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Vivono di violenza reale ma stigmatizzano la violenza virtuale

di Marco Cedolin - 07/10/2010




L'inetta e parassitaria classe dirigente del nostro paese ci ha ormai abituato ad ogni sorta di cortocircuito logico, ragione per cui non dovremmo più stupirci di nulla, catalogando il quotidiano parlarsi addosso messo in mostra da mestieranti della politica, prenditori e sindacalisti vari, nel novero delle esternazioni senza senso buone solo per creare il materiale di risulta col quale vengono sistematicamente riempiti i vari telebugia e giornalacci nostrani.
Non ci stupiscono pertanto le dotte dissertazioni esperite in queste giorni dai personaggi pubblici in tema di violenza, tese a vaticinare il pericolo di un ritorno (un ritorno?) della violenza nel paese, a seguito di fatti "assai inquietanti" che avvelenerebbero e minerebbero il clima sociale. Non ci stupiscono, ma c'inducono a pensare che questi signori siano ormai fermamente convinti di rapportarsi con una massa di telericoncoglioniti totalmente priva di qualsiasi capacità di discernimento fra il mondo reale e il mondo virtuale, una massa omogenea ed amorfa, totalmente priva di qualsiasi spirito critico ed anelito di dignità.
Un uomo come Bonanni, sindacalista al servizio di Confindustria e notorio "coniglio" che qualche anno fa in Val di Susa rifiutò il confronto civile con un paio di centinaia di manifestanti NO TAV, lasciando che fosse il deputato del PDL Roberto Rosso a dialogare civilmente con i cittadini, senza che questi naturalmente gli torcessero un capello, è assurto al ruolo di martire di un' inenarrabile escalation di violenza, dopo avere ricevuto qualche fischio e un fumogeno (non pietre e tubi innocenti) durante l'ospitata alla torinese festa del PD....

La CISL da lui presieduta, si dichiara vittima di episodi di "squadrismo molto grave" e oggetto d'inusitata violenza, dopo che i muri della sua sede romana sono stati stamani sporcati con uova e vernice rossa, da un gruppetto di contestatori che imputano al sindacato di Bonanni una linea di condotta troppo appiattita e condiscendente con i dettami di FIAT e Confindustria.

A fare paventare la drammatica situazione di un paese ormai sul baratro della violenza, ha contribuito qualche giorno fa anche il "terribile" agguato occorso al giornalista di Libero Maurizio Belpietro, perseguitato (come lui stesso ha ricordato) perchè giornalista tutto di un pezzo che ha il coraggio di scrivere cose scomode.
Chi non avesse seguito la vicenda sarebbe indotto a pensare che l'indomito Belpietro sia sfuggito miracolosamente ai colpi di pistola sparatigli da distanza ravvicinata da un attentatore, a causa dei suoi articoli che smascheravano la truffa degli attentati dell'11 settembre, attaccavano la politica finanziaria della UE e portavano alla luce crimini concernenti lo smaltimento illegale di rifiuti tossici. Niente di tutto ciò, l'eroe in nuce Maurizio Belpietro non ha mai avuto contatti ravvicinati con alcun attentatore. Il contatto (o presunto tale) è avvenuto fra un agente della sua scorta ed un fantomatico uomo con in mano un'arma, nelle scale del condominio in cui vive Belpietro, mentre lo stesso si trovava a farsi i fatti propri chiuso all'interno del suo appartamento. Nè Belpietro ha mai scritto nulla che prescinda dal pastone politico e dalle storie di gossip che ormai costituiscono il fulcro del confronto fra centro destra e centro sinistra.
Ciò nonostante tutta la classe politica si è riversata in massa dinanzi ai microfoni dei teleimbonitori per stigmatizzare il pericolo di un ritorno alla violenza, riesumando per l'occasione il fantasma degli anni di piombo e perfino delle Brigate Rosse, tanto per dare un tono di colore al querulo coro che da giorni sta levandosi sempre più alto.

E' curioso constatare come un fumogeno, uno schizzo di vernice ed un fantomatico potenziale assalitore costituiscano il viatico per allarmare l'intera classe dirigente italiana, portandola a gridare ad una sola voce la propria paura per il ritorno della violenza, mentre la violenza, quella vera, all'interno della quale la stessa classe dirigente sguazza fino al collo condividendone enormi responsabilità, non allarmi invece nessuno e venga dalla stessa sistematicamente sottaciuta.

La violenza perpetrata nei paesi stranieri occupati in armi dai nostri soldati, dove uomini e droni ammazzano sistematicamente ogni giorno donne e bambini. Le stragi israeliane compiute nei territori palestinesi, con la condiscendente approvazione della classe politica nostrana. La violenza dei cittadini che difendono il loro diritto ad esistere e vengono bastonati dalla polizia in Val di Susa come a Terzigno, come nelle fabbriche. La violenza delle famiglie buttate in mezzo ad una strada dalle speculazioni finanziarie ed industriali, realizzate con la condiscendenza del sindacato di turno. La violenza di migliaia di persone ammazzate sul lavoro e sacrificate sull'altare del profitto. La violenza di tanti giovani, come Stefano Cucchi, ammazzati in carcere senza un perchè. La violenza di una cronaca dove omicidi, stupri, stragi familiari ed infanticidi sono ormai notizie "abituali" all'ordine del giorno.

Non fumogeni, schizzi di vernice e attentatori fantasma, ma veri morti ammazzati e vite distrutte. Vite di cui non importa nulla a nessuno, poichè discettare di violenza è un'arte gratificante e politicamente corretta solamente quando la si pratica voltati dalla parte giusta, la parte della fantasia.