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Max Théon e il Movimento Cosmique

di Emilio Michele Fairendelli - 18/10/2010


Il contributo a firma del Cav. Emilio Michele Fairendelli apparso su Lex Aurea n° 17 cita e riproduce incidentalmente il Simbolo di Max Théon.
Più precisamente, il Simbolo del Movimento Cosmique e delle sue pubblicazioni.
E’ il tempo di una rimeditazione sulla figura potente ed enigmatica di Théon, occultista e filosofo per il quale non si è mai riusciti ad ottenere un inquadramento pienamente soddisfacente nel panorama della ricerca spirituale del ‘900.
Lo sforzo di penetrare nella sua essenza – aldilà delle mitologie, degli aneddoti, del talmudismo storico, tutti elementi pertinenti al personaggio e alla discussione su di lui – è il solo che potrà aprire la chiave della comprensione del suo lavoro, della filosofia Cosmique, e disegnarne il vero lascito all’interno dell’Opera…

I

Max Théon, ca. 1915
Max Théon, ca. 1915

Con ogni probabilità, Max Théon nasce come Maximilian Louis Bimstein intorno al 1850.
Con ogni probabilità nasce a Varsavia e suo padre è un Rabbino, Leon Judas.
Le poche fonti disponibili citano una gioventù di viaggi: l’Egitto, dove Théon sarebbe stato discepolo del Mago copto Paulos Metamon (attribuitogli successivamente anche come padre), forse l’India, considerandone la conoscenza, riportata da Mère nella sua Agenda, dei Veda e del sanscrito…
I legami con la Blavatsky sono certi. Pascal Themanlys, figlio di Louis, il discepolo più attendibile ed importante di Théon, menziona tanto Madame Blavatsky quanto Mirra Alfassa, successivamente nota come Mére, come discepoli di Théon.
In alcun modo non comprovabile – e facente parte dell’apparato mitologico che citavo in precedenza – è l’identificazione di Tuitit Bey, uno dei Mahatmas blavatskiani, con Théon.
Thèon si stabilisce poi a Londra, dove fonda o entra a far parte, e comunque dirige come Gran Maestro del Cerchio Esterno – siamo tra il 1870 ed il 1880 – l’Hermetic Brotherhood of Luxor, Società dalle origini oscure ma legata con evidenza certa alla Brotherhood of Luxor coinvolta nella fondazione della Società Teosofica e ad altre Confraternite più antiche.
La presenza di Théon a Londra lascia strane tracce: i giornali dell’epoca riportano gli avvisi di un guaritore psichico a nome Theosi, il cui indirizzo è curiosamente lo stesso riportato sul successivo certificato di matrimonio di Théon.
L’HBL è nella sostanza una Società magica, volta a ricerche sull’occultismo pratico e tuttavia le sue enunciazioni di principio, la Carta, quasi certamente redatta da Théon, hanno il respiro delle grandi visioni, dove l’ispirazione luriana è evidente e dove gli adepti sono chiamati a raccolta sulla base della più alta visione universale.
Chi vuole approfondire nel dettaglio su HBL e i suoi personaggi può rivolgersi a molti testi, al completissimo libro di Chanel, Deveney e Godwin La Fraternitè Hermètique du Louxor (1), o a The Story of the Hermetic Brotherhood of Light di T. Allen Greenfield (2).
Nel 1885 Théon sposa una giovane poetessa irlandese, Alma (Miriam Lin Woodroffe?) conosciuta negli ambienti londinesi.
Il matrimonio con Alma, passiva e veggente di grandezza incomparabile, segna uno spartiacque preciso nella vita di Théon: egli abbandona di lì a poco l’HBL, la coppia si trasferisce sul Continente, in Italia, in Francia per alcuni anni e da lì stabilmente in Algeria, a Tlemcen, allo Zarif.
Da quel momento la ricerca di Théon si sposta lungo un asse radicalmente diverso, il cammino è percorso in coppia (la Forza di Théon come guida, l’azione ricevente e veggente di Alma), gli enunciati della Carta di HBL vengono riproposti, con variazioni non sostanziali, nei Principes de la Base de la Philosophie Cosmique.
I Principi e la Revue Cosmique, dove pubblica diversi articoli anche Mére e che circola a Parigi per circa un decennio, disegnano anche una vera e propria sociologia Cosmique di livello essoterico – semplice quanto vera e luminosa – equivalente degli insegnamenti più esterni di tutte le Tradizioni e le Fratellanze.
Ora però ogni investigazione di carattere esclusivamente magico è abolita, la ricerca è condotta in stato di dualità, il maschile e il femminile; si tratta di recuperare le Tradizioni cosmiche perdute, di acquisirle, di fondare un lavoro evolutivo sulla loro meditazione; Alma scrive incessantemente, migliaia di pagine, attivata dalla Forza del Maestro, probabilmente in modalità di scrittura automatica.
Théon guida inoltre un lavoro occulto con diversi studenti e passive, si ricordi il soggiorno a Tlemcen di Mére: viaggi astrali guidati, investigazioni dei piani sottili alla ricerca di segreti dei vari piani e della Manifestazione…
Nel 1908, durante un viaggio nell’Isola di Jersey e a seguito di una caduta in mare forse causata da uno stato di esteriorizzazione o di trance, Alma muore.
In seguito alla sua morte, Théon cade in uno stato di profonda depressione, confida ai suoi discepoli, tra cui spiccano Louis e Claire Themanlys, che il Movimento Cosmique non può più proseguire, non essendo più lui in stato di dualità; la Revue Cosmique cessa le pubblicazioni, si esaurisce la produzione dei testi.
Lo scoppio della prima guerra mondiale, con il suo tremendo carico di morte, getta Théon nel più profondo sconforto.
Completamente interiorizzato, Aia Aziz - il Beneamato – per i lettori della Revue e per gli abitanti di Tlemcen a volte benedetti dalle sue mai pubblicizzate facoltà taumaturgiche, si spegne a Tlemcen, allo Zarif, dove è sepolto, nel 1927.

