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Il Fratino da tutelare

di Loris Pietrelli - 17/10/2010



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Questo piccolo uccello corre fra le dune e sulla battigia in cerca di insetti. Se disturbato, si invola solo all’ultimo momento. Ora rischia di scomparire perché l’uomo manomette selvaggiamente il territorio.

Sessantacinque sedie occupate ed in qualche momento della giornata qualcuno appoggiato alle pareti della sala, quaranta contributi scientifici provenienti da tutta l’Italia che lo ospita, due brevi filmati che lo ritraggono simpaticamente con la prole sulla sabbia. Questi sono i numeri che hanno caratterizzato la giornata dedicata a quarantacinque grammi coperti di penne e piume: il Fratino che rischia l’estinzione in molte regioni italiane. Il colore del piumaggio lo rende scarsamente distinguibile dal fondo sabbioso.
 
Una volta individuato, però, lo si può osservare correre velocemente fra le dune e sulla battigia in cerca di insetti e se disturbato, lo vediamo involarsi davanti a noi solo all’ultimo momento. Finalmente tutti gli ornitologi che studiano questa specie si sono riuniti qualche giorno fa a Bracciano nella Sala Conferenze dell’Archivio Storico Comunale. Dalle singole esperienze locali è emerso chiaramente che il Fratino sta perdendo la sua partita con il dramma dell’estinzione. La cosa più sconcertante è che ciò sta avvenendo in virtù del nostro diritto a prendere il sole sdraiati su una spiaggia attrezzata, “pulita” e “liscia”, un vero deserto in senso ecologico, nella totale indifferenza di tutti.
 
Eppure la normativa europea lo considera specie da proteggere al pari dell’Aquila reale! Attualmente, infatti, la specie è inserita in Allegato 2 della “Convenzione di Berna” ed in Allegato 2 della “Convenzione di Bonn” , nonché protetta a livello nazionale dalla Legge 11 febbraio 1992, n. 157.” Dal convegno è dunque emerso che sebbene la duna costituisca uno degli ecosistemi più fragili e di cui tardivamente se ne è compresa l’importanza in relazione alla difesa del territorio, essa viene continuamente sottoposta a manomissioni che ne compromettono la continuità strutturale e quindi l’esistenza stessa. Attività perpetrate per decenni per far posto a centri balneari, strade, ferrovie litoranee e porti hanno determinato un aumento della vulnerabilità costiera con relativa riduzione delle protezioni naturali. Se a questo si aggiunge che la maggior parte dei frequentatori delle spiagge in genere non è a conoscenza del significato ecologico della duna e dello spazio in cui si deposita il materiale spiaggiato in particolare, il quadro (disastroso) è completo.

Sicuramente la quantità di detriti spiaggiati costituisce un ostacolo alla fruibilità delle spiagge, è necessario tuttavia trovare modalità idonee per conciliare le attività ricreative con l’ambiente. Non è concepibile ridurre le spiagge in autentiche spianate senza vita e monotone per decine di chilometri. La pulizia quotidiana delle spiagge con i mezzi meccanici risulta infatti la causa principale della distruzione dell’ambiente dunale e quindi del declino di questa specie che depone le uova semplicemente in piccoli avvallamenti della sabbia. Altre cause, oltre la predazione naturale di uova e piccoli, sono sempre da attribuire alla negligenza di chi dovrebbe far rispettare quelle poche regole che ci siamo dati per tutelare l’ambiente dunale.
 
Ormai la spiaggia ospita regolarmente, giorno e notte, mezzi fuoristrada, praticanti di kitesurfing, cani liberi di scorazzare ovunque, pescatori, falò, etc., non c’è più un lembo di spiaggia privo di impronte umane. Le numerose relazioni scientifiche presentate hanno messo in luce la gravità della situazione e l’urgenza di azioni di tutela. Il grosso della popolazione di Fratino ormai è relegata in 3-4 importanti aree nazionali localizzate in Puglia, Veneto e Sardegna, solo un centinaio di coppie ancora resiste nelle rimanenti Regioni costiere italiane. Fra le relazioni l’atteso contributo circa l’uso dei geolocalizzatori applicati ad alcuni esemplari di Fratino: una nuova tecnologia, che, con l’uso di sensori miniaturizzati, sta rivoluzionando le conoscenze sulle migrazioni degli animali.
 
L’innovativo progetto di ricerca scientifica ha visto coinvolti l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale, il Wwf e la Stazione Ornitologica Abruzzese. Un importante aspetto emerso durante il convegno riguarda il ruolo che riveste la comunicazione nella tutela della specie e di come si possa utilizzarla per aumentare il grado di sensibilità in chi frequenta le spiagge e negli amministratori della cosa pubblica. In alcune Regioni, infatti, il Fratino è stato scelto, con successo, come “specie bandiera” in grado di rappresentare simbolicamente l’ambiente dunale. Questo è l’anno dedicato alla biodiversità e sarebbe importante che le Regioni si dotassero di Piani di tutela per le aree costiere e le emergenze naturalistiche ad esse legate visto che sono quelle che più hanno risentito della completa mancanza di adeguate politiche di sviluppo e di tutela.
 
Una gestione concretamente sostenibile di turismo non può prescindere dalla conservazione dei rari elementi di biodiversità ancora rintracciabili sui nostri litorali. Si attribuiscono, ad esempio, le famose Bandiere blu a località turistiche solo considerando la qualità dei servizi prescindendo dalle modalità di gestione degli arenili. Sarebbe auspicabile una modesta variazione di tendenza per premiare chi mette in atto le piccole azioni per rendere idonei quei pochi lembi di spiaggia necessari per ospitare il Fratino (e le altre specie associate alla duna). Gli appunti e le indicazioni raccolte al termine della giornata di lavori, denunciano lo scempio perpetrato a danno di una specie protetta ed in via di estinzione, la reiterata disattesa del rispetto di normative europee e nazionali e la mancanza di controllo degli enti preposti.

Un commento sorge spontaneo: quando finirà tutto questo? Cosa bisogna fare per tutelare la biodiversità ed il nostro territorio? Possibile che tutto ciò sia determinato solo ed esclusivamente dalla pretesa di prendere il sole su una spiaggia ridotta a moquette? Sicuramente se esistesse uno spray “antisabbia” si venderebbe in quantità industriali! A questo punto non è più comodo frequentare i centri estetici dotati di lampade solari lasciando le spiagge a chi ha cominciato a frequentarle molto prima di noi?