Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Contro l'etica della Verità

Contro l'etica della Verità

di Lorenzo Borrè - 07/10/2010

 

La casa editrice Laterza ha recentemente ristampato un'interessante raccolta di scritti e discorsi del Prof. Gustavo Zagrebelsky, intitolata “Contro l'etica della Verità”.

Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale, non ha bisogno di presentazioni: la sua attività di giurista e di filosofo del diritto è nota agli addetti ai lavori, così come molti,  soprattutto tra i lettori di Repubblica, conoscono i brevi saggi pubblicati sul quotidiano di Piazza Indipendenza, saggi che -in parte- vengono riproposti nel libro.

La premessa con cui il Prof. Zagrebelsky ci introduce alla lettura di “Contro la verità” potrebbe costituire il manifesto dell'associazione 21 e 33 e per questo ne riporto i passi più significativi: “Contro l'etica della verità significa a favore di un'etica del dubbio. Al di là delle apparenze, il dubbio non è affatto il contrario della verità. In certo senso, ne è la riaffermazione, è un omaggio alla verità. E' incontestabile che solo chi crede nella verità può dubitare, anzi: dubitarne […]. Il dubbio, infatti, al contrario del radicale scetticismo, presuppone l'afferrabilità delle cose umane, ma, insieme, l'insicurezza di averle afferrate veramente, cioè la consapevolezza del carattere necessariamente fallibile o mai completamente perfetto della conoscenza umana, cioè ancora la coscienza che la profondità delle cose, pur se sondabile, è però inesauribile. Onde di ogni nostra conoscenza deve dirsi ch'essa è non fallace o impossibile, ma sempre, necessariamente, superficiale. Il dubbio si esprime così “sarà davvero vero?”, e questo, in certo senso, è un duplice omaggio alla verità, ma di una verità che ha sempre e di nuovo da essere esaminata e ri-scoperta. […] Così l'etica del dubbio non è contro la verità, ma contro la verità dogmatica, che è quella che vuole fissare le cose una volta per tutte e impedire o squalificare quella cruciale domanda: «sarà davvero vero?».  Proprio nella formulazione di queste parole sta, mi pare, l'espressione della più primordiale, e quindi naturale, delle facoltà umane. Impedirla è l'atto più innaturale, anche se compiuto in nome della difesa  di una giustizia naturale, o di una legge naturale, affermate una volta per tutte e sottratte al dubbio”.

Come ho detto, queste parole potrebbero rappresentare la summa delle motivazioni che ci hanno portato a costituire l'associazione 21 e 33, ma con un distinguo: ci distacchiamo dalle ineccepibili considerazioni del Prof. Zagrebelsky  laddove il filosofo giurista attribuisce valenza etica al dubbio, analisi e/o impostazione che non condivido  in quanto l'etica comporta in sé un giudizio di valore con la conseguenza che,  in base a una preordinata (o imposta) scala di valori -su cui appunto si fonda l'etica- l'espressione di un dubbio su un determinato argomento potrebbe considerarsi aprioristicamente (o dogmaticamente) priva di valore e quindi antietica, e come tale da espellere dal teatro della discussione e della ricerca.

Noi preferiamo parlare di “diritto al dubbio” e ciò in quanto, come afferma Zagrebelsky nell'epilogo della raccolta di scritti, “la democrazia, non basandosi sulla verità, ammette le opinioni”.