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Iraq, Wikileaks svela il volto della guerra

di Ornella Sangiovanni - 23/10/2010





Un bagno di sangue: oltre 109.000 iracheni morti dall’inizio della guerra all’Iraq decisa dall’amministrazione Bush, nel marzo 2003 – e questo solo fino al 2009. E’ quanto mostrano i quasi 400.000 documenti delle forze armate statunitensi rimasti finora segreti, e resi pubblici già ieri da Wikileaks, costretto a pubblicare in anticipo la documentazione dopo che al Jazira aveva rotto l'embargo.

Di questi morti la maggioranza sono civili: oltre 66.000, ossia più della metà.
E’ solo uno dei dati che emerge da una prima lettura dall’enorme mole di materiale (391.832 documenti, per la precisione) di cui l’organizzazione ormai diventata celebre in tutto il mondo è riuscita a entrare in possesso.

Non ne esce bene nessuno: non gli americani, sicuramente. Che, oltre a essersi macchiati di numerosi crimini, hanno ignorato gli abusi che venivano commessi dalle forze di sicurezza irachene, soldati e poliziotti  – sui detenuti, ad esempio.

Almeno sei detenuti, se non di più, sono morti mentre erano in custodia per le percosse subite: i prigionieri venivano costantemente frustati, picchiati, e maltrattati. Almeno in un caso gli americani hanno avuto il sospetto che a un detenuto iracheno fossero state amputate le dita e disciolte nell'acido.  E non hanno fatto nulla.

I documenti pubblicati da Wikileaks – riferisce al Jazira - "rivelano che gli Stati Uniti erano al corrente del ricorso alla tortura autorizzato dallo Stato (iracheno)".

Al materiale che già fu top secret danno già molto spazio anche i media mainstream: il Guardian, ad esempio, che dedica un’intera sezione del suo sito alla loro presentazione e analisi, e così fa anche il New York Times.

Moltissime, troppe per elencarle tutte, anche di passaggio, le rivelazioni (e le conferme) - come i civili iracheni uccisi dai soldati americani ai checkpoint: 681 civili, tra i quali molte donne e bambini.

Non solo: i militari a stelle e strisce scoprirono i cadaveri di "migliaia di uomini e donne vittime di esecuzioni sommarie", ma si guardarono bene dal renderlo noto.

I documenti gettano luce anche su altri episodi di cui già si era a conoscenza: un elicottero Apache, ad esempio, il Crazyhorse 18 - quello coinvolto nell'uccisione di due giornalisti della Reuters, messo all'indice dopo un video pubblicato da Wikileaks che testimoniava la strage, aveva in precedenza sparato uccidendo due iracheni, nonostante questi si fossero arresi.

"Vogliono arrendersi", aveva segnalato l'elicottero agli alti comandi, prima di ricevere da un avvocato militare della vicina base aerea di Taji il via libera al fuoco.

E poi ancora i tanti civili iracheni mandati avanti su strade minate, con la scusa di "pulire la strada da macerie e rifiuti", mentre in realtà servivano per verificare la presenza di ordigni.

Il Pentagono, la cui reazione ufficiale è arrivata con un comunicato (erano settimane che si stava preparando a parare il colpo), minimizza: gli episodi denunciati: "sono stati a suo tempo ampiamente riportati in servizi di cronaca, libri, e film”.

E minimizza anche il governo di Baghdad.

"Nessuna sorpresa" nei documenti pubblicati da Wikileaks, è il primo commento, affidato al ministero dei Diritti umani.

Fonti: Guardian, New York Times, ANSA