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La divinizzazione del cosmo

di Susan Bridle - 18/10/2010


Nel corso delle letture e delle ricerche approfondite fatte per preparare questa intervista, ci siamo imbattuti ripetutamente nel nome del prete gesuita e paleontologo Pierre Teilhard de Chardin. Abbiamo scoperto che i suoi scritti visionari sono stati un’importante fonte di ispirazione e rivelazione per molti scienziati, ecologisti, futuristi e teologi alle prese con l’attuale situazione critica della Terra e degli esseri umani che vi abitano.

Abbiamo subito capito il perché, quando abbiamo letto brani da The Human Phenomenon (Il fenomeno umano), The Divine milieau, (L’ambiente divino. Saggio di vita interiore) e The Future of Man (Le direzioni del futuro).

Brian Swimme studia l’opera di Teilhard da molti anni. Scienziato a sua volta e profondamente interessato ai rapporti tra scienza e spiritualità, le sue idee e la sua passione sono stati molto influenzati da Teilhard. Chi meglio di lui, abbiamo pensato, potrebbe riportare in vita il pensiero di Teilhard? Swimme racconta la scoperta di Teilhard nella sua prefazione alla nuova traduzione di Sarah Appleton Weber di The Human Phenomenon:

“Ci sono giorni a New York, nei quali non vedi mai il sole, ma senti la sua presenza nelle correnti di aria calda che soffiano tra i canyon di cemento e nelle ondate di calore che salgono dall’asfalto. Quando, alla fine, avevo i vestiti inzuppati di sudore e mi ero perso per la terza volta, fui tentato di rifugiarmi in qualche hotel con l’aria condizionata. Bastava, però, ricordare quanto ero infelice per continuare ad andare avanti. Avevo appena dato le mie dimissioni da professore di matematica e fisica, ed ero alla ricerca della saggezza. Molte persone mi avevano indirizzato verso New York, in particolare (Aurelio Peccei) il fondatore del Club di Roma, un importantissimo gruppo di pensatori e visionari planetari. Quando gli venne chiesto, sul letto di morte, quale fosse il pensatore che raccomandasse di più, tra tutte le grandi menti con cui aveva lavorato, rispose semplicemente: «La nostra migliore speranza è Thomas Berry».

Quando entrai al Berry’s Riverdale Research Center e venni invitato nella sua biblioteca, le mie aspettative non avrebbero potuto essere maggiori. Egli mi ascoltò attentamente mentre cercavo di spiegare la mia infelicità e confusione dovute alla distruzione del pianeta e a quello che si poteva fare. Dopo una lunga pausa, e senza proferire parola, Thomas Berry prese un libro tra le migliaia della sua libreria. Con espressione severa gettò attraverso il tavolo la grande opera di Chardin, Il fenomeno umano.

La mia delusione fu istantanea: quella era roba vecchia. Avevo attraversato il continente per ricevere un libro già letto alle scuole superiori dei gesuiti? Peggio ancora, alcuni famosi scienziati avevano messo in discussione le idee di Teilhard, e lo feci notare. Thomas Berry si limitò a sorridere, poi scoppiò in una disinvolta risata.

«Teilhard fu il primo a concepire l’universo in modo nuovo, quindi è inevitabile che venga criticato. Se lei si preoccupa per ciò che hanno da dire pochi scienziati, dovrebbe leggersi qualche teologo! Fondamentalmente, si tratta di una difficoltà di scala. Qualsiasi tentativo di comprendere Teilhard che non cominci dall’intero complesso delle civiltà, così come dal vasto panorama dell’universo evoluzionistico, è destinato al fallimento, perché sarebbe semplicemente troppo piccolo per contenere tutto ciò di cui egli tratta. Situazioni simili si sono verificate nella storia della scienza, non è vero?».

La mia mente corse ad Albert Einstein, a Niels Bohr e alle rivoluzioni da loro avviate, che non potevano essere contenute all’interno della fisica classica. Ma la domanda di Thomas Berry era stata solo retorica. Prima di chiudere il nostro incontro, pronunciò un’affermazione indimenticabile: «Vedere le cose come le vedeva Teilhard è una sfida, ma la sua visione sta diventando sempre più accessibile a noi. Penso che nel prossimo millennio Teilhard sarà riconosciuto come il quarto pensatore più grande della tradizione cristiana occidentale, dopo S.Paolo, Agostino e Tommaso d’Aquino».

