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E il Corriere atterra il solare

di Betta Salandra - 01/09/2010



  La lettura del Corriere della Sera dello scorso sabato 28 agosto avrà fatto sobbalzare anche il più convinto ecologista.

La lettura del Corriere della Sera dello scorso sabato 28 agosto avrà fatto sobbalzare anche il più convinto ecologista. Un’ampia inchiesta firmata da due prestigiosi giornalisti, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, con tanto di richiamo in prima pagina, denunciava, infatti, lo scempio ambientale causato in Puglia dalle energie rinnovabili, in particolare eolico e solare. Il titolo è in puro stile eco-catastrofista: “Pannelli solari e pale tra gli ulivi e la storia muore”.
 
La vicenda specifica è quella relativa alla realizzazione, in effetti assai discutibile, di 12 pale eoliche, alte 80 metri, in una zona denominata la Collina dei fanciulli e delle ninfe, che pur non essendo gravata da particolari vincoli di natura paesaggistica ha un indubbio valore storico. Ma l’inchiesta non si limita a stigmatizzare questa scelta. Sotto accusa finisce la diffusione in Puglia e in particolare nel Salento degli impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
 
In questa regione, scrivono Rizzo e Stella, intere colline sono già scomparse sotto un’orrida distesa di pannelli solari che rubano terreni all’agricoltura. Quanti? Tutti gli impianti a terra finora autorizzati hanno riguardato una superficie complessiva di 358 ettari, pari allo 0,026% della superficie agraria della Regione, che è di 1.379.278 ettari. Avete letto bene: 0,026%. E’ decisamente più grave il fatto che, sempre in Puglia circa il 10% della superficie agraria non sia effettivamente utilizzata, con ben 130mila ettari di terreni ormai incolti e abbandonati.
 
Ma ve lo immaginate un titolo del Corriere della Sera che recita: in Puglia lo 0,026% dei terreni agricoli è stato “rubato” per costruire impianti solari? E dov’è la notizia? Appunto, non c’è. Per carità, le pale eoliche e i pannelli solari vanno installati con la massima attenzione possibile al paesaggio. Ma è lecito attendersi, soprattutto da chi ha gli strumenti e l’autorevolezza per farlo, un atteggiamento più serio e più rispettoso dei fatti.