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Chi c'é dietro Al Qaida?

di Gianluca Freda - 04/10/2010

 
   

I giornali di questa mattina (ieri, ndr) con Repubblica


In Italia sono previsti attentati di Al Qaeda su tutti i principali rilievi, autobombe sulle regioni meridionali, con piovaschi sparsi sulla Liguria e schiarite in serata. I nuovi messaggi di Bin Laden per i partecipanti alle manifestazioni verranno trasmessi da Onda Verde dopo il GR1 delle 17.00.  
Repubblica fa sapere, come di consueto, che con l’approssimarsi della deflagrante kermesse è buona norma di sicurezza evitare i luoghi affollati, tenendosi lontani da treni, aerei ed hotel. Ciò significa, ad esempio, che se domani dovessi recarmi in Belgio per lavoro, dovrei andarci a piedi, come i pellegrini sulla via francigena, dormendo all’addiaccio oppure bussando alla porta delle abitazioni locali per chiedere ospitalità. Questo renderà il mio viaggio molto più sicuro. Il “travel alert”, lanciato dall’amministrazione USA e poi rigracchiato in coro liturgico dai pappagalli dei media europei, appare fondato su un allarme “credibile, ma non specifico”, secondo la fantasiosa definizione offerta dai direttori d’orchestra. Che minchia vorrà dire “credibile, ma non specifico”? Semplice: significa che dovete crederci, anche se nessuno è in grado di specificarvi il perché. Significa che dovete ballare come scimmiette ammaestrate ogni volta che i media, su imbeccata statunitense, vi dicono di ballare, perché questo è un indispensabile esercizio di obbedienza cui nessun cittadino di una grande democrazia ha il diritto di sottrarsi. Parafrasando Orwell: se un individuo non si lascia remissivamente terrorizzare dalle fregnacce della stampa ogni volta che il potere lo richiede, come fai a sapere che non sta obbedendo alla sua propria volontà anziché a quella dei dominanti? Non puoi. Se ciascuno di noi fosse in grado di discernere autonomamente l'attendibilità di ciò che legge, si rischierebbe di veder nascere centinaia, forse migliaia, di persone dotate di pensiero autonomo e capacità critiche. Sarebbe la fine della nostra democrazia. Per questo le “esercitazioni di allerta” sono periodicamente necessarie per assicurarsi che ogni scimpanzè continui a ballare al suono dell’organetto del potere. Una scimmia in grado di scriversi da sola le proprie partiture avrebbe compiuto un pericolosissimo passo verso l’evoluzione; e l’evoluzione è, per il nostro vivere sociale, un’ipotesi troppo terribile per essere anche soltanto contemplata.

Del resto, come si può non credere alle dettagliatissime informazioni di cui Repubblica correda i suoi strepiti d’allarme? L’acribia probatoria degli anonimi spacciatori di veline si spinge fino al punto di garantirci che nell’ambito delle indagini sul “plot contro l’Europa” sarebbero stati arrestati ben due cittadini inglesi e addirittura (pensate!) otto cittadini tedeschi, tutti di comprovata “origine araba”, naturalmente. A dir la verità, questi dati così minuziosi e ricchi di riferimenti specifici da parte dei suonatori d’organetto avevano suscitato in me, in un primo momento, qualche leggera perplessità. In tutte le barzellette che si rispettino, infatti, insieme agli inglesi e ai tedeschi c’è sempre almeno un italiano. Com’era possibile che, in un’occasione così importante, venisse a mancare il protagonista della facezia, il motore primario della freddura? I miei sospetti erano ingiusti. Repubblica si è affrettata ad arricchire il suo articolo web di un’importante “spalla” che recita: “Arrestato in Italia presunto capocellula”. L’articolo non chiarisce chi sia costui, dove sia stato arrestato, chi sia a ritenerlo un “capocellula” e su quali indizi, come si debba interpretare il participio “presunto” né che diavolo significhi il lemma “capocellula” al di fuori dei manuali di progettazione fotovoltaica. A dire il vero, nell’articolo cui il link rimanda non si fa il minimo cenno di arresti eseguiti in Italia, né di qualunque altra informazione su capicellule, sottocellule, fotocellule e fitocellule, ma che importa? Ciò che conta è che i personaggi della barzelletta siano al completo, pronti a regalarci la loro performance. Non siete riusciti a terrorizzarci, almeno fateci ridere!