Sorrise di nuovo, consapevole di quanto restasse ancora da spiegare, ma anche del fatto che in quel momento non avrei potuto capire. Indicò il libro che mi aveva messo nelle mani e disse: «Inizi da Teilhard. Non c’è nulla di paragonabile a una lettura attenta della sua opera».

Leggevo il libro da solo e una volta alla settimana ne discutevo con Thomas Berry; ogni volta mi stupivo di quanto fosse necessario fare riferimento alla storia intellettuale del mondo. Egli prendeva spunto non solo dalla fisica e dalla biologia, ma anche dalla filosofia, dalla poesia, dalla linguistica, dalla musica e soprattutto dalla cosmologia e dalla storia del mondo.

Dopo qualche mese, cominciai a sospettare che le categorie fondamentali della mia mente stessero subendo dei cambiamenti. Gli assunti indimostrati che organizzavano le mie esperienze nel mondo vacillavano sotto la pressione dell’enorme e penetrante cosmologia di Teilhard…”.

L’intensa meditazione di Swimme sul lavoro di Teilhard culminò in una profonda esperienza spirituale che lo sopraffece un giorno, mentre camminava con il figlio di quattro anni in una foresta a nord di New York. Fu un’epifania del fuoco mistico al cuore della visione di Teilhard, un momento al di là del tempo in cui Swimmie riconobbe la fiamma creativa e ardente del cosmo.

Questa visione resta molto viva in lui ancora oggi. Al termine della nostra conversazione su Pierre Teilhard de Chardin e le sue idee, Swimme ha ammesso con una risata: «Buon vecchio Teilhard. Non mi sono mai ripreso da quel giorno».

Susan Bridle: Pierre Teilhard de Chardin fu un grande pensatore che ha influenzato profondamente le sue idee. Può dirci qualcosa di lui? Per esempio, chi era e quali sono stati i suoi contributi più significativi, secondo lei?

Brian Swimme: Pierre Teilhard de Chardin fu un paleontologo gesuita francese vissuto tra il 1881 e il 1955. Il suo contributo più importante fu la formulazione chiara del significato della nuova storia dell’evoluzione. Fu il primo pensatore di rilievo in Occidente ad affermare che l’evoluzione e il sacro si identificano, o a stabilire un collegamento.

Teilhard de Chardin in Occidente e Sri Aurobindo in India arrivarono alla stessa conclusione fondamentale, cioè che lo sviluppo dell’universo è un’evoluzione sia fisica che spirituale. Penso che questo sia il suo contributo principale. Da un lato, ci sono tradizioni grandiose su Dio, Brahma, ecc.; dall’altro, questa tradizione sull’evoluzione… E i seguaci di ogni tradizione tendono a essere molto critici nei confronti delle altre tradizioni. I cristiani affermavano: “L’evoluzione è orribile!”, e gli scienziati rispondevano: “Il teismo è orribile!”. Aurobindo e Teilhard hanno unito queste due cose.

Ecco perché li considero due geni. Teilhard ha cercato di andare oltre il fondamentale dualismo soggetto-oggetto presente in molta parte del pensiero occidentale. Ha cominciato a vedere davvero l’universo come un unico fenomeno di energia, sia fisica che psichica, o addirittura spirituale. Penso che questo sia il suo grande contributo: iniziò a concepire l’universo in modo globale, non solo come materia oggettiva, ma come qualcosa permeato di energia psichica o spirituale.

Inoltre, secondo me, l’idea centrale di Teilhard è la sua legge della “complessificazione-coscienza”, che identifica come la legge fondamentale dell’evoluzione. Per lui, tutto può ridursi alla complessificazione e all’approfondimento dell’intelligenza o soggettività. L’intero moto dell’universo nella sua complessificazione è allo stesso tempo un moto verso le profondità della coscienza, o l’interiorità.

