Gli americani non hanno mai speso così poco per mangiare, ma a quale prezzo?

I dati del Dipartimento dell'Agricoltura degli Usa (USDA) mostrano che oggi l'americano medio spende in media appena il 9,5 per cento del suo reddito (2009), la più bassa percentuale al mondo. Non basta: benché il consumo di carne sia lievemente cresciuto negli ultimi quarant'anni, il suo impatto sul portafoglio del consumatore medio è di meno della metà di quanto non fosse nel 1970, essendo diminuito dal 4,1 all'1,6 per cento nel 2008.
Ma la maggioranza di queste proteine così a basso costo è fornito dalle cosiddette factory farms (fattorie industriali) che ospitano centinaia di animali in una specie di campi di concentramento. Il cosiddetto sistema CAFO (Concentrated animal feeding operations, letteralmente "operazioni concentrate di alimentazione degli animali") produce un'enorme quantità di cibo a basso costo, come dice Dave Werner, portavoce del National Pork Producers Council (l'associazione dei produttori di suini nordamericana) di Washington: "Abbiamo trovato il sistema più efficiente per soddisfare la domanda dei consumatori di un prodotto di alta qualità relativamente a buon mercato, che è la ragione per cui siamo i primi esportatori di carni suine al mondo".
Ma questo sistema di produzione è capace di creare vere e proprie emergenze come quella che in agosto, sempre negli Usa, ha costretto al ritiro di mezzo miliardo di uova alla salmonella. I critici dicono quindi che il consolidarsi di questo sistema di produzione alimentare ha portato a danni ambientali, alla scomparsa di milioni di piccoli agricoltori indipendenti, ad una crescita dei costi per la protezione sanitaria e a miliardi di sussidi per la produzione di cibo di origine animale a basso costo, a spese del contribuente.