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La mappa dell' America top secret

di Guido Olimpio - 21/07/2010

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Sul Washington Post l' apparato nascosto cresciuto dopo l' 11 settembre. Dal 2001 sono nate 263 nuove organizzazioni: Bush è il padre del boom, i democratici continuano

 

Al Qaeda tradizionale, quella di Osama per capirci, conterebbe oggi «non più di 300» elementi. Stima dell' ufficio dell' antiterrorismo statunitense. Bene, per contrastarla, gli Stati Uniti hanno mobilitato 1.271 organizzazioni governative, 1.931 società private, 10 mila strutture fisse e 854 mila funzionari che producono ogni anno 50 mila rapporti di intelligence. E' il mondo del Top Secret, una realtà che spende denaro - il budget supera i 75 miliardi di dollari -, organizza, scheda, duplica i lavori senza che nessuno possa controllarla in modo efficace. Vale la battuta dell' attuale Direttore dell' Intelligence nazionale, James Clapper: «C' è una sola entità nell' universo che è a conoscenza dei programmi speciali: è Dio». Il Washington Post, con un' inchiesta di Dana Priest e William Arkin, ha fatti i conti in tasca agli 007 civili e militari. Due anni di scavo, come si dice in gergo, conclusisi con tre puntate sulla versione cartacea del giornale e interessanti link sul web. Un lavoro che ha fatto emergere un' impressionante burocrazia della sicurezza. Non che fosse sconosciuta. Sono usciti libri e articoli ma il Washington Post ha messo insieme tutti i pezzi offrendo poi una banca dati online consultabile da qualsiasi lettore. Uno scoop che ha fatto arrabbiare alcuni dirigenti dell' intelligence perché - sostengono - «non rispecchia quello che siamo» e può mettere a rischio gli uffici segnalati nell' articolo. La Casa Bianca si è detta «preoccupata» ma non ha confermato che vi sia stato un intervento per fermare la pubblicazione mentre il direttore della Cia, Leon Panetta, ha riconosciuto che «i livelli di spesa post 11 settembre non sono più sostenibili». Gli occhi esperti di Dana Priest e William Arkin hanno puntato un «esercito» con circa 10 mila «basi» sparse sul territorio americano. Un Eldorado di contratti, appalti e subappalti creati dopo l' 11 settembre. Un Golia che dovrebbe far dormire tranquilli gli americani ma che, a giudizio del Washington Post, non è detto sia in grado di fermare il prossimo attacco. La strage di Fort Hood, il fallito attacco al jet Northwest e l' autobomba di Times Square sono lì a documentare i buchi nella rete. Ogni mattina 854 mila funzionari, certificati come «sicuri e affidabili», entrano nei loro uffici protetti da muri blindati, sistemi per il riconoscimento della retina, card magnetiche. Sono loro il cuore della lotta contro chiunque minacci l' America. E tutti sono ossessionati dalla segretezza. Da proteggere in ogni modo. Oggi non sei nessuno se non hai la «Scif». Sigla che designa un ambiente a prova di intercettazione e di bomba, difeso da guardie, libero da telefonini e al quale si accede digitando codici speciali su una tastiera. Roba da Mission Impossible. Secondo le fonti contattate dal Washington Post la «Scif» è lo status symbol della America Top Secret. E dentro queste stanze - che possono però essere grandi quanto un campo di calcio - lavorano analisti sui 20-30 anni che guadagnano tra i 30 mila e i 50 mila euro all' anno. Producono rapporti, studi, montagne di pagine che ingolfano chi poi deve decidere. A volte ci prendono, altre no. E non tutti hanno la sufficiente esperienza per maneggiare un fenomeno in continua evoluzione. Gli operativi si lamentano delle scartoffie, chiedono invano un argine. Recentemente è stata decisa la chiusura di 60 siti web dedicati all' analisi. Ma sono rimasti «in vita» come degli «zombie». Per cercare di gestire le segnalazioni - eccessive - l' Ufficio dell' Intelligence ne ha aggiunta un' altra: «Intelligence Today». E per non sbagliare è stata creata una sezione che riassume notizie provenienti da oltre venti agenzie e 63 siti. Non va meglio alla Nsa, lo spionaggio elettronico. Ogni giorno raccoglie 1,7 miliardi di email, telefonate e altre comunicazioni. Pescatori incredibili, il problema è sapere se il «pesce» è buono o da buttare. E di nuovo ciò che servirebbe è la circolazione delle informazioni ma gelosie e regole di riservatezza creano paratie insuperabili. Così succede che l' attentatore con le mutande bomba, pur finito nei file, è salito sull' aereo. Prendiamo il finanziamento dei terroristi: sono 51 i dipartimenti in 15 città che provano a ricostruire il flusso di denaro. Un apparato che deve misurarsi con l' agilità dei nuclei jihadisti. Vivono con quattro soldi, si arrangiano, raramente usano le transazioni bancarie. Al dipartimento della Difesa hanno affidato le «chiavi» dei progetti segreti ad un gruppo ristretto di ufficiali, i «Super Users». Dovrebbero sapere tutto ma le testimonianze dicono qualcosa di diverso. Uno di loro è stato chiuso in una stanzetta-bunker. Un tavolino, un paio di sedie e l' immancabile schermo. Un assistente ha ammonito: «Attento, non può prendere appunti». Quindi ha iniziato a mostrare un progetto dopo l' altro al Super User che, affranto e frustrato, ha detto «basta». Non dice basta, invece, l' amministrazione statale che continua a finanziare edifici e progetti. George W. Bush è stato il padre del «boom» ma i democratici hanno proseguito. Dal 2001 ad oggi sono nate 263 nuove organizzazioni ed è possibile che ne seguiranno altre. Come diceva Donald Rumsfeld, parlando dell' intelligence e dei misteri che doveva risolvere, «non sappiamo quello che non sappiamo».