Egli considerava ogni cosa come un processo fisico-biologico-spirituale. Fu lui che vide tutto come un insieme. Per riassumere semplicisticamente il suo pensiero, si può affermare che l’universo inizia con la materia e si evolve nella vita, nel pensiero e in Dio. Questa è la sua visione. Chiaramente, questo Dio che evolve… non è che nasce dalla materia. Dio è presente fin dall’inizio, ma in forma implicita, e l’universo sta svolgendo il grande compito di rendere esplicita la divinità.

Susan Bridle: Quali erano le idee di Teilhard sulla natura e sul ruolo dell’essere umano nella creazione?

Brian Swimme: La sua opinione era che la nascita dell’autocoscienza nell’uomo fosse stata un momento cruciale della vita della terra. Sosteneva che la scoperta dell’evoluzione da parte dell’uomo rappresentava il cambiamento più drammatico di mentalità negli ultimi due milioni di anni. Pensi alla Carta dei Diritti, al viaggio sulla luna, alle grandi religioni, a tutte queste cose incredibili: secondo lui, erano tutte secondarie in confronto alla scoperta dell’evoluzione da parte della coscienza umana.

Per lui, questa scoperta era “l’universo che si ripiegava su se stesso”. Ci sono tutte queste creature che vivono nella natura, poi improvvisamente una di loro guarda la natura negli occhi e dice: «Qual è esattamente il tuo scopo?». Per lui, questo era un mutamento fondamentale. Sviluppò quest’idea parlando della terra come di una serie di involucri. Amo molto questa immagine: prima di tutto, c’è la litosfera o lo strato superficiale di roccia, poi si sviluppano l’atmosfera, l’idrosfera e la biosfera.

Ma, secondo lui, nella nostra epoca si era aggiunto un altro livello, la “noosfera”, cioè un livello generato dal pensiero umano. Non è possibile comprendere la Terra prescindendo da questi livelli. Il modo in cui ciò ha catturato l’immaginazione contemporanea è stato attraverso lo sviluppo dell’Internet, che è simile ai nervi della noosfera.

Susan Bridle: La rivista Wired, tempo fa, ha pubblicato un articolo su Teilhard che affrontava questo argomento. Ma si sono spinti troppo in là, perché sembravano equiparare la noosfera di Teilhard all’Internet, suggerendo che la sua intuizione fosse semplicemente una premonizione di quest’ultima.

Brian Swimme: Sì. Penso che esistano diversi modi di svalutare il suo pensiero e lasciarsene sfuggire delle parti: uno è affermare che la noosfera è l’Internet. Naturalmente, Teilhard direbbe che, come ogni altra cosa nell’universo, l’Internet ha sia una dimensione fisica che spirituale.

Susan Bridle: Cosa significa il fatto che diventiamo consapevoli del processo dell’evoluzione?

Brian Swimme: Teilhard ha creato una grande analogia. Il momento del nostro risveglio, come specie, è molto simile a ciò che accade nell’individuo all’età di circa due anni. Non conosco il momento esatto, ma arriva un giorno in cui il bambino ha, per la prima volta, una percezione approfondita. Nel loro campo fenomenico, gli avvenimenti vengono riordinati in tre dimensioni, mentre prima ne esistevano solo due. Teilhard diceva che la specie sta attraversando questo momento: stiamo scoprendo la profondità del tempo. Prima, vedevamo tutto all’interno di uno spazio molto più ristretto, adesso – wham! – l’universo si spalanca come un tutto nelle profondità del tempo.

Teilhard usò anche questa definizione: “ominizzazione”. Ominizzazione è il modo in cui il pensiero umano trasforma fenomeni e funzioni della Terra già esistenti. Le faccio un esempio. La Terra prende decisioni in ogni momento; in senso lato, ciò si chiama selezione naturale. Quando vi aggiungi il pensiero umano, esso esplode in tutte le decisioni che prendiamo sull’intero pianeta. La decisione umana ha “ominizzato” il processo di selezione naturale, nel bene e nel male. Tutto ciò che è esistito finora sta attraversando questo processo di ominizzazione.

Un altro esempio: osservi i giovani mammiferi e il modo in cui giocano. Fanno confusione, si nascondono, si inseguono, e noi ominizziamo tutto creando l’enorme industria dei divertimenti, degli sport e delle arti. Ogni cosa sembra destinata a passare attraverso questa esplosione, quando è toccata dall’immaginazione umana. L’intuizione finale di Teilhard su ciò che sta accadendo nell’uomo è l’ominizzazione dell’amore.

