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Governare il picco del petrolio. E’ on line la traduzione italiana di “Post carbon cities”

di Dario Tamburrano - 13/09/2010

Fonte: indipendenzaenergetica


 

finita la benzina

 

 

E’ on line da pochissimi giorni “Post carbon cities”, un manuale di buon governo (trovate il link in fondo) destinato agli amministratori locali che intendono lavorare affinchè la comunità non si trovi impreparata di fronte al picco del petrolio, il momento – molto prossimo, pare – in cui il petrolio non sarà più nè abbondante nè a buon mercato.

Verrà scosso alle fondamenta il nostro modo di vivere basato sugli spostamenti di uomini e merci, e su merci prodotte per il 95% grazie al petrolio.

L’altro giorno spiegavo perchè non ritengo possibile che i politici prendano contromisure politiche e sociali adatte a rendere meno traumatici gli effetti del picco. Se però sindaci, assessori e onorevoli volessero smentirmi…

“Post carbon cities” ha per sottotitolo “Come affrontare l’incertezza energetica e climatica” (perchè, sì, il clima è proprio impazzito) , e vuol essere “una guida al picco del petrolio ed al riscaldamento globale per gli amministratori locali”.

E’ la traduzione italiana di “Post carbon cities: planning for energy and climate uncertainty”, di Daniel Lerch, pubblicato per la prima volta nel 2007 negli Stati Uniti.

L’hanno effettuata gratuitamente volontari collegati a Transition Italia (il nodo italiano del Movimento di Transizione), ad Aspo italia (l’associazione che studia il picco del petrolio) e al Movimento della Decrescita Felice. L’introduzione all’edizione italiana è di Dario Tamburrano.

Il succo di questo manuale del buon governo è nelle primissime righe: la strategia migliore per minimizzare i contraccolpi del picco è “ridurre il consumo complessivo di risorse da parte della comunità e provvedere a quelli che sono i suoi bisogni essenziali sviluppando la capacità degli agricoltori e dei produttori della propria zona”.

“Tanto più la vostra comunità sarà in grado di soddisfare localmente il proprio fabbisogno energetico, di cibo e altri beni primari, tanto meno sarà vulnerabile nei confronti del prezzo dell’energia (sempre più variabile e crescente) e contemporaneamente contribuirà in forma proporzionalmente minore al cambiamento climatico”.

Questi principi vanno applicati a 360 gradi e innanzitutto nell’urbanistica (che senso avranno i mega quartieri residenziali quando spostarsi in auto diventerà troppo caro?), nei trasporti pubblici e nell’edilizia, che deve essere improntata al risparmio di energia e all’autosufficienza energetica.

 SCARICA IL VOLUME: http://www.indipendenzaenergetica.it/

INTRODUZIONE ALL'EDIZIONE ITALIANA

Verso la fine del primo decennio di questo secolo, la popolazione urbanizzata ha superato in numero quella rurale1 e, recentemente, la capacità produttiva mondiale di greggio convenzionale ha cominciato a mostrare segni di forte instabilità superando, forse per sempre, il suo picco storico di massima offerta2. I disastri ambientali ed economici che hanno letteralmente flagellato il 2010, gli incendi e le alluvioni con numerose decine di milioni di sfollati in Cina, Russia, Pakistan3 e Nord Europa, il versamento di milioni di barili di petrolio nel Golfo del Messico4, l’estrema volatilità del prezzo del barile degli ultimi anni5, sono gli esempi più recenti ed eclatanti di cosa si voglia intendere per incertezza climatica ed energetica. Eventi atmosferici sempre più estremi e frequenti sono la realtà del presente mentre, una produzione petrolifera in difficoltà è costretta a perforazioni in zone sempre più profonde6, facendo uso di tecnologie sempre più sofisticate, soggette a costi crescenti, non sempre calcolabili, e a incidenti tecnici e situazioni geopolitiche imprevedibili.7

Appare evidente come tutte le attività umane, e quindi anche la vivibilità degli ambienti urbani, dipendano strettamente dalla salute e stabilità degli ecosistemi: il loro sovra sfruttamento, che un’illusoria crescita illimitata ed esponenziale della produzione e dei consumi8 impone ad una velocità che ne oltrepassa le intrinseche capacità di rigenerazione, non è in grado di garantire all’umanità una prosperità di lungo periodo e l’equa gestione e ripartizione di risorse planetarie limitate.

