Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Mediapolis: ipotesi di distruzione ambientale

Mediapolis: ipotesi di distruzione ambientale

di Marco Preve - 29/07/2010

copertina-mediapolis.jpg

La distruzione del territorio avviene grazie a tre soggetti: le banche, i partiti, gli speculatori immobiliari. Le banche finanziano i progetti, i partiti danno le concessioni, realizzano le infrastrutture, gli speculatori incassano. Nel caso di Mediapolis, un mostro commerciale che distruggerà l'area morenica ai piedi della Serra nel Canavese, le banche si chiamano IntesaSanPaolo e Unicredit, i partiti sono indifferentemente Pdl e Pdmenoelle nella loro alternanza alla Regione Piemonte e gli imprenditori quasi ignoti. Parte della proprietà della società Mediapolis fa riferimento a una società del Lussemburgo i cui azionisti sono sconosciuti, come spiegato dal giornalista Marco Preve autore della "Colata". L'area destinata a Mediapolis è di proprietà della Olivetti, quindi di Telecom Italia, che non si è opposta. Bernabè è del Trentino, a lui non interessa.
Il trucco per "fare andare avanti il progetto" è sempre lo stesso: "lavoro, lavoro, lavoro". Il Canavese, che con l'Olivetti ha fatto concorrenza ai colossi dell'informatica mondiale, si è ridotto a sperare in un centro commerciale e a cancellare il più spettacolare anfiteatro di origine morenica d'Europa.
La Regione Piemonte, se ha soldi da buttare in queste cazzate, li usi per promuovere piccole e medie aziende di carattere tecnologico. Pensi al futuro dei ragazzi e preservi il Canavese. Nel frattempo, sino a quando non ritireranno i finanziamenti a Mediapolis, invito i lettori del blog a chiudere i loro conti correnti in Unicredit e in IntesaSanPaolo. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

Intervista a Marco Preve, autore de "La Colata"


Cos'è Mediapolis?
- Cos’è Mediapolis? Sono prima di tutto 600.000 m² di aree verdi, là in fondo alle mie spalle, in una zona assolutamente ancora incontaminata dal punto di vista ambientale, soprattutto ai piedi della Serra Morenica che è uno dei luoghi più noti come bellezze naturali in Italia.Cos’è Mediapolis? Era tante cose, ultimamente dovrebbe essere un grande parco a tema sulla comunicazione, soltanto che se poi uno va un po’ a vedere bene nel progetto, va a leggere, si accorge che sostanzialmente oltre a una serie di fumose ipotesi su centri, laboratori che avrebbero a che fare con la comunicazione, poi non si sa bene se è mass media o comunicazione come televisioni, intrattenimento tout-court, soprattutto Mediapolis è un grandissimo centro commerciale. I milioni di visitatori che si augurano i proprietari e ideatori del progetto debbano venire, andranno soprattutto a arricchire tutta una catena commerciale. Per venire incontro a questa valanga, a questa torma di possibili e auspicabili visitatori. Il progetto prevede la realizzazione di una serie di infrastrutture enormi, svincoli autostradali, strade, viadotti, opere per il contenimento delle acque e addirittura un eliporto.Di chi è Mediapolis? Scopriamo che è difficile scoprire chi siano i reali proprietari, in questo caso la società promotrice è Mediapolis Spa, all’interno troviamo una trentina di soggetti, alcuni sono singoli dei privati proprietari delle aree della zona che hanno venduto, altri sono soggetti, signori, persone di Ivrea che hanno deciso di partecipare all’operazione. E poi immancabili troviamo tre società straniere, una delle quali si chiama anche essa Mediapolis, soltanto che ha sede in Lussemburgo, un’altra ha sede a Londra Brainspark e un’altra ha sede in Olanda. Come molti di voi sapranno queste sono sedi geografiche, territoriali che consentono dei benefici fiscali, non solo ma consentono anche a chi vuole di occultare eventualmente a chi in Italia volesse saperne di più, chi sono i reali proprietari, questo attraverso un gioco di i fondi, azioni, obbligazioni, di partecipazioni, di fatto è impossibile al momento dire chi ci sia effettivamente dietro a queste società.
Addirittura in questa intricatissima compagine societaria, a un certo punto andiamo a arrivare addirittura a una società, la Paradigm Financials che è un’altra societè anonyme intestata e guardate sembra davvero l’inizio di una barzelletta, a un’ucraina, a uno svizzero residente nel principato di Andorra e a un siciliano residente in Lussemburgo. Inoltre poi in questa compagine troviamo anche personaggi che poi hanno avuto direttamente a che fare anche con le vicende amministrative e urbanistiche del progetto Mediapolis, come per esempio Massimo Teppa che fu Assessore al commercio di Ivrea e oggi è project leader di Mediapolis. Inoltre ripercorrendo sempre la compagine societaria, troviamo anche un nome importante come quello dello studio Gabrielli Associati, uno studio di commercialisti della Lombardia, il titolare è Mario Gabrielli che è un personaggio che ha avuto un ruolo importante nella storia finanziaria italiana, perché nel 1985, ricorderete il venerdì nero della lira, si chiamò all’epoca, la grande svalutazione che subì la lira, Gabrielli era uno dei manager, dirigenti dell’Eni che ebbe comunque un ruolo importante in quella crisi finanziaria poi superata, poi ci sono altri personaggi, commercialisti svizzeri. Tutto un assetto societario che comunque è fondamentalmente sostenuto dai finanziamenti delle banche e tra i finanziatori troviamo banche importantissime come Banca Intesa, San Paolo oppure altri soggetti economici di prima grandezza in Italia, come Telecom.