E a proposito di buonumore, approfitto dell’occasione per fare un cenno alle ultime, irresistibili esternazioni audio di Osama Bin Laden al suo amato pubblico, nelle quali il noto ex agente della CIA manifesta una strabiliante metamorfosi. Non quella meramente organico-molecolare che sarebbe lecito attendersi da un individuo deceduto una decina d’anni or sono, ma una metamorfosi ideologica che lo ha condotto, dopo un sofferto percorso interiore, ad avvicinarsi a posizioni ambientaliste ed ecologiste. Nei suoi più recenti messaggi, il vecchio tenutario di Tora Bora  si scaglia contro gli artefici del global warming, contro il presidente Bush (suo vecchio amico di famiglia) la cui principale colpa sarebbe quella di non aver sottoscritto il Protocollo di Kyoto. Afferma: “Il numero di vittime provocate dal cambiamento climatico è molto alto... più alto di quello delle vittime di guerra”; e “Se ci pensate, non ci sarà più ragione per il jihad quando il pianeta sarà morto”.  E’ vero, cacchio! Quando saremo tutti arrostiti a causa delle esalazioni di carbonio e dell’effetto serra, come faremo a portare avanti il jihad? Ci avevate mai pensato? Scommetto di no, impegnati com’eravate a farvi inutili seghe mentali sulle guerre in Iraq e Afghanistan, la cui incidenza percentuale sul totale dei gas serra immessi nell’atmosfera è peraltro trascurabile. Osama non ha fatto altro che portare alle logiche conseguenze la sua tradizionale immagine eco-friendly, già intuibile dalle sue scelte abitative (caverne a equo canone) e dall’idiosincrasia per i piani regolatori newyorkesi. Il prossimo passo sarà la progettazione di cinture esplosive riciclabili e di camioncini-bomba elettrici per i “mujahidin verdi” posti sotto la sua autorità. Se riescono a riesumarlo in tempo, parteciperà al prossimo Live Earth insieme a Bono e ad Al Gore, portando un decisivo contributo alla causa della lotta al riscaldamento globale, pericolo che incombe sull’umanità tutta, vero e concreto quanto lo è Al Qaeda. A volte l’aiuto in una battaglia importante arriva da dove meno te lo aspetti.

A fornire i nastri del nuovo Bin Laden “verde” è sempre la solita fonte: il gruppo SITE (Search for International Terrorist Entities), fondato dall'israeliana Rita Katz e da Josh Devon e strettamente legato all’intelligence israeliana. Approfitto dunque dell’occasione per rivolgere i miei più sinceri ringraziamenti al Mossad, che non solo ha permesso alla gloriosa situation comedy dell’afghano barbuto di continuare ad esistere nonostante lo share sempre meno entusiasmante, ma ha perfino impresso allo show una direzione inattesa e sorprendente che non mancherà di suscitare calorosi riscontri negli adoratori della Terra Bollita e nel loro sommo sacerdote, Al Gore, che può adesso avvalersi di un nuovo, carismatico collaboratore. Qualunque risultato pensassero di ottenere con le loro fanfaluche sull’aumento della temperatura globale (riduzione dell’attività industriale delle potenze emergenti? Ennesimo “addestramento” della parte ebete della popolazione al futuro di privazioni che ci attende?), esso è ora più vicino grazie alla felice congruenza d’intenti tra attivismo di ecologisti decerebrati e campagne di disinformazione progettate dall’intelligence israelo-americana.

Del resto, potevamo capirlo anche prima. Ci siamo chiesti, non so quante volte: “Chi c’è realmente dietro Al Qaeda?”. Permettetemi di fornirvene una modesta esemplificazione grafica. Osservate attentamente questo fotogramma, tratto da uno dei numerosi episodi televisivi della saga della SPECTRE col turbante. In esso si vede al-Zawahiri, il noto attore coprotagonista, in uno dei suoi più fulgidi ed ispirati discorsi al gregge d’occidente. Volete sapere chi c’è dietro Al Qaeda?

Beh, non dovete far altro che dare – appunto – un’occhiata dietro. 

, come sempre, in prima linea, ci informano, nell’apposita pagina dedicata alle manifestazioni culturali, che stanno per tornare in Europa gli attentati di Al Qaeda. Si tratta di un prezioso servizio informativo che i principali organi di stampa offrono periodicamente al cittadino. Accanto alla rubrica delle previsioni del tempo e al palinsesto dei programmi TV, potete trovare su ogni giornale l’apposito spazio dedicato alle imminenti manifestazioni terroristiche nel nostro continente, con dovizia d’informazioni sulle località prescelte, sui mezzi di trasporto per raggiungerle, sulla viabilità e sulle principali norme di comportamento richieste per la partecipazione a questo ormai affermato appuntamento internazionale.