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Ogm, l'erbicidio perfetto

di Simona Galasso - 29/09/2010




Pensate a 69 milioni di ettari di coltivazioni generosamente irrorate con un potente diserbante. Adesso provate ad immaginare che il suddetto diserbante sia tossico, sia per gli animali che per l'uomo. Beh, non dovrete fare un grosso sforzo, perché, si sa, la realtà può superare di gran lunga l'immaginazione.

I 69 milioni di ettari in questione sono quelli coltivati con soia transgenica Roundup Ready, soprattutto negli Stati Uniti e in vari paesi dell'America Latina, mentre l'erbicida di cui sopra è il Roundup della Monsanto, copiosamente riversato su quelle coltivazioni per eliminare le erbe infestanti. La Monsanto vende il pacchetto completo: da una parte il diserbante Roundup e, dall'altra, la soia geneticamente modificata per essere «pronta» (da qui il nome «Roundup Ready») a resistere all'erbicida, in modo che questo, sopprimendo le erbacce, non disturbi le piante coltivate.

Ora però, dopo aver pensato al mondo vegetale, bisognerebbe forse preoccuparsi anche di quello umano e animale, visto che alcuni dei suoi esponenti (bambini nati da madri esposte all'irrorazione dei campi con glifosato, il principio attivo del diserbante Roundup, nonché progenie di rane e galline) non si sono rivelati altrettanto «pronti».

Secondo uno studio appena pubblicato da Andrés Carrasco, direttore del Laboratorio di Embriologia Molecolare presso la Facoltà di Medicina di Buenos Aires, e membro del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il glifosato è causa di malformazioni cranio-facciali negli embrioni di rane e polli, anche dopo esposizioni a dosi inferiori a quelle utilizzate nei campi e comparabili con il livello di residuo massimo autorizzato in Europa.
Non è la prima volta che il glifosato viene associato a varie forme di tossicità e a difetti congeniti. Malformazioni simili a quelle riscontrate da Carrasco e dai suoi collaboratori sarebbero infatti già state riscontrate in neonati di donne esposte all'irrorazione con Roundup in alcune aree rurali dell'Argentina, come pure alterazioni del sistema endocrino in cellule umane a concentrazioni 800 volte inferiori ai limiti dei residui presenti in alcune coltivazioni transgeniche usate per l'alimentazione animale negli Usa. Insomma, un lungo elenco di segnalazioni di effetti tossici, alterazioni, malformazioni che ha accompagnato negli anni la storia del glifosato e che adesso è stato raccolto in un report, «GM Soy: Sustainable? Responsible?», realizzato da un pool di università tra cui il King's College London School of Medicine di Londra e le Università di Buenos Aires e di San Paolo del Brasile, che hanno passato in rassegna numerosi lavori scientifici e testimonianze documentate sulla tossicità del glifosato, tra cui, appunto, lo studio di Carrasco.

Le aziende produttrici, però, hanno sempre garantito l'innocuità del prodotto per la salute umana e l'ambiente. «Una delle principali ragioni per cui il glifosato è stato per anni ritenuto quasi innocuo - spiega Fabrizio Fabbri, direttore scientifico della Fondazione Diritti Genetici - risiede nella sua azione biocida, che si espleta attraverso l'interferenza con un enzima assente negli animali, uomo incluso. Una visione riduzionista che non tiene però evidentemente conto di altri meccanismi metabolici potenzialmente pericolosi per la salute umana ed animale, che potrebbero essere alla base dei danni documentati in diverse ricerche scientifiche. Per questo serve prudenza».

Visto che il 95% della soia transgenica e oltre il 75% degli altri Ogm sono quotidianamente irrorati dal diserbante, potrebbe non essere una cattiva idea.