I sistemi naturali rispondono a leggi proprie, incompatibili con il ritmo imposto dal libero mercato e con la contabilità fantasiosa dei modelli produttivi ed economici contemporanei che sono fonte di squilibri a tutti i livelli e di un debito, sia monetario che ambientale, crescente ed insostenibile, che sta ipotecando il nostro stesso futuro.9

La buona notizia, in questo quadro preoccupante, è che, in diverse parti del mondo, grazie ad un più facile accesso a testi e documenti, spesso in lingua inglese10, molte comunità e numerosi amministratori locali si stanno preparando ad affrontare con metodo, quella che sarà la necessaria ed improcrastinabile rivoluzione dei prossimi anni: il passaggio ad una civiltà cosiddetta Post Carbon, consistente nel progressivo affrancamento dalle fonti fossili in esaurimento e la volontaria riduzione di quelle attività antropiche incompatibili con la stabilità climatica e la salute degli ecosistemi.

Assume in questo contesto particolare valore, il recupero delle antiche sapienze di un passato, nemmeno troppo remoto, quando la cultura della scarsità, del riciclo, dell’efficienza e dell’uso intelligente delle risorse locali, pervadeva tutta la cultura contadina: coniugare cono- scenze e saggezze accantonate (il vecchio con il nuovo), con i più recenti avanzamenti nel campo delle energie rinnovabili, dell’information tecnology, della mobilità e dell’edilizia sostenibile; declinare, in maniera creativa ed in forme diversificate e flessibili, soluzioni adattate alle singole realtà locali, sono entrambi operazioni in grado di incrementare la scarsa resilienza11 dei sistemi di approvvigionamento e produzione attuali.

Abbiamo quindi tutte le conoscenze e le tecnologie utili ad affrontare questo irrimandabile cambiamento, ma, data la dimostrata complessità ed interattività dei sistemi naturali, né una visione antropocentrica positivista e riduttiva, né la semplicità e linearità di un pensiero car- tesiano ancora dominante, sono in grado di comprendere e gestire la transizione che ci attende.

È pertanto opportuno prendere familiarità anche con tecniche operative e strumenti concettuali olistici, ancora poco conosciuti, come il Pensiero sistemico12, il Management adattivo, le Teorie del Caos13, l’Impronta ecologica14, la Permacultura15, le Tecniche del consenso16. All’interno di questo testo troverete delle brevi trattazioni che vi introdurranno sul significato di alcuni di questi termini.

Potenzialmente mistificatoria, è invece, qualsiasi superficiale rivisitazione del businnes as usual in chiave verde17: le maggiori difficoltà consistono proprio nel riconoscere ed abbattere quel muro di dogmi culturali, interessi economici e resistenze psicologiche operanti per il mantenimento dello status quo.

In Italia, il deficit informativo su questi temi, omessi o trattati nei media mainstream in maniera spesso superficiale, la debolezza e scarsa lungimiranza di molte delle soluzioni proposte e l’etichetta di catastrofismo ed ambientalismo radicale che spesso viene posta a chi se ne occupa con scrupolo, delinea un quadro di grave ritardo ed inadeguatezza di fronte a problematiche tanto fondamentali per la qualità della vita e dell’economia di tutti noi.18

Eppure, anche nel nostro Paese, non mancano i segnali di rischiosi cambiamenti climatici, che, complice il dissesto idrogeologico19, la desertificazione di alcune zone e la dissennata cementificazione di ampie aree di territorio20, hanno come conseguenza frane di dimensioni inusuali, alluvioni ripetute, incendi estesi, insopportabili isole di calore urbane e calo della produttività agricola. La dipendenza energetica dell’Italia è peraltro un tema cruciale, poiché, non solo incide in maniera sempre più grave sulla perdita del potere di acquisto delle famiglie, ma anche sulla competitività di un sistema industriale di trasformazione. La soluzione nucleare riproposta ultimamente, semmai verrà percorsa, al di là delle questioni di sicurezza e di carattere sanitario, non ci metterà comunque al riparo dall’incertezza energetica, accentuando la dipendenza da una fonte comunque non rinnovabile, anche essa in esaurimento e dai costi in ascesa.

Ci auguriamo che questa guida, tradotta in italiano, con il suo contributo didattico e gli esempi descritti, sia fonte di maggiore consapevolezza e stimoli quegli amministratori locali che, avendo a cuore il destino della propria comunità, desiderino approfondire ed affrontare le problematiche proposte per assicurare un futuro meno incerto ai propri cittadini. A tale scopo abbiamo inserito, sia in questa breve introduzione, che nella parte finale del testo (da pagina 102 in poi), alcune integrazioni all’edizione italiana con riferimenti a risorse, testi, siti web, persone ed associazioni che stanno lavorando nel nostro paese in questa direzione.


