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C'è qualcosa che puzza in Wikileaks

di F. William Engdahl - 31/08/2010



 

Fin dalla pubblicazione del drammatico filmato militare in cui si vede un elicottero americano in Iraq che spara addosso ad un giornalista disarmato, Wikileaks ha acquisito notorietà e credibilità mondiale, presentandosi come un sito coraggioso che rende pubblico materiale riservato fornito dalle “talpe” presenti all’interno di vari governi. Il suo ultimo “scoop” è stata la pubblicazione di migliaia di pagine di presunti documenti segreti relativi agli infiltrati USA nei gruppi talebani in Afghanistan e ai loro legami con noti personaggi vicini agli ambienti dell’ISI, il servizio segreto militare del Pakistan. Alcuni elementi, però, fanno pensare che ben lungi dall’essere un’autentica fuga di notizie riservate, l’operazione sia stata in realtà un atto di calcolata disinformazione a favore dei servizi segreti americani e forse anche di quelli israeliani e indiani, nonché una copertura per il ruolo svolto dagli USA e dall’Occidente nel traffico di droga dall’Afghanistan.

Da quando i documenti afghani sono stati pubblicati qualche giorno fa, la Casa Bianca di Obama ha conferito credibilità alla fuga di notizie, affermando che rivelazioni ulteriori rappresenterebbero un pericolo per la sicurezza nazionale americana. Eppure, ciò che è contenuto nei documenti fornisce ben poche rivelazioni che abbiano qualche rilievo. Il personaggio citato con più frequenza, il generale (oggi in ritiro) Hamid Gul, ex capo dell’ISI, il servizio segreto militare del Pakistan, è l’uomo che negli anni ’80 fu coordinatore in Afghanistan della guerriglia mujaheddin finanziata dalla CIA contro il regime sovietico. Nei recenti documenti pubblicati da Wikileaks, Gul è accusato di essersi regolarmente incontrato con i capi di Al Qaeda e dei Talebani e di avere orchestrato attacchi suicidi contro le forze NATO in Afghanistan.

I documenti filtrati sostengono anche che Osama Bin Laden, la cui morte era stata data per certa da Benazir Bhutto in un’intervista alla BBC, sarebbe invece ancora vivo, mantenendo così profittevolmente in vita un mito utile alla Guerra al Terrore dell’amministrazione Obama, in un momento in cui molti cittadini americani si erano dimenticati del pretesto originario con cui l’amministrazione Bush aveva invaso l’Afghanistan, quello di perseguire l’autore degli attacchi dell’11/9.

 

Demonizzazione del Pakistan?

Il presentare oggi Gul come un collegamento chiave con i Talebani dell’Afghanistan si inserisce in un più ampio e recente progetto, elaborato da Stati Uniti e Inghilterra, con cui si cerca di demonizzare l’attuale regime pakistano attribuendogli un ruolo di primo piano nei problemi in Afghanistan. Questa demonizzazione favorisce nettamente la posizione dell’India, recente alleato degli Stati Uniti. Inoltre, il Pakistan è l’unico paese musulmano che possieda armi nucleari. E’ noto che alle forze di difesa israeliane e al Mossad piacerebbe molto poter modificare questa situazione. La campagna di discredito ordita tramite Wikileaks contro un personaggio politicamente esplicito come Gul potrebbe essere parte di questo progetto geopolitico.

Il londinese Financial Times afferma che il nome di Gul compare in circa 10 dei 180 file segreti statunitensi in cui si insinua che i servizi segreti pakistani avrebbero appoggiato i militanti afghani contro le forze della NATO. Gul ha dichiarato alla stampa che gli Stati Uniti hanno ormai perso la guerra in Afghanistan e che la pubblicazione di quei documenti servirà all’amministrazione Obama per scaricare su altri la colpa, insinuando che la responsabilità sia tutta del Pakistan. Gul ha detto ai giornali: “Io sono il capro espiatorio preferito per gli americani. Non riescono proprio a concepire che gli afghani possano vincere una guerra da soli. Eppure sarebbe una vergogna intollerabile che un vecchio generale 74enne, ormai in pensione, manovrando i mujaheddin in Afghanistan, fosse stato la causa della sconfitta dell’America”.

Nei documenti afghani pubblicati da Wikileaks è da notare il modo in cui i riflettori vengono puntati contro il 74enne Gul. Come ho scritto in un precedente articolo (Warum Afghanistan? Teil VI: Washingtons Kriegsstrategie in Zentralasien, pubblicato a giugno) Gul è stato assai esplicito sul ruolo dell’esercito statunitense nel contrabbandare eroina afghana fuori dal paese, sfruttando la base aerea di massima sicurezza di Manas, in Kyrgyzstan. 

Allo stesso modo, in un’intervista alla United Press International del 26 settembre 2001, due settimane dopo gli attacchi dell’11/9, Gul, in risposta alla domanda su chi avesse organizzato l’11/9, aveva risposto: “Il Mossad e i suoi complici. Gli Stati Uniti spendono 40 miliardi di dollari all’anno per le loro 11 agenzie di intelligence. Cioè 400 miliardi di dollari ogni 10 anni. Eppure l’amministrazione Bush dice di essere stata colta di sorpresa. Io non ci credo. 10 minuti dopo che la seconda torre del World Trade Center era stata colpita, la CNN già diceva che era stato Osama bin Laden. Si trattava di un pezzo di disinformazione preorganizzato dai veri autori del crimine...”.

