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Uscire dalla rete... E poi?

di Emanuele Montagna - 30/09/2010

Faremondo propone

 

Incontro fra redattori di siti, blogger e frequentatori della rete

Bologna, domenica 24 ottobre 2010 dalle 11 alle 19

Locomotiv – zona Stazione – entrate da via Serlio 25/2 e da via Stalingrado 12

 

Traccia minima per aprire la discussione

 

Senza immaginare una società diversa non possiamo pretendere di costruire speranza. Senza l'intervento consapevole di molti nulla di essenziale sotto la superficie delle forme cambierà. Oggi, chi non è catastrofista è consapevole che la società attuale può continuare ad implodere dentro la catastrofe in cui ci hanno costretto i dominanti. Dall'interno dell'abisso nessun fondo si intravede: il processo catastrofico, per quel che ne sappiamo, potrebbe anche durare millenni senza che nulla di differente emerga. Questo è nella natura della società creata dal capitale: tutto può andare in rovina ma non per questo il suo modo di vivere e di pensare è destinato a crollare e a togliersi da sé. Tutto il contrario, semmai.

A questo punto il tempo dell'attesa, dell'illusione e della delega non ha più senso, specialmente quando si comincia a comprendere che in questo mondo non c'è speranza. E mentre si sperimenta tutti i giorni come e quanto la speranza che invece c'è sia un inganno.

L’inganno della speranza è fabbricato dai dominanti e coltivato incessantemente dai loro media. Il messaggio alle moltitudini planetarie è: sperate (in questo mondo) e state buoni, sperate ed aspettate che così male non va, sperate e tacete che potrebbe andar peggio (i dominanti potrebbero senz'altro fare in modo che vada peggio). E se proprio non riuscite a sperare in questo modo sperate allora nel “cambiamento”, confluite nel “dissenso” che noi stessi per voi fabbrichiamo, ma continuate a restare a casa davanti ai nostri schermi di fumo (o, al limite, sfogatevi da soli sulla vostra tastiera...).

L'inganno della speranza è una delle mosse strategiche più astute dei produttori della nostra catastrofe. Con esso si toglie senso al nostro presente e al nostro agire. È come se ci chiudessimo dentro una gabbia cognitiva in cui la nostra mente si trova costretta a giocare a ping pong con le racchette e le palline preformate dal Potere. E a quanti rifiutano il gioco il Potere grida: non provate a pensare che si possa vivere diversamente perché fuori dall'inganno della speranza c'è il Nulla.

Governare è far credere: la strategia dei dominanti moderni non è cambiata, da Machiavelli in poi. Certo, sono cambiati gli strumenti e la scala, oggi planetaria. In prima linea nel far credere, insieme ai media, stanno la scienza, la politica, la scuola e l’università, l'arte e la letteratura. In questa cultura non c'è scampo: potenti nemici marciano alla nostra testa, forti di un intero corpus di conoscenze funzionali alla riproduzione del Potere. Se essere governati è credere alla narrativa dei dominanti, il primo atto di libertà fondata è smettere di credere a quello che ci dicono. Anzitutto, che non possa esserci altro fuori dall'inganno della speranza.

Immaginare un orizzonte societario diverso significa cominciare a costruire la speranza. Senza  questa mossa che ci differenzi concettualmente da tutto il mare magnum del sapere subalterno nessun programma è possibile scrivere. Su nessun aspetto dell'esistenza, su nessuna questione potremmo avere argomentazioni da spendere.  Nessuna opposizione, nessun sensato antagonismo, nessuna distinzione mentale appare oggi possibile senza affrontare questo snodo dirimente. Gente variamente coinvolta nelle discussioni in rete, persone intere senza rappresentanza, artisti d'ogni tipo mai entrati nel morto spettacolo del mercato dell'arte, pensatori, scienziati, insegnanti, inventori e geni senza nome: mai come in questa epoca di tenebre impazzite le vostre opere possono risultare vitali... Saranno pochi granelli di pulviscolo all'inizio, ma fuori dall’inganno della speranza essi potrebbero cominciare a disegnare una nuova forma di conoscenza, un arco teso verso un diverso futuro.

