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Fontana Leggera. Acqua pubblica

di Mario Grossi - 14/09/2010


Non è una cosa nuova, ma quando in provincia arrivano soluzioni già note in città o all’estero è come se fossero sempre all’avanguardia.

L’idea che viene realizzata nel mio comune di residenza, Frascati,  alle porte della città eterna, va sotto il nome di “Fontana leggera” che a prima vista sembra un’iniziativa ambigua, come se fosse partita una qualche nuova tassa sull’approvvigionamento idrico che alleggerisce le tasche dei cittadini.

Ma è solo il nome storto, il resto è invece meritorio. La cosa è presto descritta. La “Fontana leggera” è un moderno erogatore da cui sgorga acqua dell’acquedotto pubblico opportunamente filtrata e analizzata. All’interno dell’avveniristica fontana sono stati istallati refrigeratori per renderla fresca ed addizionatori di anidride carbonica per soddisfare anche i palati viziati degli amanti delle bollicine. Insomma basta recarsi alla fontana, muniti di bottiglia propria, e ci si potrà servire al costo simbolico di 5 centesimi ogni litro e mezzo di acqua fresca, naturale o gasata.

Se si pensa che mediamente un italiano consuma circa 172 litri di acqua minerale e che spende dai 320 ai 720 euro per acquistarla si capisce bene perché la fontana istallata è chiamata leggera. Consente un alleggerimento dei costi di bevuta considerevole. Naturalmente la cosa non si esaurisce nel pur meritorio risparmio offerto dal comune al cittadino. La vendita dell’acqua “alla spina” consente di alleggerire il peso negativo che le bottiglie di plastica hanno sull’ambiente, sgravando la raccolta da questi fastidiosi residui e virtuosamente dedicandosi al nostro pianeta che di altra immondizia non ha certo bisogno. È il tentativo di evitare, come succede oggi, che acqua captata a centinaia di chilometri di distanza venga distribuita, acquista e consumata in luoghi distanti dalle fonti con un produzione abnorme e inutile di gas nocivi causati dal trasporto elevatissima. È un modesto ma significativo, da un punto di vista simbolico, contributo a quella politica del chilometro zero che dovrebbe coinvolgere tutte le merci.

Anch’io mi sono recato nel luogo dove hanno istallato la “Fontana leggera” spinto dalla mia solita curiosità e per fare esperienza diretta circa la sua qualità. È qui che ho scoperto che questa iniziativa è in realtà molto di più di quanto fin qui detto. Intanto la scelta del luogo mi ha colpito favorevolmente. La “Fontana leggera” è stata montata tra i locali bagni pubblici, restaurati e custoditi da “Spedito” di professione bombolaro e oggi gestore, per conto del comune, dei suddetti bagni, e un antico “nasone”, una vecchia fontanella che aveva smesso di zampillare acqua e che oggi, forse anche grazie alla presenza di questa nuova sorella, è stata riattivata. Il tutto è diventato un importante luogo di accoglienza che ha spinto la cittadina a un salto di consapevolezza sulla strada della civiltà, oggi sempre di più calpestata. È un segnale per il viandante che qui può trovare la possibilità di espletare gratuitamente i propri bisogni corporali, senza dover passare per le forche caudine dei bar limitrofi, può dissetarsi alla fontanella gratis o può, in nome di una minimale voluttà, acquistare a prezzo simbolico una bottiglia di acqua fresca magari con le bollicine.

Di fronte alla “Fontana leggera” ho trovato, incredibile a dirsi, una disciplinata fila di avventori che aspettava il suo turno. Nessuno schiamazzo, nessun furbo che tentava di sopravanzare truffaldinamente qualcuno nella fila, nessuna ressa o rimostranza. Tutti ordinatamente in fila e tutti lentamente disposti, tra una chiacchiera e l’altra, ad aspettare il proprio turno senza accampare le solite scuse di chi è sempre troppo indaffarato per non prendersi mai un momento di ozio rilassante.

Ho scoperto o riscoperto che la “Fontana leggera” era stato assunto come luogo di estemporaneo pubblico raduno. Un nuovo luogo d’aggregazione che, grazie anche ai due splendidi platani che fanno da contorno alla scena con le loro ombre impareggiabili, rilassa, permette alle persone di abbassare un minimo la guardia e ad essere più socievoli e disposte all’incontro.

È stato come un passo, un tuffo in un passato che non ho vissuto se non attraverso le foto d’epoca. Quella fila mi ha fatto ritornare alla memoria quella foto che ritrae un gruppo di donne, bambini e anziani tutti in fila di fronte ad una fontanella rimasta intatta che attendono il loro turno, chi parlando, chi giocando in mezzo alla strada dopo aver segnato il posto con la tanica da riempire, chi intento a piccole opere di aggiustaggio di non si vede bene cosa. Una scena che ritrae una normale mattinata romana ai tempi della guerra. Una Roma sfiancata dai bombardamenti, impaurita, affamata che ritrova un attimo di normalità in quella fila che doveva costituire un profondo disagio, che sottolineava una mancanza ma che si riveste nella foto di una profonda umanità ritrovata e che rifiuta l’ “homo omini lupus” in nome di un solidarismo che può saldare intimamente solo che sta soffrendo insieme.

Ecco perché sono rimasto così colpito da questa scelta del comune che, lungi dall’essere solo un piccolo sostegno alle esangui tasche dei cittadini e un aiuto all’ambiente, restituisce ai luoghi pubblici il loro vero senso, quello di una solidarietà, di un aiuto reciproco, di un sostegno che non vengono meno neanche nei momenti difficili e che salda i concittadini in quel convincimento che è alla base del vivere civile.

Si può trovare una dignità profonda anche in una lunga fila di fronte ad una fontanella se si riconosce pari umanità a tutti gli individui che la compongono. Bevo rilassato, dopo la lunga attesa senza quell’ansia e quel fastidio che sempre provo quando sono costretto ad aspettare, intruppato insieme ad altri.

Oggi c’è più tempo e ce ne sarà di più anche domani.