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Il Grande Fratello è Rupert Murdoch

di Marcello Foa - 13/10/2010

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Il Grande Fratello mediatico sta per diventare realtà. Ma per una volta Berlusconi non c’entra. Anzi, come scrivono i giornali inglesi, la concentrazione televisiva delle reti del Cavaliere appare marginale rispetto a quanto sta per accadere in Gran Bretagna. Il Grande Vecchio dell’informazione si chiama Rupert Murdoch e il problema è talmente serio da indurre i giornali di destra e di sinistra ad accantonare rivalità politiche ed editoriali per unirsi nel tentativo di fermarne l’espansione.

Ieri su giornali come il progressista Guardian e il conservatore Daily Telegraph, testate popolari come il Daily Mirror, vicino al Labour, e Daily Mail, che strizza l’occhio ai tories, hanno pubblicato un appello comune. Chiedono a Vincent Cable, ministro per le Attività produttive, di bloccare l’acquisto di azioni che porterebbe al 61% il controllo di News Corporation in BSkyB ovvero la società che possiede Sky nel Regno Unito. Tecnicamente si tratta di un semplice incremento delle quote già in possesso di Murdoch.

In realtà l’aumento metterebbe a disposizione del tycoon australiano nuove straordinarie risorse finanziarie e creerebbe una concentrazione di pubblicazioni tale da un lato di scardinare il mercato pubblicitario con offerte combinate, dall’altro di creare sinergie tra le testate, soprattutto online, che gli permetterebbe di assumere una posizione dominante anche su internet, dove nei prossimi anni si giocherà il futuro dell’editoria.

L’elenco delle redazioni controllate da Murdoch è impressionante: il più grande giornale popolare inglese il Sun, una testata storica come il Times, pari a due quinti delle copie vendute in Gran Bretagna; il settimanale News of the world; BskyB che controlla il 90% delle tv a pagamento. Il fatturato del gruppo News Corporation è 9 miliardi di sterline, il doppio della Bbc, per intenderci. E ancora: una casa editrice come HarperCollins, decine di testate in tutto il mondo e in particolare in America il Wall Street Journal, il New York Post, Weekly Standard, la rete tv Fox News.

È noto da tempo che i media di Murdoch determinano l’esito delle elezioni in diversi Paesi, soprattutto in Gran Bretagna. Dalla Thatcher in poi (incluso il laburista Blair) hanno vinto solo i candidati nelle grazie dell’editore australiano, che ogni anno invita politici e primi ministri in una delle sue proprietà per una riunione esclusiva e riservatissima.

Murdoch ha molto più potere di Berlusconi. E non concentrato in un Paese, ma esteso in tutto il mondo occidentale. Ora i suoi concorrenti inglesi, con molta lucidità, intravvedono il rischio di un quasi monopolio sul mercato editoriale. Con cambiamenti sostanziali.
Finora ampi pacchetti di BSkyB erano controllati da investitori istituzionali e fondi d’investimento, domani in maniera preponderante da Murdoch. Finora la redazione di sky era apprezzata per la sua oggettività e le sinergie con le altre testate del gruppo inesistenti, domani potrebbe rispondere a una sola mente, a una sola mano, che abbatte i costi, unifica le redazioni, sbanca internet, buttando fuori mercato concorrenti sulla carta solidi come Guardian e Telegraph o la tv Channel 4, ma minuscoli e fragili di fronte un gigante come News Corporation.

I piccoli si uniscono nella speranza di fermarlo, ma la loro sorte dipenderà dal premier David Cameron che, come i suoi predecessori, è amicissimo di Murdoch, il cui potere è tentacolare e che, pur essendo anglosassone, è più vendicativo di un siciliano. Fa paura, tanta paura.