La primavera scorsa, con l'iniziativa Anticorpi: che facciamo?, avevamo se non altro suggerito un tetto per una casa comune ancora senza fondamenta. La mossa concettuale distintiva proposta a quanti fossero disposti a mettersi sul cammino dell'immaginazione era la seguente: terra, aria, acqua, luce solare e tempo per stare insieme sono da considerare sempre e dovunque beni pubblici (e di tutti gli esseri viventi) da usare e rigenerare in comune. Quindi, in primis, da sottrarre all'impero del capitale e delle sue figure (plusvalore, profitto, denaro, “mercati finanziari”, ecc.).

Certo, come punto di partenza può forse apparire un po' troppo generico o poco concreto. Tuttavia, a noi questa pare essere quella piccola mossa immaginativa che può servire a farci partire insieme, quel piccolo salto mentale capace di preparare al grande salto nell'immaginazione di un’altra società.

Saremo ancora in pochi e non potremo nemmeno pensare, in questa fase, ad un radicamento di tipo territoriale. Non importa, se la mossa è quella giusta il cammino si farà insieme ai nostri passi.

Per iniziare proponiamo, domenica 24 ottobre a Bologna, un primo incontro fra redattori di siti, bloggers, scrittori e frequentatori della rete. Con la consapevolezza che una cosa è il quotidiano, imprescindibile spargimento di semi contro gli inganni e i depistaggi del mainstream mediatico, un'altra è l'approfondimento degli argomenti e la costruzione di un pensiero comune non più subalterno al sapere ufficiale (scientifico, filosofico, politico-economico ed artistico).

Insieme vogliamo guardare ai nostri modi di operare in rete, confrontandoci finalmente come persone intere, provando a costruire reti di studio, a formarci come pensatori, ad inventare scuole, le nostre scuole, in cui non si ragioni con le categorie preformate dai dominanti. Alcuni suggeriscono che un primo obiettivo comune da raggiungere per dare corpo a simili propositi potrebbe essere una rivista on line: occorrerà discuterne insieme.

Un punto appare tuttavia dirimente: senza reti di persone che producano lampi di sapere differente non sarà mai possibile la costruzione di una nuova sfera pubblica e, di conseguenza, nessuna diversa proposta politica potrà pretendere di presentarsi senza imposture sulla scena quale opzione alternativa rispetto all'esistente.

Come promotori di questo primo incontro, noi di Faremondo abbiamo pensato ad una sorta di Agenda delle questioni aperte in cinque punti, rispetto alla quale chiediamo sin d'ora a quanti vorranno intervenire di persona di spedirci le proprie riflessioni alla seguente casella di posta: redazione@faremondo.org.

Vorremmo in tal modo garantire a tutti i tempi adeguati per poter esporre le proprie posizioni e per potersi confrontare con i presenti in una sorta di agorà propositiva che, almeno nelle nostre intenzioni, dovrebbe poter continuare a novembre e a dicembre con altri tre o quattro incontri su temi che proveremo a definire insieme il 24 ottobre.

 

Agenda delle questoni aperte

 

1. La società del capitale: qual è la sua natura, come funziona sotto la superficie e quali sono le sue tendenze

 

2. La natura della scienza: gli stereotipi ufficiali, il suo status interno più sofisticato e quel suo modo di ragionare così strettamente imparentato col modo di funzionare proprio del capitale

 

3. Megamedia e propaganda: come i dominanti suscitano il consenso dei dominati nel mondo alla rovescia inventato dai loro mille schermi di fumo

 

4. 11 settembre 2001: un inside job ad uso e consumo delle élite finanziarie dell'imperialismo USA dentro il big game geopolitico e criminale del mondo multipolare. Perché non possiamo chiedere la verità agli agenti del Potere e perché la consapevolezza di questo può portarci a ragionare diversamente

 

5. Lo stato delle cose: come possiamo distinguerci concettualmente e nell'azione dalle opposizioni fittizie e da tutte le loro false piste intellettuali