600.000m² di ordinarie attrazioni
Quello che noi nel nostro libro, nella “Colata” abbiamo voluto anche sottolineare è quella che secondo noi, proprio in merito a questi grandi finanziatori, è una contraddizione, non vogliamo dire ipocrisia perché il soggetto di cui parliamo è un soggetto altamente importante e che contro Mediapolis sta conducendo una battaglia durissima, stiamo parlando del FAI (Fondo Ambiente Italia).Il FAI si è impegnato duramente contro il progetto Mediapolis, addirittura spendendo delle parole da parte anche di Giulia Mozzoni Crespi, assolutamente durissime, però quello che noi abbiamo rilevato è come proprio con gli stessi finanziatori di questo progetto, quindi con Banca Intesa, per esempio, con San Paolo, con Telecom. Il FAI porti avanti dei progetti comuni, la salvaguardia di aree di particolare valore ambientale o architettonico, storico o comunque culturale in altre parti d’Italia. Secondo noi per queste grandi società, queste grandi banche, a volte queste collaborazioni sono un po’… potrebbero essere interpretate come un lavarsi la coscienza con qualche spicciolo ci si sistema e si acquisiscono delle benemerenze in questo campo, però poi è qui, ai piedi della Serra Morenica che si fanno i grandi affari. Allora quello che forse sarebbe anche giusto chiedere è prendere delle decisioni nette: con certi soggetti o ci si tratta o non ci si tratta, non è che si può andare a braccetto magari per sviluppare un progetto in un determinato luogo e poi ci si dimentica chi sono quando invece devono compiere uno scempio ambientale, sono parole del FAI, in un’area importante come questa. La gestazione del progetto Mediapolis è stata particolarmente lunga e si è sbloccata solo negli ultimi anni con l’arrivo di una serie di autorizzazioni e soprattutto anche con il nullaosta per quanto riguarda l’impatto di valutazione ambientale, è una concessione che è stata fortemente criticata dal FAI e dalle altre associazioni ambientaliste. Quello che è oggi o quello che dovrebbe diventare Mediapolis nelle idee, nelle intenzioni dei suoi proprietari è questo: 600.000m², 90.000 m² coperti, 22 attrazioni meccaniche, 5 sale cinematografiche, 3 aree gioco per bambini, un’area concerti, un lago di 12.000 m², attrazioni tecnologiche, teatro multimediale, discoteca, studi televisivi, ristoranti, centri commerciali, genericamente, un albergo con 342 stanze e quindi 7800 parcheggi e 140 posti autobus, un eliporto, assomiglierà più a Los Angeles che alla campagna di Ivrea. Il progetto è particolarmente criticato anche per quella che dovrebbe essere la sua resa in termini economici. Sempre nelle intenzioni dei proprietari dovrebbe portare almeno 15 mila visitatori al giorno, quindi con forti incassi, con un grosso consumo anche per quanto riguarda i prodotti messi in vendita, ma le associazioni ambientaliste sottolineano che potrebbe poi anche rivelarsi un flop, allora qualcuno ci rimetterebbe? Qui salta fuori il trucco perché il rischio è che se questa operazione non dovesse neppure partire e quindi si dovesse iniziare solo con un cantiere che sistema i terreni e demolisce tutto quello che è il terreno, quello che è verde, quello che sono gli alberi, comunque un domani cosa potrebbe succedere? Che visto che ci sono già state delle autorizzazioni, sono venuto meno i vincoli che riguardavano la parte ambientale, vedi mai che qualcuno si potesse inventare a quel punto una trasformazione dei vincoli in senso residenziale e quindi ci ritroveremmo ad una pura e semplice speculazione immobiliare. Tenete conto che in realtà questa speculazione è già iniziata perché i paesi confinanti con le aree della futura Mediapolis, hanno già iniziato a rivedere i loro piani regolatori, modificando alcune aree in funzione proprio residenziale, quindi con concessioni a nuove costruzioni, proprio perché si auspicano il traino di Mediapolis. La questione è che comunque vada Mediapolis, se avrà successo come progetto a sé, come parco di divertimenti, c’è il megacentro commerciale, comunque farà arricchire attraverso il consumo, i biglietti di ingresso, se invece si dovesse risolvere in un flop fin dall’inizio c’è sempre alla fine il santo mattone delle case a risolvere la situazione, a garantire comunque un successo economico.