Ovviamente Gul non è molto amato a Washington. Egli sostiene che le sue richieste di visti d’ingresso per l’Inghilterra e gli Stati Uniti sono state respinte a più riprese. Trasformare Gul in un arcinemico farebbe assai comodo a certa gente di Washington.

 

Chi è Julian Assange?

Il fondatore e sedicente “Editor-in-chief” di Wikileaks, Julian Assange, è un misterioso 29enne australiano del quale si sa poco. E’ improvvisamente diventato un personaggio pubblico di primo piano offrendosi di trattare con la Casa Bianca riguardo alle fughe d’informazioni. In seguito agli ultimi scoop, Assange ha detto a Der Spiegel – una delle tre testate con cui condivide il materiale delle sue ultime rivelazioni – che i documenti da lui portati alla luce “cambiano la nostra prospettiva non solo sulla guerra in Afghanistan, ma su tutte le guerre moderne”. Nella stessa intervista ha dichiarato: “Mi piace schiacciare i bastardi”. wikileaks, fondata da Assange nel 2006, non ha una sede stabile e lo stesso Assange afferma: “In questi giorni vivo negli aeroporti”.

Eppure, un più attento esame delle posizioni di Assange su uno degli argomenti più controversi degli ultimi decenni, le forze che stanno dietro agli attentati dell’11 settembre contro il Pentagono e il World Trade Center, rivela che egli è curiosamente dalla parte dell’establishment. Quando il Belfast Telegraph lo ha intervistato lo scorso 19 luglio, egli ha dichiarato: “Ogni volta che uomini di potere definiscono piani in segreto, essi stanno attuando un complotto. Quindi ci sono complotti ovunque. Ma ci sono anche teorie complottiste pazzoidi. E’ meglio non confondere le due cose...”.

 

E sull’11/9?

“Sono sempre infastidito dal fatto che la gente si faccia distrarre da falsi complotti come quello sull’11 settembre, quando tutt’intorno a loro noi forniamo prove di complotti reali, volti a scatenare guerre o frodi finanziaria di massa”. E sulla Conferenza del Bilderberg? “E’ solo vagamente complottarda, in senso di rete relazionale. Noi abbiamo pubblicato gli appunti dei loro incontri”.

Queste dichiarazioni, provenienti da una persona che ha costruito la propria reputazione sull’avversione all’establishment, sono più che considerevoli. Prima di tutto, come migliaia di fisici, ingegneri, militari professionisti e piloti di linea hanno testimoniato, l’idea che 19 arabi senza quasi nessun allenamento e armati solo di taglierini possano dirottare quattro aerei di linea ed eseguire manovre quasi impossibili contro le Torri Gemelle e il Pentagono nell’arco di soli 93 minuti, senza che nessun velivolo militare del NORAD li intercetti, è qualcosa che sfida ogni credibilità. Chi abbia davvero compiuto questi attacchi così professionali è questione che dovrebbe essere affrontata da una genuina e non faziosa commissione d’inchiesta internazionale.    

Al signor Assange, che nega ostinatamente ogni sinistra cospirazione sull’11/9, si potrebbe rammentare la dichiarazione resa alla BBC dall’ex senatore americano Bob Graham, che guidò la Commissione Senatoriale degli Stati Uniti sull’Intelligence durante l’inchiesta congiunta sull’11 settembre. Graham disse alla BBC: “Posso affermare che sull’11 settembre ci sono troppi segreti, che ci sono informazioni non rese disponibili al pubblico, per le quali esistono risposte specifiche, tangibili e verosimili e che questa reticenza ha eroso la fiducia dell’opinione pubblica nel proprio governo per ciò che attiene alla sua sicurezza”.

Narratore della BBC: “Il senatore Graham scoprì che questa copertura arrivava fino al cuore dell’amministrazione”.

Bob Graham: “Chiamai la Casa Bianca e parlai con la signora Rice. Le dissi: “Senta, ci avevano detto che avremmo collaborato a quest’inchiesta”. Lei disse che ci avrebbe pensato lei, ma poi non successe nulla”.      

Naturalmente, l’amministrazione Bush riuscì a sfruttare gli attacchi dell’11 settembre per lanciare la sua Guerra al Terrorismo in Afghanistan e poi in Iraq, un punto su cui Assange convenientemente sorvola.

Da parte sua, il generale Gul afferma che l’intelligence americano ha orchestrato le rivelazioni di Wikileaks sull’Afghanistan per trovare un capro espiatorio, cioè Gul, a cui attribuire la colpa.

Similmente, come se avesse afferrato il suggerimento, il Primo Ministro britannico David Cameron, durante una visita di stato in India, ha alluso al presunto ruolo del Pakistan nell’appoggiare i talebani in Afghanistan, garantendo così ulteriore credibilità alla versione fornita da Wikileaks.

Ma la vera storia di Wikileaks non è ancora stata raccontata con chiarezza.  

 

dal sito www.vheadline.com

traduzione di Gianluca Freda