Vede, egli considerava la forza di gravità, o il modo in cui gli animali si prendono cura gli uni degli altri, come forme d’amore; per lui, l’ominizzazione dell’amore consisteva nel mettere a fuoco e nell’amplificare l’amore fino a trasformarlo in una forza gigantesca nella futura evoluzione della Terra. Questa è la sua frase più famosa: “Verrà un giorno in cui imbriglieremo le energie dell’amore per rivolgerle verso Dio. E, quel giorno, per la seconda volta nella storia del mondo, l’essere umano avrà scoperto il fuoco”.

Susan Bridle: In che modo la nostra consapevolezza della scala evolutiva del tempo aiuta – come lei ha detto prima – “l’evoluzione dell’universo in Dio” o favorisce l’invocazione di Dio attraverso la coscienza umana?

Brian Swimme: Era sua convinzione che un profondo cambiamento a livello dell’essere – un cambiamento del cuore, della mente, del corpo stesso – potesse accadere nell’uomo che imparasse a vedere l’universo come soffuso dell’azione divina. Fece un grande uso di questa parola, “vedere”. La pratica spirituale, secondo lui, consisteva nello sviluppare le qualità necessarie per comprendere veramente tutto ciò, per vedere davvero dove siamo.

Una cosa di cui parlava è il modo in cui tendiamo a lasciarci sopraffare dai grandi numeri; per questo, diceva che avremmo dovuto imparare a vedere delle strutture nei grandi numeri. Quando impareremo ciò, non verremo più schiacciati dall’immensità dell’universo, ma risuoneremo con esso nella sua totalità, come con la forma esteriore del nostro spirito interiore. Questo fu il suo appello: affinché gli uomini sviluppassero tali capacità.

Inoltre, Teilhard aveva un punto di vista interessante sulle tradizioni spirituali, a proposito di questo argomento. Sembra che sostenesse che l’eternità fosse più semplice dell’evoluzione. Considerava l’idea del risveglio all’eternità una delle più importanti nella storia dell’umanità, ma non così difficile come quella di aprire gli occhi alla natura evolutiva e temporale dell’universo.

Susan Bridle: Cosa intende con “risveglio all’eternità”, in questo contesto?

Brian Swimme: Il modo in cui sorgiamo dall’eternità, momento dopo momento. Per sfuggire all’illusione della transitorietà e vedere il momento assoluto… Teilhard considerava ciò un evento mistico importante nella vita di un individuo e nel viaggio umano in generale. Ma aggiunse che risvegliarsi alla natura evolutivo-temporale dell’universo era un compito e una sfida più difficili e profondi. Questo momento rappresenta il viaggio intero, non solo l’anno 2000. Esso rappresenta anche la nascita dell’universo stesso. Ma (e ciò è più utile ai fini di questa discussione) è anche il momento del “futuro assoluto”. La sfida che abbiamo davanti è il richiamo del futuro assoluto sul presente. Questo è, in realtà, il suo misticismo.

Egli sosteneva che, imparando a vedere, diventando attenti e consapevoli in questo universo, si avverte la chiamata e la presenza del Dio non ancora nato che ci chiede (o ci guida verso) quel tipo di azione creativa che darà vita al momento successivo, in un processo che egli definì “divinizzazione”.

Susan Bridle: Ciò è qualcosa su cui abbiamo molto riflettuto, nella preparazione di questo numero del giornale. Spesso, nelle tradizioni orientali, ci si sofferma solo sul “risveglio all’eternità” che lei ha appena descritto. Ma nel lavoro di Teilhard c’è un altro richiamo. C’è il richiamo a manifestare la perfezione dell’Assoluto nella forma, affinché ci siano sempre più complessità, ordine e perfezione nella forma, nel tempo, nello spazio e nella materia. Sembra che Teilhard unisca l’assoluto e il manifesto in una concezione veramente non dualistica, unica nel suo genere.