Dario Tamburrano




Note e riferimenti dell'introduzione

  1. U.N. Population Division, World Urbanization Prospects: “The 2007 Revision” (New York: febbraio 2008).

  2. World Crude Oil Production: dati 1960-2009 tratti dalla US Energy Information Administration (http://www.eia.doe.gov/aer/txt/ptb1105.html). Per aggiornamenti mensili vedasi anche: http://www.theoildrum.com/tag/oilwatch . Il picco di produzione della produzione mondiale di greggio è avvenuto a luglio 2008 con 74,74 milioni di barili al giorno.

  3. 20 milioni di sfollati in Pakistan (http://www.repubblica.it/esteri/2010/08/15/news/pakistan-6298002/).

  4. Il 2 agosto 2010 sono state rilasciate alcune stime ufficiali aggiornate che parlano di quasi 5 milioni di barili di petrolio sversati nel mare del Golfo del Messico (http://www.deepwaterhorizonresponse.com/go/doc/2931/840475/).

  5. World Crude Oil Prices: dati 1978-2010 tratti dalla US Energy Information Administration (http://www.eia.gov/dnav/pet/hist/LeafHandler.ashx?n=PET&s=WTOTWORLD&f=W). Il grafico dimostra non solo il progressivo incremento dei prezzi, ma sopratutto la loro estrema volatilità.

  6. Si veda il grafico delle profondità crescenti alle quali si stanno spingendo le trivellazioni offshore: http://petrolio.blogosfere.it/2010/05/marea-nera-un-grafico-che-parla-da-se.html (Fonte: “Off Shore Magazine”).

  7. Piano B 4.0”, Lester Brown - Edizioni Ambiente 2010 (“Il declino del petrolio e del carbone” pagina 115 ed online http://www.indipendenzaenergetica.it/index.php?option=com_content&view=article&id=63).

  8. Per approfondimenti su crisi sistemica globale ed i rapporti tra ecosistemi, energia ed economia si veda il “Crash Course” di Chris Martenson: http://www.indipendenzaenergetica.it/index.php?option=com_content&view=category&id=56&Itemid=91.

  9. Piano B 4.0”, Lester Brown - Edizioni Ambiente 2010 (“Lo schema di Ponzi dell'economia globale” pagina 52 ed online http://www.indipendenzaenergetica.it/index.php?option=com_content&view=article&id=50).

  10. Tra i quali un esempio recente è la pubblicazione a giugno 2010 di un report dei Lloyd's londinesi, la più grande compagnia assicuratrice del mondo, che esplicitamente ci avvisa della necessità di una transizione verso una civiltà “Post Carbon” per ridurre le vulnerabilità conseguenti agli attuali cambiamenti climatici ed prossima alla scarsità energetica. “Risk Insight Sustainable energy security: strategic risks and opportunities for business”. Download report integrale in inglese: http://www.chathamhouse.org.uk/files/16720_0610_froggatt_lahn.pdf. Traduzione in italiano delle conclusioni: http://transitionitalia.wordpress.com/2010/06/11/svolta-storica-i-lloyds-parlano-del-picco/.

  11. La Resilienza è la capacità di un sistema naturale, fisico, biologico, sociale, di adattarsi e reagire ai cambiamenti di qualsiasi natura. Vedi anche: http://it.wikipedia.org/wiki/Resilienza.

  12. http://it.wikipedia.org/wiki/Pensiero_sistemico.

  13. http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_del_caos e http://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_farfalla.

  14. http://it.wikipedia.org/wiki/Impronta_ecologica.

  15. http://it.wikipedia.org/wiki/Permacultura.

  16. http://it.wikipedia.org/wiki/Metodo_del_consenso.

  17. http://it.wikipedia.org/wiki/Greenwashing.

  18. “Lettera aperta di ASPO-Italia” alle amministrazioni pubbliche: http://www.aspoitalia.it/attachments/274_lettera_aspo_italia.pdf.

  19. Il 70% dei comuni italiani è a rischio di dissesto idrogeologico. “Report Ecosistema 2009” (Legambiente http://www.legambiente.eu/documenti/2009/1007_dissesto_Territorio/EcosistemaRischio_2009.pdf). Estratto su: http://www.thepopuli.it/2009/12/il-70-dei-comuni-italiani-e-a-rischio-idrogeologico-la-vera-grande-opere/.

  20. Tra il 1990 e il 2005 sono stati divorati in Italia 3,5 milioni di ettari, cioè una regione più grande di Lazio e Abruzzo messi insieme (la Liguria tra il 1990 e il 2005 ha cementificato la metà del territorio ancora libero). Il tutto a un ritmo di 244.000 ettari all’anno (in Germania 11.000 all’anno). Tratto da “La Colata “ di Ferruccio Sansa (Chiarelettere, 2010 – http://www.chiarelettere.it/dettaglio/67389/la_colata). Vedi anche il Report WWF: “Il 2009 anno del cemento” (http://www.wwf.it/client/ricerca.aspx?root=21238&content=1).