Alma e Max Théon
Alma e Max Théon

II

Il Movimento Cosmique dichiara di voler recuperare la Tradizione perduta delle epoche cosmiche.
Nel quadro tipicamente ebraico del Tikkun, la Restituzione, si succedono le epoche cosmiche e si manifestano, in modo sferico e concentrico, i vari piani dell’Essere, dal materiale al nervoso-vitale, al mentale, allo spirituale; al di sopra di tutto, il Divino, presente in ogni atomo e tuttavia infinitamente infinito e infinitamente impensabile per l’uomo nella sua condizione attuale.
Per Théon la Manifestazione non origina direttamente dal Supremo, la Causa senza causa la cui Volontà originale ed il cui Essere restano appunto avvolti nella Sua assoluta impensabilità; per il Supremo gli Eoni e le Epoche non sono che grani di polvere e né la parola né la mente dell’Uomo come è costituito oggi possono immaginarLo; la Manifestazione è prodotta e definita dai Formatori, entità che nascono dalla rottura dell’unità originaria che precede l’inizio di ogni Epoca.
Lasciamo, perché si comprenda, spazio alle potenti parole di Théon e Alma.
Siamo all’inizio di The Sixth Cosmic Epoch (3).
Il libro è pubblicato in inglese.
Théon era solito ammettere alla lettura di questo testo solo gli studenti più avanzati:

“I
One conceptional, intellectual, eternal Dual Germ in passivity.
Substance eternal, universal, limitless, in all states and degrees, from the most rarefied to the most dense, in passivity.

II
In the conceptional, intellectual, eternal Dual Germ is evolved in passivity the conception of that which is exterior to itself.

III
Passive conception evolves to active conception.
Hence the conceptional, intellectual Cosmic Embryo.

IV
The evolvement of the conceptional, intellectual Cosmic Embryo towards perfection.

V
The manifestation of the conceptional, intellectual Cosmic Embryo as Light or Intelligence in the midst of eternal, limitless, universal mingled substance.

VI
By reason of the law of cosmic affinity, eternal, limitless, universal substance responding to visible Light or Intelligence, quits the state of passivity for that of motion.

IX
In the mutual pathotic union of the centripetal and centrifugal, that is of the conservative and the expansive, the passive and the active states develop active and passive individual formation, the first formed beings: Intelligence in individual form.

…”

Le epoche cosmiche si succedono in cicli sabbatici, ogni settima era l’Universo si riassorbe per di nuovo manifestarsi.
All’Uomo, supremo evolutore del piano materiale della Manifestazione, il compito di trasformare la materia, divinizzandola, compiendo l’Opera e sostituendo l’inevitabilità di una trasformazione retrogressiva dominata dalla Morte con la perfezione e la Gloria di una trasformazione progressiva.
Per raffigurare tutto questo occorre proporre ed usare una terminologia nuova, che appare nel primo capitolo de La Tradition Cosmique testo in francese disponibile in integrale nei sei volumi su Internet e che costituisce il lessico theoniano, un lessico di non facile comprensione e a prima vista artificiale (mediato per opportunità dalle scienze biologiche – il nucleolinus, ecc. – per quanto concerne la prima parte della Tradition) , ma che disegna comunque l’orizzonte entro cui si muove il suo pensiero.
E’ evidente che niente nel pensiero di Théon si discosta in modo significativo dall’escatologia ebraica, in particolare da quella del Tikkun luriano: potrebbe, d’altronde essere diversamente?
I gruppi di studio che a Gerusalemme si rifanno ancor oggi al pensiero di Théon – fino all’anno duemila guidati dal figlio di Louis Themanlys, Pascal, attribuiscono a Théon un nome prettamente ebraico, Eliezer Mordechai Theon Ben Rivka, e si riferiscono a lui come un Chassid tradizionale, morto a Tlemcen poco prima del suo già deciso ritorno a Gerusalemme.
L’altro gruppo residuo di seguaci della Tradition sopravvive, ridotto a poche unità dall’identità e dalla qualità incerte, in Francia e vive invece un Théon totalmente diverso; incentra la sua attività esclusivamente sugli scritti di Alma e sul testo della Tradition, testo che funge da supporto, direttamente e senza mediazione, durante gli incontri di meditazione.
Non esistono punti di contatto operativi tra i due gruppi.

