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Se L´opera di Nietzsche è lunga 4000 chilometri

di Maurizio Ferraris - 28/09/2010




La salute e la malattia sono le categorie attraverso le quali legge il mondo. Ed è uno dei protagonisti del libro "I viaggi dei filosofi"


Torino, in Via Carlo Alberto 6, si legge un´epigrafe: «In questa casa/ Federico Nietzsche/ conobbe la pienezza dello spirito che tenta l´ignoto/ la volontà di dominio/ che suscita l´eroe// qui/ ad attestare l´alto destino/ e il genio/ scrisse "Ecce homo"/ libro della sua vita // a ricordo/ delle ore creatrici/ primavera autunno 1888/ nel I centenario della nascita/ la città di Torino/ pose/ 15 ottobre 1944 a. XXII e.f.». La targa fu posta in tempi di volontà di potenza scatenata. Io la vedo almeno due volte all´anno, perché in quella casa c´è lo studio del mio commercialista, e pago le tasse nella stanza di Zarathustra. Lì tra gli ultimi giorni del 1888 e i primi del 1889, aveva luogo il crollo psichico che lo porterà a scrivere i "biglietti della follia" in cui dichiara di essere tutti i nomi della storia e si firma ora "Dioniso" ora "Il Crocifisso". Ma come ci era arrivato, a Torino, e perché quella fine?

Come prima cosa, torniamo indietro a Sils-Maria, dove Nietzsche affittava una stanza in cui, il 26 agosto 1886, compose quello che solitamente viene considerato l´ultimo piano della Volontà di potenza. L´opera non vedrà mai la luce per mano di Nietzsche, e i frammenti postumi saranno variamente organizzati da sua sorella Elisabeth e dal suo allievo Peter Gast, nel 1901 e poi in una nuova e più ampia edizione nel 1906. L´idea di Nietzsche, che incubava sin dai primi studi filologici, e che ora trova una nuova sostanza, è che il mondo sia fatto di atomi dotati di una forza interna, che si scontrano per sopraffarsi, e che la sola cosa che conta, per loro, è per l´appunto la lotta, l´aggressione, l´urto, non la felicità, non l´utile, ed evidentemente nemmeno la morale, dal momento che qui stiamo affrontando livelli di realtà che riguardano atomi, corpuscoli, microrganismi, cellule, amebe. C´è un vulcano che esplode e trascina al di là della vita, con la forza di qualcosa di molto potente e insieme di molto basso e primario.
Ecco dove finiscono le dottrine escogitate nei posti di vacanza. Nietzsche si è molto lamentato, a un certo punto, anche degli anni passati sulla riviera ligure e francese. Stanze fredde, malinconia, l´incapacità (un po´ patologica) di parlare in modo accettabile l´italiano o il francese. In questi anni e in questi luoghi Nietzsche scrive Aurora, gli Idilli di Messina e La Gaia scienza. Ma c´è anche Roma, dove il 26 aprile 1882 conosce Lou Andreas-Salomè, ventunenne figlia di un generale russo, curiosissima di cultura e di intellettuali, che nel 1894 scriverà un bel libro su Nietzsche. Nietzsche progetta subito di sposarla, ma fra i due non succederà niente tranne un bacio (forse) a Orta, dopo una passeggiata al Sacro Monte. Nietzsche e Lou trascorrono insieme il mese di agosto, a Tautenburg, però con Elisabeth, gelosa e aggressiva nei confronti di Lou, e poi cinque settimane, tra ottobre e novembre, a Lipsia, questa volta con Paul Rée, un amico di Nietzsche autore di un libro sull´Origine dei sentimenti morali. I due, Lou e Rée, il 5 novembre partiranno alla volta di Berlino, lasciando Nietzsche nella più completa desolazione, e lui ripiegherà a Rapallo, dove in pochi giorni del gennaio 1883 scrive la prima parte di Così parlò Zarathustra.
La salute e la malattia sono le categorie per il cui tramite Nietzsche legge il mondo. Non c´è da stupirsene, visto che il suo è essenzialmente lo sguardo di un malato. Nell´ottobre 1876 ottiene un anno di congedo da Basilea, prodromo delle dimissioni definitive, nel 1879. Con Rée e con Albert Brenner, un allievo, parte per l´Italia. Il 22 ottobre raggiungono Genova, dove si imbarcano per Napoli; il 27 sono a Sorrento, ospiti di Malwida von Meysenbug che aveva preso in affitto Villa Rubinacci. Oggi la villa è un albergo con pizzeria. È molto probabile che Nietzsche, malandato e depresso, chiedesse all´Italia, specie meridionale, quello che tutti i viaggiatori le domandavano, forse sin dall´epoca di Annibale, di certo dal grand tour settecentesco in avanti: ristoro fisico, riposo, serenità da pensionato. Ma non ci si può sottrarre al proprio destino, ai condizionamenti familiari, ai geni. A ben vedere, la storia è ancora più antica, ed è già presente nell´epoca "romantica", quella dell´insegnamento in Svizzera.
Nietzsche arriva a Basilea nel 1869, giovanissimo professore di filologia, e incomincia un´attività complessa. Quella di docente di greco e di latino, che cerca di avvicinarsi, dalla filologia, alla filosofia. Quella di curioso di cose scientifiche, che cerca di colmare le lacune della sua formazione soltanto umanistica. E quella di fervente wagneriano, che nei fine settimana frequenta il maestro e la moglie Cosima a Tribschen, sul lago di Lucerna. Il simbolo e il sintomo di questa triplice attività e personalità è La nascita della tragedia, concepita più o meno quando Nietzsche arriva a Basilea, cresciuta tra i corsi universitari e gli incontri con Wagner, e uscita all´inizio del 1872. Fra le tappe essenziali del viaggio non resta che Röcken. In Sassonia, la città natale. Secondo la stima Google maps, l´itinerario che abbiamo tracciato partendo da Torino è di 3.761 km – circa 1 giorno 16 ore. Nietzsche ci mise quarantaquattro anni. Leggiamo in un frammento autobiografico di quando aveva diciannove anni: «Come pianta io nacqui presso il camposanto, come uomo in una canonica». Camposanto e canonica sono ancora lì, e nel camposanto è stato sepolto il 28 agosto 1900, tre giorni dopo la morte avvenuta a Weimar.