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Le magnifiche sorti progressiste di Marchionne

di Gianni Duchini - 31/08/2010


Le magnifiche sorti progressiste di Marchionne

Da quando i progressisti italiani “più illuminati” hanno espresso  sperticate lodi sull’appartenenza di Marpionne alla schiera dei “managers socialdemocratici”, fatte anzitutto, dall’ineffabile Fassino (ex leader Ds), il primo di un lungo elenco sinistro,si accarezza il sogno americano di una sinistra manageriale quale controparte,  che gestisce  ormai da tempo le sorti del Belpaese con alla guida una classe politica   litigiosa  per qualche  osso da  spartire come si conviene tra servi sicofanti,  cui  la  politica  è soltanto una evocazione  fatta  per stomaci forti.

Una maggior attenzione deve essere posta al gruppo Usa Fiat-Chrysler, perché con esso si sta muovendo un’insieme strategico, come asse portante di una nuova fase  del capitalismo manageriale Usa  che fa leva  su un accentuato intervento statalista in economia con tutti gli annessi e connessi organismi internazionali finanziari rappresentati principalmente dalla Banca Centrale Usa – Fed -.

 

A questo  proposito si confronti con quello che ha potuto rappresentare il sogno americano, fino alla recente crisi finanziaria del mondo intero (2008), nel sostenere oltremisura l’acquisto di case per chi aveva pochi dollari, con tassi di interessi bassi(ssimi) e nella vendita dei rispettivi mutui a bassa o nulla solvibilità, attraverso la garanzia dei giganti (para)pubblici “Freddie Mac e Fanni Mae”; l’enorme esposizione debitoria di questi due ultimi organismi finanziari è stata curata da un salvataggio pubblico di 6(sei) trilioni di dollari (l’equivalente  del 50% dell’intero Pil Usa), oltre ad un altro trilione di dollari concessi dall’amministrazione Obama; ma non finisce di stupire il -paradosso America- abituati a considerarla come un paese a bassa presenza pubblica nel mercato, allorché, a quanto suindicato,  se si  aggiunge il ruolo avuto dalla Fed, nel suo traino al sostegno forzato del debito federale, creato dalle dissennate politiche finanziarie, con massicci acquisti di titoli pubblici, e con l’unico effetto di spingere al ribasso i rendimenti dei tassi di interesse: una minaccia avvertita dai mercati come incipiente deflazione (compressione ulteriore al ribasso dei prezzi e dei salari).

Quello che più sorprende è la fama  conquistata in Usa e poi in Italia da Marchionne con politiche vecchie come il mondo; anzitutto, il sindacato unico americano, l’Uaw (United Auto Workers), che ha accettato il divieto di scioperare in tutti gli stabilimenti fino al 2014; poi i nuovi assunti che ricevono una paga di 14 dollari l’ora, circa la metà (28) di quelli già assunti; e non senza dimenticare i successi ottenuti in Messico per la produzione della 500, in Brasile per i trattori, in Russia per la “Linea”, in Serbia con l’assunzione di mille unità operaie.

In tutto questo campeggia la chicca più grande fra tutte che ha fatto gridare al miracolo “socialdemocratico” in particolare dai debosciati politici nostrani; Marpionne subito dopo il prelicenziamento dei 23 mila operai della Crysler, ha fatto entrare nel patrimonio della società, in profondo rosso,  i fondi sanitari  dei sindacati Usa Uaw  e canadesi della Caw per un importo complessivo pari al 55% di azioni del capitale societario della Nuova Crysler, con due effetti ben distinti: il rientro del prelicenziamento degli operai, la possibilità di far salire il valore delle azioni emesse su mercato, con un conseguente risanamento dell’intero patrimonio societario, e con ciò garantire la piena assistenza ai lavoratori; e con un ulteriore effetto, finale, ben visibile al resto del mondo: la creazione di un modello societario automobilistico (e non solo) da esportazione.  

Con l’ingresso del multipolarismo, il Grande Centro (Usa)  intende gestire la crisi nelle proprie zone periferiche europee dove si moltiplicano gli scollamenti sociali, con possibilità di accordi multipolari al di fuori del circolo geostrategico delimitato e circoscritto da una zona di confine invalicabile.

L’insieme strategico Usa punta a circoscrivere meglio la propria area di dominio, plasmando  la “parte molle” di progresso economico consolidato in Europa  onde modellarla sul livello industriale dell’automobile della “passata rivoluzione industriale”; e da qui far (ri)partire  un ragionamento (strategico), “sull’automobile” insieme ad altri settori industriali europei più competitivi (in particolare le sette aree tedesche rivolte all’esportazione), con l’occupazione di  un nuovo spazio sociale da tenere sotto controllo.

Il fedele “soldatino” Marchionne intende  così spingere, sempre più in profondità, una nuova collocazione europea grazie al “Laboratorio Italia,” su cui far leva per un affondo decisivo sui residuali di “Welfare” (Stato Sociale), al fine di trasformarli in nuovi spazi politici, nuove funzioni sociali da assegnare; un (ri)posizionamento strategico nelle zone  periferiche, guidando la deregolazione economica, con più accentuati poteri Sovranazionali-Sovrastatali: nuovi Patti Sociali da stringere direttamente con gli Usa; l’esatto contrario di come si venne  caratterizzando, dal dopoguerra ad oggi, nella parte  geopolitica sub-dominante degli Stati europei che guidarono, in relativa autonomia, il loro Stato Sociale e con l’importante funzione di rappresentare una Periferia Cuscinetto, entro il mondo Bipolare (Usa-Urss) del passato Novecento, fino alla caduta del muro di Berlino (1988).