III

Théon nel giardino dello Zarif a Tlemcen
Théon nel giardino dello Zarif a Tlemcen

Ritengo che, anche per meglio centrare ulteriori approfondimenti, dalla figura e dall’opera di Max Thèon debbano essere individuati alcuni elementi:

- -il Théon eccentrico (il guaritore Theosi del periodo londinese, lo stesso nome – Max Théon, il Dio Supremo! – poi scelto, la nascosta attività taumaturgica, l’autore con Alma di delicati e comici scherzi magici agli ospiti in visita a Tlemcen (4), la paura che tenta scherzosamente di incutere a Mère accogliendola, in veste nera lui usualmente vestito di bianco, alla stazione di Tlemcen: “Ora siete sola con me e sapete ciò che la gente dice. Non avete dunque…paura?” E Mère: “Io non ho mai paura. Ho il Divino, qui (toccandosi il petto)”, un Thèon di ironia tipicamente ebraica forse perfino consapevole e divertito di essere anche, come scrive Mirra nella sua Agenda, una incarnazione parziale del Signore della Morte;

- la peculiarità dell’azione duale di Théon e di Alma, che trova un parallelo stupefacente con le figure di Sri Aurobindo e Mirra Alfassa: il Simbolo di Aurobindo che viene mediato da quello Cosmique, i frequenti riferimenti di Mère alla sua formazione con Théon e alla sua Visione (si veda il primo libro della trilogia di Satprem su Mére (5), e anche, (6), Sujata Nahar); si tratta di una condizione di completezza, di Avatar doppio, in qualche modo irrinunciabile a questo punto della nostra evoluzione o quando si giunga a momenti decisivi?

- le differenze tra la visione delle Epoche e dei Formatori theoniana e la narrazione arcontica del pensiero gnostico; quali sono, queste differenze? quale distanza occorre porre tra l’Impensabile Uno ed i demiurghi perché sia possibile intendere l’Universo non solo come una prigione da cui fuggire ma come un assoluto campo della Trasformazione relativo anche al dominio materiale, dove gli Arconti agiscono solo in caduta ma dove è l’Uomo l’Evolutore supremo, riconducendo così Tutto al puro Ananda creatore, a una Evoluzione senza fine?

- la concezione theoniana dell’assoluta impensabilità (e non solo per il mentale dell’Uomo ma, secondo Théon, per le sue migliori possibilità allo stato attuale) del Divino, peraltro già presente nell’esoterismo ebraico: siamo infine liberati dalla concezione di un Supremo troppo vicino, al di là del velo; intuiamo, con il Salmista, l’essere molto di più di tutto ciò che è pensabile della Sua Gloria e del Suo Infinito, del dispiegarsi degli Eoni nel Tempo che Gli appartiene; in questo scenario la Fede in un Universo destinato alla Restituzione appare più facile; ai Formatori dobbiamo la stranezza della manifestazione materiale, le creature degli abissi marini, l’aquila, il levriero, il ragno, così come le stelle e gli ego che ci affaticano; a loro, nello squilibrio originario che presiede il primo attimo di ogni Epoca così come descritto nel terribile incipit di The Sixth Cosmic Epoch più sopra riportato, dobbiamo anche quanto in noi non è scintilla dell’Impensabile o pura sostanza, il nostro essere nervoso, vitale, mentale, i nostri limiti ed il nostro esilio nel quale a volte la disperazione per ciò di cui siamo stati privati o che abbiamo perduto è insostenibile; quanto va compreso, trasformato, rettificato, portato a perfezione perché un giorno nelle Epoche sia possibile la Realizzazione Suprema, la sconfitta della Morte, l’ottenimento del Corpo di Gloria e la Vita Divina su questa Terra.
La Restituzione.

Bibliografia di riferimento

1) Chanel, Godwin, Deveney, La Fraternitè hermetique del Louxor, Dervy.
2) T.A. Greenfield, The Story of the Hermetic Brotherohood of Light, T.A.G.
3) Max Théon, The Sixth Cosmic Epoch, Argaman.
4) C. e L. Thémanlys, Un séjour chez le grands Initiés, Publications Cosmiques.
5) Satprem, Mére e il materialismo divino, Astrolabio.
6) Sujata Nahar, Mother’s Cronichles – Mirra the Occultist, I.R.E.