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Vergogne israeliane

di Ugo Gaudenzi - 22/09/2010

  
I pacifisti israeliani di “Peace Now”, ne hanno combinata un’altra delle loro. Noleggiato un aereo da ricognizione lo hanno riempito di passeggeri “speciali” - parlamentari della Knesset, fotografi e giornalisti - ed hanno fatto loro osservare de visu lo stato della Cisgiordania, le terre palestinesi occupate da Israele nel 1967. In particolare la continua crescita degli insediamenti ebraici in quella che dovrebbe essere la “Palestina”  da restituire ai suoi legittimi cittadini.
Naturalmente la “ricognizione” ha offerto esiti indesiderati soprattutto al governo di destra di Netanyahu e Lieberman, affondando il coltello nella loro ipocrisia.
E’ infatti evidente che la continua crescita di “colonie” israeliane su una porzione di territorio che dovrebbe - secondo le ipocrite diplomazie d’Occidente - accogliere uno Stato di Palestina, rende totalmente inaffidabili le dichiarazioni negoziali di Tel Aviv.
Ed è oltretutto una chiara dimostrazione della fragilità estrema, della inesistenza delle stesse basi negoziali israelo-palestinesi officiate da Washington, e cioè di quello slogan - perché tale era e tale rimarrà - dei “due popoli due Stati” in ogni dove, in Occidente e a Tel Aviv e nel bunker di Mahmud Abbas, tanto  e stucchevolmente conclamato come “soluzione” al problema palestinese.
D’altra parte è un fatto incontestabile che una buona parte dei cittadini israeliani, non a caso sionisti d.o.c., ritiene o per fede religiosa o per questioni emotive la “Cisgiordania” la patria biblica degli ebrei alla quale non rinunciare. Secondo costoro i palestinesi dovrebbero essere tutti “deportati” - o “esportati” - nel vicino regno di Giordania...
D’altra parte è notorio che, nonostante le belle parole di Netanyahu e del suo alter ego palestinese, il collaborazionista Abbas, la “Palestina” non s’ha da fare. E che la stessa “moratoria sugli insediamenti” - che termina peraltro la prossima domenica - è stata esclusivamente una truffa mediatica. Come, appunto, dimostrato dai sorvoli della zona organizzati da Peace Now, la crescita degli insediamenti ebraici in Palestina è soltanto “rallentata” e non è certo cessata. E da lunedì sarà ripresa a tappe forzate.
Nelle foto aeree è manifesta la violazione sionista delle leggi internazionali.
Un esempio di colonizzazione “armata”? Nella collina appena a nord di Ramallah,  un nuovo insediamento è “di guardia” di fronte alla costituenda nuova città palestinese di Rawabi.
Quasi tutti gli insediamenti israeliani sono arroccati sulle sommità delle colline che sovrastano la valle del Giordano. Molti abbracciano in cerchi appaiati altre sommità strategiche.
In tutto almeno 300 mila sono oggi gli israeliani “neo-coloni” nelle terre strappate ai palestinesi nel 1967: l’11 per cento della popolazione totale.
E continuano a officiare dei “negoziati” definiti “di pace”...