Brian Swimme: Giusto. Amo il suo orientamento e il suo punto di vista sulle religioni tradizionali. Egli sostiene che il futuro delle tradizioni spirituali sul nostro pianeta sarà determinato dal grado con cui favoriranno il processo di divinizzazione. E sottolinea il fatto che una delle difficoltà è che, fino al momento presente, ci siamo considerati all’interno di queste tradizioni. Ma ora, secondo lui, è l’universo la nostra casa. È un modo di valorizzare queste tradizioni, ma vedendole dalla corretta prospettiva del contesto assoluto, cioè l’universo come un tutto unico.

Susan Bridle: Teilhard è noto soprattutto per il concetto del “punto omega”. Il termine è diventato molto popolare, ma sembra che poche persone capiscano davvero quello che intendeva dire. Può spiegare il punto omega di Teilhard?

Brian Swimme: Con “punto omega”, Teilhard intendeva un universo che si era trasformato in Dio; voleva dire Dio in forma incarnata. Egli concepiva il punto omega in due modi: da una parte, come un evento verso cui si sta dirigendo l’universo, nel futuro. Ma immaginò anche (e per noi è veramente difficile concepirlo) che, sebbene il punto omega sia nel futuro, eserciti un’azione nel presente. Quando pensiamo al punto omega secondo la nostra coscienza occidentale, è difficile non immaginare una linea con il punto omega alla fine. Lui non la pensava così; riteneva che il punto omega permeasse ogni cosa. Immaginava che l’influenza del punto omega s’irradiasse dal futuro verso il presente.

In qualche modo misterioso, il futuro è qui. Teilhard pensava che il futuro si manifestasse qui e ora come un’esperienza di attrazione o richiamo, o come ardore, lo “zest”. Questa è la parola che usava, che amo molto. Noi – intendendo per “noi” tutto ciò che è nell’universo – siamo spinti in avanti, e questa forza attrattiva inizia un processo che termina in un essere più grande e profondo. Egli considerava questa attrazione come amore, ritenendola una prova della presenza del punto omega. Quando sperimenti quell’attrazione, quello zest, stai sperimentando il futuro. Stai sperimentando il punto omega, Dio e il tuo destino.

Susan Bridle: Cosa significa, per l’universo, diventare Dio?

Brian Swimme: Visto che siamo nel mezzo del processo, al massimo possiamo averne immagini grossolane, metafore, piccoli bagliori e intuizioni. L’immagine che mi piace è questa: una roccia fusa che, da sola, si trasforma in una madre che si prende cura del suo bambino. È una trasformazione piuttosto stupefacente; ovviamente, richiede quattro miliardi di anni.

Il silicio, il magnesio e tutti gli elementi di cui è composta una roccia si trasformano nei luminosi occhi blu, nei bei capelli castani e nell’amore, la cura e anche il sacrificio profondi per il bambino. È una trasfigurazione profonda. L’amore, la verità, la compassione, lo zest e tutte queste qualità che consideriamo divine s’incarnano potentemente nell’universo. Questa immagine rappresenta il mio modo di concepire la trasformazione dell’universo nel divino.

Susan Bridle: Quindi è un processo mediante il quale Dio diventa sempre più esplicito o incarnato nelle forme dell’universo?

Brian Swimme: Sì, esattamente. Teilhard parlava anche di “dar vita a una persona”. Per esempio, il suo collega Craig si trova dall’altra parte della stanza. Se lei andasse indietro di cinque miliardi di anni, gli atomi del corpo di Craig sarebbero sparsi in un raggio di più di cento milioni di chilometri. Il misterioso processo con cui la materia si trasforma nella personalità o nella persona è ciò che Teilhard considerava l’essenza dell’evoluzione. L’evoluzione non è fredda. Egli vedeva il punto omega come lo stesso processo di nascita o attualizzazione di questa nuova, grande Persona Divina, non solo grazie all’interazione di tutti gli atomi fra loro, ma grazie alle “persone” di tutti gli esseri umani e degli altri animali.