La fine di un anfiteatro morenico
Come fermare il progetto Mediapolis, come fermare questo e tanti altri progetti? La battaglia non è per nulla facile. Ci sono già stati due ricorsi al Tar e sono stati respinti, nelle motivazioni i giudici spiegano in buona sostanza come pur di fronte a dubbi e a perplessità che forse sono anche qualcosa di più di perplessità,Come fermare il progetto Mediapolis, come fermare questo e tanti altri progetti? La battaglia non è per nulla facile. Ci sono già stati due ricorsi al Tar e sono stati respinti, nelle motivazioni i giudici spiegano in buona sostanza come pur di fronte a dubbi e a perplessità che forse sono anche qualcosa di più di perplessità, la giustizia si sia dovuta fermare perché le procedure urbanistiche, le procedure amministrative per arrivare alla prima fase dell’apertura del cantiere sono state blindate perché questo è il segreto oggi, non dovete pensare a abusi, a reati, a complotti. No! Quando si vogliono fare le grandi operazioni di speculazione, il lavoro inizia molto prima, inizia con la preparazione di un iter, di un percorso amministrativo blindato, si inizia a mettere mattone dopo mattone per arrivare poi il giorno del progetto dell’approvazione a presentare un progetto che cozza con la logica e con il buonsenso etc., però formalmente è a posto. Quindi cosa resta da fare? Resta da fare soprattutto una grossa pressione a livello politico, all’interno della compagine societaria probabilmente c’è qualcuno che dubita, il FAI ha invitato Olivetti che è proprietario dei terreni a ritirare l’appoggio a questo progetto, quindi magari in questo caso una moral suasion potrebbe avere un valore, si può ancora tentare qualche ricorso al Tar motivandolo in particolare con gli aspetti ambientali. Quello che a questo punto è assolutamente fondamentale è che i cittadini si muovano. Noi abbiamo anche voluto mettere proprio in chiusura del libro una frase che ha pronunciato Luca Mercalli, il climatologo, quando ha partecipato a un convegno proprio su Mediapolis qua a Ivrea. Vi leggo questa frase perché è fondamentale e servirà, ci si augura per vincere questa battaglia, ma comunque per le battaglie del futuro. Luca Mercalli dice: “indignatevi rapidamente, non lasciate che deturpino il vostro bene più prezioso, il territorio, chiamate a raccolta tutti!” Credo che l’appello di Luca Mercalli sia assolutamente da condividere!
Marco Preve - giornalista