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L’invasione delle nano-particelle ultimo rischio per la nostra salute

di Maria Paola Gianni - 05/10/2010



Piccoli, piccolissimi, praticamente invisibili ad occhio nudo. Ma penetranti. Rappresentano "il pulviscolo del Terzo Millennio". Sono i "nanomateriali". Uno sciame di microparticelle, frutto delle nuove produzioni sempre più tecnologiche e futuriste.
Ci sono, ma non si vedono. Eppure ci penetrano, lentamente, mentre ancora non sappiamo cosa ci faranno. Basti pensare all'incredibile impatto che produrranno sull'economia mondiale questi piccoli intrusi, sconosciuti forse quanto nocivi. Ebbene, entro il 2015 saranno 10 milioni i lavoratori esposti alle nanoparticelle, la cui tossicità è tutta da verificare. A lanciare l'allarme sulle nanotecnologie è stata l'ottava edizione della conferenza internazionale Ioha su salute, sicurezza ambientale e lavoro, organizzata dall'Aidii (Associazione italiana degli igienisti industriali) con Inail e Ispesl, in programma a Roma dal 28 settembre al 2 ottobre, all'Università Urbaniana. Una cinque-giorni che ha riunito più di 1000 scienziati da 50 paesi del mondo, compresi Cina e Iran, rappresentando un primato internazionale e un'eccellenza italiana.
In pratica, dopo il boom della microfibra, è la volta dei nanomateriali. Si progettano nuovi farmaci e chemioterapici, materiali termici, vernici, pneumatici, innovative forme di energie, e tanto altro. Ma c'è un rovescio della medaglia.
Come spiega Sergio Iavicoli, direttore del dipartimento di Medicina del Lavoro dell'Ispesl, «i nuovi cicli tecnologici causeranno anche nuove esposizioni dei lavoratori impegnati nelle produzioni». Non a caso il 2009 è stato un anno record per le malattie professionali in Italia, con più di 34mila denunce. Un dato Inail che fa riflettere. Secondo l'ingegner Michele Casciani, presidente Aidii e organizzatore della cinque-giorni, «troppo spesso ci si preoccupa del numero degli infortuni, trascurando le malattie professionali, che sono in aumento proprio perché esposte a nuove insidie nei sistemi di lavoro e produzione, come le nanotecnologie.
Per fortuna l'Italia e i nostri ricercatori sono all'avanguardia in campo internazionale sui temi dell'ambiente e della salute, e la nostra conferenza lo ha testimoniato ampiamente». Per gli esperti intervenuti alla cinque-giorni, il 30% delle denunce di malattie professionali riguarda le ipoacusie e quelle causate da amianto e silicio. Non mancano le nuove patologie muscolo-scheletriche e quelle legate allo stress.
Altro dato allarmistico, uno studio sull'inquinamento acustico secondo il quale il rumore urbano, associato ad aeroporti o al traffico delle auto, fa aumentare la pressione sanguigna, le malattie cardiovascolari e il rischio d'infarto. Per dirimere questa guerra tra ambientalisti e fautori della tecnologia presto sarà pronto un decreto ministeriale per censire le aziende che usano nanostrutture sul territorio nazionale.
C'è da confidare nella norma sulle responsabilità sociale delle imprese, la Iso 26000, che ha raccolto il più ampio consenso internazionale degli scienziati intervenuti alla cinque-giorni e che fornirà alle organizzazioni pubbliche e private una guida armonizzata e universalmente applicabile alle pratiche di responsabilità sociale. Una garanzia in più per tutti i lavoratori.