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La fantasia e il potere dell’anima costruiscono il mondo in cui siamo

di James Hillman - 06/10/2010



Esce per le edizioni Moretti&Vitali il saggio di James Hillman «La ricerca interiore», un «libro d’anima», in cui lo psicoanalista e filosofo fa dialogare la psicoanalisi e la religione.


L’interesse per la fantasia è una caratteristica della maggior parte delle discipline spirituali, sia come metodo psicologico nell’«immaginazione attiva» di Jung, sia nelle tecniche descritte nella mistica alchemica, o nei testi cristiani, indù, persiani e altri. Ma la fantasia passiva non è mai sufficiente, perché la fantasia è un continuo tessere un velo, un confondere immagine e azione. La fase successiva alla fantasia è l’immaginazione, che è il lavoro di trasformare i sogni a occhi aperti e le fantasie in visioni sceniche interiori dove si può entrare, e che sono popolate di figure vivide con le quali si può conversare, provare sentimenti, toccare la loro presenza. Questa sarebbe, allora, ricerca interiore psicologica. Una simile immaginazione costa una grande fatica. Il lavoro di convertire la fantasia in immaginazione è la base delle arti. È anche alla base dei nuovi passi che facciamo nella vita, perché la visione del nostro futuro personale viene prima come fantasie. Di nuovo, quindi, c’è una buona ragione per trattenerle dentro, all’inizio, per immaginarle come progetti molto dettagliati e su vasta scala, prima di decidere se è il caso di provarle nel mondo oppure seguirle ancora all’interno, se viverle all’esterno o viverle dentro.

L’immaginazione e il suo sviluppo sono probabilmente un problema religioso, perché l’immaginazione diventa reale soltanto credendo a essa. La teologia, il credere, è un atto di fede, oppure è la fede stessa, come primario investimento di energia in qualcosa, a rendere «reale» quel qualcosa. La vita interiore è pallida ed effimera (proprio com’è il mondo esteriore negli stati depressi) quando l’Io non vi ritorna, non ci crede, non la fornisce di realtà. Questo investimento, questa dedizione alla vita interiore accresce la sua importanza e le dà sostanza. L’interesse che si presta ripaga rapidamente con l’interesse. Le forze che spaventano diventano più pacate e più gestibili, la donna interiore più umana e affidabile. Non seduce e pretende soltanto, ma comincia a rivelare il mondo in cui ci attira, e dà anche conto di sé, della sua funzione e del suo scopo. Via via che questa «lei» diventa più umana, gli umori a cui si è soggetti diventano meno difficili e personali e sono sostituiti da un sottofondo emozionale più stabile, un tono di sentimento, un accordo. Non essendo più in conflitto con lei, adesso è disponibile più energia per la coscienza, il che dimostra che l’energia spesa in questa disciplina è restituita in una forma nuova. Tuttavia, come in un sistema fisico, non può uscire niente di più di quanto sia entrato. Solo un’attenzione devota e fedele può trasformare la fantasia in immaginazione.
Questa attenzione fedele al mondo immaginale, questo amore che trasforma le pure immagini in presenze, fa di esse degli esseri viventi o, per meglio dire, rivela che l’essere vivente che naturalmente contengono non è nient’altro che la «ri-mitologizzazione». I contenuti psichici diventano «poteri», «spiriti», «dèi». Sentiamo la loro presenza, come la sentivano in passato tutte le persone che avevano ancora anima. Queste presenze, questi poteri, sono i nostri equivalenti moderni degli antichi pantheon di esseri viventi, di parti dell’anima animate, di dèi protettori della famiglia e di sinistri demoni. Questi dèi erano «mitici» in quanto erano parte di un «racconto» o di un dramma psichico. Gli stessi drammi archetipici sonomessiinscenainnoiedanoi,e attraverso di noi e per noi, una volta che sia data attenzione all’aspetto immaginale delle nostre vite e della vita stessa. L’attenzione è la virtù psicologica cardinale. Da essa dipendono probabilmente le altre virtù cardinali, perché non può esserci né fede, né speranza né amore per nessuna cosa, se prima non le viene data attenzione.
Ma c’è un’altra conseguenza del credito che diamo alle immagini dell’anima: comincia a diffondersi e a circolare un senso di auto-indulgenza e di accettazione di sé. È come se il cuore e la parte sinistra stessero estendendo il loro dominio. Gli aspetti ombra della personalità continuano a giocare i loro pesanti ruoli, ma adesso all’interno di un «racconto» più vasto, il mito di sé stessi, semplicemente quello che uno è, e che cominciamo a sentire come se fosse proprio così che si è destinati a essere. Il mio mito diventa la mia verità, la mia vita simbolica e allegorica. Auto-indulgenza, accettazione di sé, amore di sé; ma ancora di più: ci si scopre peccatori ma non colpevoli, grati per avere i nostri peccati e non quelli degli altri, pieni di amore per il nostro destino, fino al punto di desiderare di avere e mantenere sempre questa intensa connessione interiore con la propria parte individuale. Simili forti esperienze di emozione religiosa sembrano di nuovo essere il dono dell’Anima. Questa volta l’Anima ha una qualità particolare, che potremmo meglio definire cristiana, e che comincia a rivelarsi dopo che è stata dedicata una lunga e attenta cura a gran parte della psiche che potrebbe anche non essere cristiana.
Il terzo passo è gratuito. Riguarda la libera e creativa comparsa dell’immaginazione, come se ora il risveglio del mondo interiore cominciasse ad agire spontaneamente, da solo, non diretto, senza che la coscienza dell’Io se ne occupi. Il mondo interiore non solo comincia a prendersi sempre più cura di sé, producendo delle crisi e risolvendole all’interno delle sue trasformazioni, ma si prende anche cura di te, delle preoccupazioni dell’Io e delle pretese dell’Io. Questo è la femminile Shakti dell’India, a uno stato superiore; è anche le nove Muse responsabili della cultura e della creatività. Ci si sente come vissuti dall’immaginazione.
©James Hillman published by arrangement with Agenzia Letteraria Roberto Santachiara