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Serve un’agricoltura 2.0

di Emanuele Bompan - 23/10/2010



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  Seconda giornata del Salone del gusto e di Terra Madre a Torino. Già un successo, secondo gli organizzatori di Slow Food. Petrini: «Dobbiamo restituire valore al cibo. Non è un bene di scambio qualsiasi».

La seconda giornata del Salone del gusto e di Terra madre conferma la parata di colori, odori e sapori. Il lingotto è già in tilt per l’affluenza record – sono attese oltre 200mila presenze - e file di visitatori si sono accalcate fino dalla mattina di ieri per stuzzicare, annusare, dibattere di gran cru, formaggi d’autore e prodotti dei presidi slow food. «Il più bel salone che abbiamo mai organizzato», ha commentato il presidente di Slow Food Italia Roberto Burdese durante la cerimonia di apertura. Il mattatore è ovviamente Carlo Petrini, leader del movimento Slow. Davanti al presidente della regione Piemonte Cota, il ministro filo-ogm all’agricoltura Giancarlo Galan e il sindaco di Torino Chiamparino, Petrini ricorda la crisi del settore agricolo, «complessa, entropica. Necessitiamo di nuovi paradigmi, di nuove idee» ha esordito Petrini.
 
«Non penso di essere smentito affermando che nella storia del nostro paese non è mai successa nel settore una crisi come questa, ogni comparto dell’agricoltura è in sofferenza». Ma alla critica aggiunge una visione propositiva. «Dobbiamo restituire valorialità al cibo, che non è un bene di scambio qualunque. I computer non si mangiano. Dobbiamo abbandonare la filosofia del prezzo stracciato, che non remunera i produttori, che non è un segno di civiltà. Si deve ridare un prezzo giusto al cibo, che non significa caro, e ridurre soprattutto gli sprechi. In Italia 4mila tonnellate di cibo edibile vanno ogni giorno nella spazzatura! Siamo impazziti!» Mangiare meno e mangiare meglio, senza necessariamente pagare il più. «Per risolvere la questione delle retribuzioni dei produttori bisogna attaccare la Gdo (la grande distribuzione organizzata), specialmente i buyer.
 
È qua che si crea la strozzatura del prezzo legata alla filiera lunga», spiega una addetta ai lavori che preferisce non rilasciare il suo nome. «Petrini ha ragione, ma è difficile che non esista un’altra logica del prezzo nella Gdo, supermercati e persone acquistano di tutto al discount, anche se poi buttano la metà dei prodotti e si intossicano. I consumatori possono cambiarla». Al lingotto ovviamente la filosofia del cibo è quella di Carlo, o Carlin, come lo chiamano tanti piemonetesi affettuosamente. «Oggi dobbiamo creare una generazione di contadini moderni che coniughino scienza e saperi tradizionali, con nuovi modelli di distribuzione. Serve un’agricoltura 2.0».
 
Produttori indipendenti come Tim Key, dagli Usa sostengono che servono meno burocrazie, più fiducia e accesso al credito, specie per i più giovani». Ma il salone non è solo politica e tanti si concentrano sulle centinaia di stand presenti. Terra vi dà i suoi consigli per oggi. Se riuscite a trovare i biglietti, suggeriamo i “magnifici Novanta di Sandrone”, uno dei vignaiuoli più celebri e celebrati del Barolo, sei annate da stappare per conoscere i segreti delle langhe. Se a sera siete ancora affamati per gli “appuntamenti a tavola” si terrà un’interessante cena dal titolo “La Cina sostenibile”, cucina classica cinese con prodotti biologici e biodinamici a basso impatto ambientale.