

Il problema dei rapimenti non riguarda solo i figli di genitori di diverse nazionalità. Ammontano infatti a più di 10mila i minori scomparsi in Italia dal 1974 al 2009. Il dato è stato fornito dalla Direzione centrale anticrimine della polizia di Stato ed è stato reso noto nel corso di un convegno di “Telefono Azzurro” organizzato a Roma in occasione della “Giornata internazionale dei bambini scomparsi”. Sono più di mille i minori italiani e stranieri per i quali sono state attivate, nel corso del 2009, le segnalazioni sul territorio nazionale e che sono stati inseriti nell’archivio dei ricercati. Dal primo gennaio al 4 marzo 2010 le segnalazioni sono state già 222. Dal 2007 al 2009 si è registrato un costante incremento dei casi. La maggior parte delle scomparse riguarda minori di nazionalità straniera e la fascia più consistente di minori da rintracciare è quella di età compresa tra i 15 e i 18 anni. Per quanto riguarda i bambini fino ai 10 anni, emerge un fenomeno che risulta irrilevante nelle altre fasce di età, vale a dire la sottrazione nazionale o internazionale. I minori scomparsi e ancora da rintracciare nel periodo che va dal primo gennaio 1974 al 31 ottobre 2009 in Italia, secondo i dati del Commissario straordinario del governo per le persone scomparse del ministero dell’Interno, sono, dunque, 10.768, di cui 1.994 italiani e 8.774 stranieri. Il numero di minori scomparsi costituisce ben il 41% del totale dei “desaparecidos” nel periodo considerato.

Questi dati disegnano scenari diversi. Ci sono in primo luogo i minori che si allontanano volontariamente da casa o dalle comunità cui sono affidati. Molti, dopo una separazione conflittuale dei genitori, vengono sottratti da un coniuge all’altro e, infine, vi sono i bambini di cui si perdono le tracce o che vengono realmente rapiti. «Per risolvere il dramma dei rapimenti internazionali di bambini serve un’agenzia di mediatori, ma non penso tanto all’istituto della mediazione familiare quanto a esperti come quelli che nella maggior parte dei casi riescono a risolvere i sequestri in Sardegna». Secondo Sandra Fei, deputata pdl madre di due figlie che il marito colombiano le ha portato via quando erano ancora piccolissime, il rapimento internazionale di minori è una piaga sociale che il Parlamento ignora. «Credo invece sia necessario e urgente – aggiunge il deputato – intervenire per evitare vicende che segnano per sempre la vita di questi ragazzi. Per questo ho preparato una proposta di legge per l’istituzione di un’agenzia di mediazione che coinvolga sia esperti del ministero degli esteri che di grazia e giustizia». Insomma anche nel paese dei bamboccioni, dei mammoni e dei cocchi di mamma Erode fa sempre più proseliti e molto spesso gli orchi sono proprio papà e mamma.