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Energia solare e irrigazione. L'Africa guarda al futuro

di Alessio Nannini - 06/09/2010


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Ad Accra, durante l’African Market Green Revolution, sarà presentato un progetto per aumentare risorse e produttività delle terre del Sahel, una fascia semi-arida a sud del Sahara che si estende dall’Oceano Atlantico al Mar Rosso.
C'è ancora un velo di mistero su quanto anticipato pochi giorni fa ad Accra, in Ghana, circa un progetto per aumentare la produttività delle coltivazioni in numerosi regioni africani, dovuto all’iniziativa congiunta dell’International Crops Research Institute for the Semi-Arid Tropics, del Consultative Group on International Agricultural Research e del World Vegetable Center. Si sa che il piano, che verrà illustrato con dovizia di particolari questa settimana nel corso delle conferenza African Market Green Revolution, punta a migliorare la produttività dei raccolti sia grazie a una nuova gestione del lavoro per le comunità di agricoltori, sia utilizzando un impianto di irrigazione a energia solare.
 
Questo sistema sfrutterebbe un meccanismo già in uso nei paesi occidentali, che consiste in un impianto a gocce a bassa pressione in grado di prelevare acqua dai bacini idrici presenti nel territorio attraverso l’attività di pompe a energia solare.
 
Ma l’aspetto innovativo non sarebbe quello tecnologico bensì l’introduzione, in una società che ancora prevede l’irrigazione manuale e il trasporto di vasi pieni di acqua sul capo delle donne, di un sistema per così dire meccanico; che peraltro non avrà costi aggiunti rispetto ai metodi tradizionali: secondo quanto riportato ad Accra, la spesa per la messa a punto dei nuovi impianti a pannelli solari è la medesima di quella necessaria per la coltivazione di un campo classico; che nel caso previsto sarà una piantagione di alberi da frutta, coltivabili dodici mesi all’anno e adatti al clima locale.
 
Rientra nel progetto di sviluppo anche l’organizzazione del lavoro e la promozione dei prodotti, settori che in totale coinvolgeranno tremila piantagioni e settemila produttori indigeni dislocati fra Benin, Burkina Faso, Nigeria, e Senegal, e più in generale lungo la  fascia del Sahel, una regione semi-arida a sud del Sahara che va dalle coste dell’oceano Atlantico alle spiagge del mar Rosso. Le popolazioni che abitano quest’area si trovano nella sventura di fronteggiare una continua emergenza alimentare connessa all’approvvigionamento idrico della zona, molto carente a causa della perenne siccità che favorisce la desertificazione: cosicché la terra rinsecchita, erosa e mossa dal vento, si tramuta in fine sabbia.
 
Ma non è solo la natura ad asciugare la terra. Anche l’uomo, per via delle coltivazioni intensive, ha le sue responsabilità perché, sebbene semi-aride, le aree del Sahel hanno una lunga tradizione agricola che dipende dalle rare piogge. E la situazione promette di peggiorare, in quanto la crescita demografica degli ultimi anni ha richiesto nuovi mezzi e nuovi campi. Oppure un migliore sistema di gestione delle risorse idriche. Quello che è attualmente all’attenzione del forum African Market Green Revolution.