Ognuno di noi è parte di questo processo: in tal modo, l’intero universo si trasforma nel corpo di Dio. Per capire quanto sia radicale il pensiero di Teilhard, pensi a un animale e lo dissolva, con l’immaginazione, indietro nel tempo, fino a ridurlo a singole cellule. Prima di settecento milioni di anni fa, non esisteva alcun organismo pluricellulare; per oltre tre miliardi d’anni, sono esistiti solo organismi unicellulari. Se lei arriva a conoscere a fondo un animale, sa che ha una personalità. Ma la personalità è qualcosa di evocato dalle cellule. Quindi, secondo la concezione di Teilhard, i membri individuali dell’universo, in realtà, stanno evocando una Persona Divina. Di fatto, stiamo dando vita a una personalità-mente-spirito più ampia e comprensiva.

Susan Bridle: In un certo senso, ciò non era meno vero sessantacinque milioni di anni fa di quanto non lo sia oggi. Eppure, allo stesso tempo, gli esseri umani stanno diventando coscienti solo ora della nostra evoluzione e della nostra partecipazione consapevole a questo processo più ampio. In che modo lei crede che ciò abbia cambiato questo processo?

Brian Swimme: Penso che la differenza stia nel fatto che, mentre ogni membro dell’universo partecipa alla costruzione del cosmo, tale partecipazione avviene senza una riflessione conscia. Anche noi stiamo partecipando alla costruzione del cosmo, ma abbiamo la consapevolezza di farlo. Questa è la differenza essenziale dell’essere umano. Riconosciamo questo processo in atto, e possiamo comprendere che vi stiamo partecipando attivamente. Non ci limitiamo a parteciparvi, ma sappiamo che lo stiamo facendo.

Questo richiede un certo sviluppo spirituale, in modo che possiamo trovare la nostra strada tra le due reazioni estreme a questo stato di cose. Da un lato, possiamo essere così sopraffatti da ciò, paralizzati dalla responsabilità, che evitiamo di vivere davvero questo destino. Penso che questo succede frequentemente. Ora come ora è ciò che accade nella nostra civiltà, nella maggioranza dei casi. Ma l’altro estremo è altrettanto negativo.

Diventiamo così tronfi per il ruolo che ricopriamo, che cominciamo a credere di essere noi la reale azione dell’universo, e che la nostra illuminazione sia l’unica cosa che davvero importi. Ma non credo che le cose stiano così. Piuttosto, credo che stiamo partecipando a questo evento enorme, vasto e intricato, e che siamo membri della comunità, ma sembra che siamo specialmente destinati a riflettere su tutto ciò e a parteciparvi in modo cosciente. Quindi, io cerco di sottolineare l’unicità, ma allo stesso tempo la presenza di una parità. Entrambe sono presenti. Siamo unici nel nostro ruolo ma, a livello ontologico, c’è parità. Non siamo in qualche modo superiori alla luna, al fitoplancton, ai ragni o a qualsiasi altra cosa. Ognuno è essenziale.

Susan Bridle: Qual è l’importanza del pensiero di Teilhard sull’evoluzione e il ruolo dell’essere umano nell’attuale crisi planetaria?

Brian Swimme: Vorrei evidenziare due punti. Primo, il pensiero di Teilhard sull’evoluzione ci mette nelle condizioni di apprezzare il vero significato della nostra epoca. È molto difficile per noi comprendere davvero cosa vuol dire prendere decisioni che avranno un impatto sui prossimi dieci milioni di anni. Anche se comprendiamo l’idea, è qualcosa che resta a un livello mentale. Lo studio del pensiero e dell’opera di Teilhard può essere considerato una pratica spirituale per iniziare a pensare al livello oggi richiesto dagli uomini; per esempio, pensare sulla scala dei dieci milioni d’anni. Per la gente, è difficile arrivarci.

La seconda cosa che vorrei dire è che gran parte della discussione ecologica è piena di negatività, perché qualsiasi persona dotata di intelligenza resterà sconvolta dall’orrore della distruzione in atto. Uno dei grandi contributi di Teilhard è che ci permette di cominciare a immaginare che questa transizione ha una possibilità di terminare, nel futuro, in un modo di vivere veramente splendido; inoltre, il suo pensiero ci fornisce l’energia di cui abbiamo bisogno per affrontare le difficoltà di questo conflitto. Questo, per me, è estremamente importante. Egli è in grado di attivare lo zest, l’entusiasmo più profondo per la vita e l’esistenza che penso sia necessario oggi per una vera leadership.