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Israele: Un nuovo Esodo o una nuova guerra?

di Romolo Gobbi - 15/09/2010



Autore: RomoloGobbi | Data: 14/09/2010 18.09.00
David Gossman, famoso scrittore israeliano, ha sollevato un'ondata di critiche in patria per le cose dette in un'intervista rilasciata alla BBC: "Sì, ho sempre pensato di poter abbandonare questo Paese e questa possibilità c'è sempre. Ma so che me ne andrò solo quando Israele smetterà di essere una democrazia". Grossamn aveva già cominciato a dubitare dell'integrità del proprio Paese fin dalla guerra contro il Libano, nel 2006, durante la quale aveva perso il figlio Uri: "La nostra famiglia, questa guerra in cui sei rimasto ucciso l'abbiamo già persa (...) vorrei che potessimo essere più sensibili gli uni nei confronti degli altri. Che potessimo sollevare noi stessi, ora, proprio all'ultimo momento, perchè ci attendono momenti durissimi".
Ulteriori dubbi, Grossman li aveva espressi recentemente in seguito all'aggressione israeliana alla nave turca Mavi Marmara. "Soprattutto, questa insana operazione dimostra quanto Israele sia caduto in basso (...) con la nostra vergogna, comunque, sarà difficile convivere".
Negli ultimi giorni, Grossman ha aderito al boicottaggio culturale degli intellettuali che si rifiutano di partecipare al dibattito sulle colonie ebree in Cisgiordania. Questo argomento, infatti, è al centro delle nuove trattative israelo-palestinesi, volute dal presidente Obama, che spera, dopo diciassette anni dagli accordi di Oslo, di riuscire a far nascere lo Stato palestinese. A proposito di queste trattative, Grossman ha espresso forti dubbi: "Non sono sicuro che i nostri due leader, quello israeliano e quello palestinese, siano tanto coraggiosi da fare i passi giusti per raggiungere la pace. Dopo cent'anni di morte, forse abbiamo perso il momento giusto". Oltre la questione del ritiro dei coloni ebrei dalla Cisgiordania, è in discussione quella, altrettanto grave, del diritto al ritorno dei profughi palestinesi fuggiti/cacciati dopo la guerra del 1948. Le due questioni sono irrisolvibili perchè Israele non è disposto a transigere. Il presidente Netanyahu ha accettato le trattative per mascherare le intenzioni bellicose che il suo governo di destra sta elaborando nei confronti del nemico islamico ben più importante: l'Iran. Fin dal 1998, i militari israeliani prevedevano di dover ricorrere ad una difesa preventiva nei confronti dell'Iran: "Non c'è simmetria nella popolazione: la popolazione dell'Iran è due volte più numerosa di quella di Israele. Non c'è simmetria nel territorio: l'Iran è 70 volte più grande di Israele. Non c'è simmetria nella vulnerabilità: la maggior parte della popolazione israeliana è concentrata in una stretta striscia costiera larga 8 miglia e lunga 8 miglia, un facile bersaglio per le armi di distruzione di massa". Ancora oggi l'insinuazione delle intenzioni dell'avversario, che si vuole colpire, di usare armi di distruzione di massa, viene preso a pretesto per un attacco all'Iran. Netanyahu ha recentemente dichiarato che il programma nucleare iraniano "è una minaccia per Israele e per tutta la civiltà occidentale. Meglio evitare che un regime messianico e apocalittico controlli la bomba atomica".
Per evitare che gli iraniani bombardino Israele, gli israeliani si preparano a bombardare "la struttura per l'arricchimento dell'uranio di Natanz, il sito di arricchimento di Qom, il centro di ricerca nucleare di Esfahan e il reattore di Bushehr" (e) "avranno buone probabilità di scatenare una guerra regionale che ucciderà migliaia di israeliani e iraniani (e forse anche di arabi e statunitensi)". Non sarebbe comunque la prima volta che Israele attacca preventivamente i programmi nucleari di Paesi potenzialmente nemici: "Nel 1981 i suoi aerei militari hanno bombardato il reattore iracheno di Osirak, cancellando per sempre le ambizioni nucleari di Saddam Hussein (senza per altro impedire che Bush attaccasse l'Iraq, con la scusa delle armi di distruzione di massa) e nel 2007 hanno distrutto un reattore nordcoreano in Siria".
Le dichiarazioni di Grossman hanno provocato dure reazioni in Israele: "Grossman se ne vuole andare? E' la dimostrazione che il solito Ebreo errante non ha mai lasciato la Diaspora, ma ce l'ha portata in Israele"... "Grossman basta con i piagnistei, ci hai scocciato"... "Vai in pace, non verseremo una lacrima"... "Traditore" ..."Razzista ashkenazita". Un attacco così violento è giustificato dal fatto che la possibilità che un ebreo lasci Israele evoca la possibilità non remota di un nuovo Esodo: "la semplice minaccia di un attacco nucleare dell'Iran potrebbe spingere i cittadini di Israele a lasciare il Paese". Lo stesso ministro della difesa israeliano, Barak, ha dichiarato che "I nostri giovani possono decidere di andare altrove se non vogliono convivere con la minaccia di un attacco nucleare".
Prevenire un attacco nucleare iraniano è dunque essenziale per i vertici militari israeliani e, anche se Gabi Ashkenazi, capo di Stato maggiore dell'esercito israeliano: "dubito dell'utilità di un attacco , Netanyahu sostiene che se le sanzioni fallissero, sarebbe costretto ad agire per la sicurezza nazionale".
Secondo un funzionario israeliano, un ordigno atomico iraniano: "potrebbe essere pronto a marzo del 2011".