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Quelle trame tra gli 007 inglesi e il partito di Togliatti

di Fabio Cavalera - 23/09/2010

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Nome in codice «Rosso». Era un alto dirigente del partito comunista in esilio. Ma aveva anche rapporti confidenziali con i servizi segreti inglesi, il Sis o MI6 (come viene chiamato), l’ufficio di James Bond. Anzi, «Rosso» era un agente di Londra che teneva i piedi in due staffe: un po’ stava con Palmiro Togliatti, un po’ (in incognito) con Winston Churchill. Verso la conclusione del 1943, Rosso fu prelevato a Tunisi da Bruce Lockhart, responsabile del MI6 per l’area mediterranea, e accompagnato a Bari per occuparsi «dell’organizzazione del partito nel Sud dell’Italia». Chi era il compagno Rosso? Lo storico inglese Keith Jeffery è entrato negli archivi degli 007 e ha consultato i documenti sulle operazioni «coperte» compiute dall’ottobre 1909, la data di fondazione del MI6, fino al 1949. E nel libro che ne ha ricavato, con tanto di prefazione di sir John Sawers, l’attuale numero uno dello spionaggio britannico, oltre a raccontarci chi furono gli informatori alle dipendenze del Foreign Office (ad esempio lo scrittore Graham Greene) l’accademico ci rivela alcune vicende italiane.
L’attività del «leading party activist» Rosso è un capitoletto suggestivo del più ampio mandato affidato da Londra all’«Unità 1» di Bruce Lockhart che, all’indomani dello sbarco in Sicilia e dell’avanzata sul fronte meridionale, aveva stabilito a Bari la base dell’intelligence nel Mediterraneo. Gli 007 del MI6, dall’autunno-inverno 1943, dovevano assolvere due compiti: agganciare i servizi segreti italiani («che avevano buone fonti nella destra») e, contemporaneamente, collaborare con il partito comunista sia alla mappatura dell’esercito tedesco sia ai collegamenti fra la Resistenza nell’Italia occupata e le forze politiche nell’Italia già liberata. Veniva definito dai servizi inglesi «un matrimonio di convenienza». Palmiro Togliatti lo aveva approvato. Si era così creato, fra il Pci e l’intelligence britannica, un «network operativo» politico e militare.
Nel marzo del 1944 con la svolta di Salerno, annunciata da Togliatti (governo di coalizione fra tutte le forze antifasciste e assemblea costituente postbellica), i contatti fra MI6 e partito comunista si intensificarono. Bruce Lockhart riceveva informazioni da Rosso ma anche da un ufficiale britannico inserito nella sede della direzione provvisoria a Napoli. Togliatti non sapeva.
La «relazione» fu interrotta qualche mese più tardi, quando ancora Togliatti (ispirato da Mosca) «ordinò di allontanare» dalla federazione di Napoli quel militare inglese. La collaborazione militare, fra MI6 e Pci, si prolungò al 1945. Ma terminò il «matrimonio» politico.
Non è, questa, l’unica rivelazione che esce dai dossier degli 007 inglesi. A Bari l’intelligence di sua maestà rimasero attivi anche all’indomani della guerra. Gli archivi del MI6 hanno consegnato le prove dell’operazione «Trespass». Londra si opponeva, fra il 1947 e il 1948, all’emigrazione ebraica illegale verso la Palestina. Le «navi clandestine» salpavano o transitavano dai porti italiani. Allora, proprio da Bari (e da Roma), partirono i commando per affondare le imbarcazioni, «senza però colpire i civili». Gli obiettivi furono centrati.
Il MI6, attraverso le ricerche del professor Keith Jeffery, confessa oggi le sue scorribande nel mondo e le sue «unioni» di convenienza, dal 1909 al 1949, a destra e sinistra. Come nelle migliori spy-story resta però un dubbio: chi era l’agente o compagno Rosso?