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La vittoria di Marina. «Ora ci alleiamo con chi accetta la moratoria contro la deforestazione»

di Susan Dabbous - 05/10/2010



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Sirkis dei Verdi brasiliani: «Ora ci alleiamo con chi accetta la moratoria contro la deforestazione».

«Non sappiamo ancora chi appoggiare - afferma il vicepresidente del Partito dei Verdi brasiliani, Alfredo Sirkis - rimandiamo la decisione ad una convention che faremo entro la fine di questa settimana. Ma non faremo un passo indietro sul nostro programma: stop alla distruzione della foresta per Ogm e agrocarburanti, basta con le concessioni di terra agli allevatori. E poi vogliamo una legge sul clima che metta nero su bianco gli impegni presi solo a parole a Copenaghen».
 
È una battaglia verde e rosa quella che sta per consumarsi in Brasile, in vista del ballottaggio dopo le elezioni di domenica. Verde come il partito ambientalista che ha preso il 20 per cento dei voti e rosa come la contesa femminile tra la  leader ecologista Marina Silva e la superfavorita Dilma Rousseff a cui la Silva ha rubato una buona fetta di elettorato.
 
Dopo il primo turno delle elezioni di domenica scorsa a Brasilia, Dilma Rousseff ha convocato ieri una riunione dei vertici del Partido dos Trabalhadores (Pt), incontro al quale ha partecipato ovviamente anche il presidente Lula. L’obiettivo della riunione, a cui hanno partecipato anche governatori e parlamentari eletti del Pt, è la strategia in vista del secondo turno delle presidenziali, in programma il 31 ottobre, dove la sfida sarà con il candidato socialdemocratico José Serra. La Rousseff, che ha vinto in 18 dei 27 stati del Brasile, ha avuto il 46,9 per cento dei voti, a fronte del 32,6 di Serra. Ma la “sorpresa” delle elezioni è stata la candidata del Partito verde Marina Silva, che ha avuto esattamente il 19,33 per cento dei consensi. Un evento che non ha colto di sorpresa il leader di Europe ecologie Daniel Cohn Bendit. 

 

Raggiunto da Terra Cohn Bendit ha dichiarato: «Non sono affatto sorpreso di questo risultato. Sì, certo è straordinario, ma ampiamente prevedibile. Sono stato in Brasile a fine agosto per sostenere Marina e ho visto che nonostante non avesse lo stesso spazio televisivo degli altri due candidati, era riuscita a conquistare lo stesso l’elettorato di massa. Questo dimostra solo una cosa per noi: l’ecologia ormai non è più solo un tema per i Paesi ricchi, ma anche per quelli in via di sviluppo, tutti vogliono un avvenire più sostenibile». Dello stesso avviso anche il suo compagno di partito e leader altermondilista José Bové: «Questo bel risultato conferma quello che abbiamo già dimostrato con il successo di Europe ecologie in Francia e dei Verdi in Germania: la questione ecologica e quella sociale sono legate. Per la maggioranza delle persone questi due temi sono la stessa cosa».
 
Ma nessuno più del suo compagno di partito può spiegare il segreto del successo della Silva. «Marina - spiega Alfredo Sirkis, eletto ieri insieme ad altri 15 Verdi al Parlamento -  ha ricevuto il voto di tre diversi gruppi di elettori: la classe media, preoccupata per la questione ecologica, i giovani e le donne povere della chiesa evangelica a cui la Silva appartiene». Il neodeputato brasiliano e autore del libro “Ecologia urbana” non si pronuncia sulle possibili alleanze anche se di una cosa è certo: «Entrambi i candidati alla presidenza hanno una visione sviluppista dell’economia e nonostante i proclami non hanno nessuna intenzione concreta di invertire la tendenza della deforestazione.
 
In Brasile abbiamo un’ottima legislazione ambientale ma i politici non hanno nessuna intenzione di applicarla. Abbiamo delle buone restrizioni sugli agrocarburanti, per cui noi chiediamo comunque una moratoria sull’assegnazione di nuove terre, mentre la biodiversità è protetta dal principio di precauzione che riguarda l’uso degli Ogm». Contro la visione sviluppista tout court si schiera anche il presidente dei Verdi italiani, Angelo Bonelli, che da anni segue da vicino i problemi legati all’abbattimento di foresta in Brasile. «Quello che è accaduto Oltreoceano dovrebbe far riflettere anche la sinistra italiana. Quest’ultima ha dato acriticamente il proprio sostegno al Pt di Lula-Rousseff senza considerare il fatto che sotto il suo governo la deforestazione dell’Amazzonia ha raggiunto il suo picco e che i progetti delle mega dighe per il nucleare hanno costretto tantissime persone ad abbandonare i propri territori».
 
Eppure l’entusiasmo della popolazione per il governo che ha fatto crescere l’economia del Paese a ritmi del 7 per cento all’anno è innegabile. Le minacce all’ambiente, però, restano alte. «C’è una strana alleanza in Parlamento tra maggioranza e opposizione sulla riforma del codice forestale- prosegue Sirkis -: vogliono fare una devolution affinché siano i singoli Stati federali a dare la destinazione d’uso delle foreste derogando lo Stato centrale. Il che significa, vista l’inclinazione di molti governatori a svendere la terra, che l’abbattimento andrà avanti. Noi chiediamo ai nostri futuri alleati di fermare immediatamente la riforma».