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La contabilità creativa della Cina

di Ellen Brown - 08/11/2010

COME HA INSABBIATO IL SUO DEBITO ED E' AVANZATA RAPIDAMENTE CON STIMOLO



La Cina potrebbe essere pesantemente indebitata quanto noi. Ha solo un diverso modo di gestire i propri registri – il che rende una pubblicità politica di primo piano patrocinata dal Citizens Against Government Waste, un gruppo di esperti fiscalmente conservativo, particolarmente ironica. Ambientata nel 2030 in una sala conferenze in Cina, la controversa pubblicità mostra un professore cinese che tiene una lezione sulla caduta degli imperi: Grecia, Roma, Gran Bretagna, Stati Uniti… “Tutti hanno commesso lo stesso errore”, dice. “Hanno voltato le spalle a quegli stessi principi che li hanno resi grandi. L’America ha cercato di spendere e tassare se stessa fuori da una grande recessione. Gli enormi cosiddetti incentivi alla spesa, i notevoli cambiamenti all’assistenza sanitaria, la rilevazione delle industrie private da parte del governo, ed il debito insostenibile.” Sicuramente, egli afferma, poiché i cinesi hanno padroneggiato il proprio debito, ora sono i principali degli americani. Gli studenti ridono. L’annuncio conclude, “Puoi cambiare il futuro. Devi farlo”.





James Fallows, scrivendo su Atlantic, rimarca:

“La pubblicità sostiene l’affermazione ufficiale cinese che l’America è collassata perché, durante la recessione, ha contato su (a) stimoli governativi alla spesa, (b) grandi cambiamenti nel suo sistema assistenziale pubblico, e (c) intervento pubblico sulle maggiori industrie – ognuno dei quali ha certamente rappresentato una parte cruciale della politica cinese (vincente) anti-recessione.”


E ciò è un’anomalia. Un’altra anomalia è il fatto che la Cina sia riuscita a mantenere il suo debito notevolmente basso nonostante decenni di spesa amministrativa esorbitante. Secondo l’FMI (“Fondo Monetario Internazionale” ndt), il debito cumulativo lordo cinese ammonta soltanto al 22% del PIL 2010, in confronto al debito lordo statunitense che è del 94% del PIL.
Qual è il segreto della Cina? Secondo il cronista finanziario, Jim Jubak, esso può essere soltanto una “contabilità creativa” – il tipo di contabilità per cui è famosa Wall Street, dove i debiti vengono cancellati dai registri e trasformati in “attivo”. La Cina è riuscita a far ciò perché non è paese debitore di creditori stranieri. Le banche che effettuano i finanziamenti appartengono allo stato, e lo stato può cancellare i propri debiti.

Jubak osserva:

“La Cina ha tutta una tradizione nel cancellare i debiti dai propri registri ed insabbiarli, il che dovrebbe spingerci a colpire e pungolare le sue cifre. Se torniamo indietro all’ultima volta che la Cina ha falsificato ai massimi livelli i suoi registri contabili nazionali, durante la crisi della moneta asiatica del 1997, possiamo avere un’idea di dove possa essere nascosto adesso il suo debito”.


La maggior parte dei prestiti bancari, afferma Jubak, è andata a compagnie di proprietà statale – circa il 70% del totale. Il crollo del commercio estero della Cina successivo alla crisi comportò che le sue banche improvvisamente insabbiarono debiti per miliardi, che chiaramente non sarebbero mai stati pagati. Ma ciò accadeva quando le maggiori banche cinesi stavano cercando di aumentare il capitale vendendo azioni a Hong Kong e New York, e nessuna banca poteva diventare pubblica con un credito inesigibile così grande sui propri registri. La soluzione creativa? Il governo di Pechino ha fondato compagnie dedicate alla gestione delle risorse per le quattro maggiori banche statali, l’equivalente delle “società veicolo” (“Special Purpose Vehicles”) progettate da Wall Street per incanalare i prestiti di beni immobili fuori dai registri contabili degli Stati Uniti. Le entità cinesi hanno infine acquistato 287 miliardi di dollari di mutui insolvibili dalle banche statali. Per pagare questi debiti, hanno emesso delle obbligazioni alle banche, sulle quali quest’ultime pagano gli interessi. In questo modo le banche statali hanno spazzato via dai propri registri contabili 287 miliardi di dollari di debito insolvibile ed hanno trasformato i mutui inesigibili in un flusso di entrate derivanti dalle obbligazioni.

Suona familiare? Wall Street fece lo stesso nel piano di salvataggio del 2008, con il governo americano che ne ha sottoscritto l’accordo. La differenza risiede nel fatto che le maggiori banche cinesi appartengono al governo, così che il governo, e non gruppi bancari privati, possono trarre beneficio dall’intesa. Conformemente a quanto l’economista britannico Samah El-Shahat scrive su Al Jazeera nell’agosto del 2009:

“La Cina non ha permesso al suo settore bancario di diventare così potente, così influente e così grande da prendere decisioni o da assumere il controllo del piano di salvataggio. In poche parole, il governo ha preferito rispondere al suo popolo e porre gli interessi di quest’ultimo prima di qualsiasi gruppo o interesse acquisito. Ed è per questo che le banche cinesi stanno concedendo prestiti con cifre da record alla popolazione ed ai suoi affari.”


Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, al contrario:

“Le banche hanno acquisito tutto il denaro dai contribuenti ed il denaro mutuabile a basso interesse dal “quantitative easing” (“alleggerimento quantitativo, ovvero la creazione di una moneta da parte delle banche centrali e la sua iniezione nel mercato “ndt) delle banche centrali. Lo stanno usando per mantenersi e per riordinare i loro bilanci anziché concedere prestiti alla popolazione. Le banche si sono appropriate del denaro, ed il nostro governo non sta facendo nulla per impedirlo. In realtà, essi stessi sono complici nel permettere che tutto ciò stia accadendo.”


Oggi, continua Jubak, il problema del debito cinese è rappresentato dalle migliaia di compagnie investitrici fondate dai governi locali per chiedere in prestito il denaro dalle banche e concederlo alle compagnie locali, una politica che ha creato migliaia di posti di lavoro ma che ha lasciato un “debt overhang” (“indebitamento mal assortito ed in quantità crescente” ndt) fuori bilancio. Jubak cita l’economista Victor Shih, il quale afferma che le società d’investimento pubbliche possedevano un totale di 1,7 trilioni di dollari di debito insoluto alla fine del 2009, ovvero circa il 35% del PIL della Cina. Le banche, oltretutto, hanno dilazionato 1,9 trilioni di dollari in fidi alle società di investimento locali. Congiuntamente, il debito ed il fido ammontano a 3,8 trilioni di dollari. Cioè il 75% del PIL della Cina, che è proporzionatamente un po’ meno del PIL statunitense. Nulla di tutto ciò viene riportato dal calcolo dell’FMI nel 22% del debito lordo come percentuale del PIL, afferma Shih. Se così fosse, la cifra dovrebbe aggirarsi intorno al 100% del PIL. In proporzione, quindi, la Cina potrebbe essere fortemente indebitata, addirittura più di quanto lo siamo noi. Tutt’ora sta cercando di investire pesantemente sulle infrastrutture, sull’economia e sul lavoro locale. Il suo piano finanziario creativo sembra possa funzionare per i cinesi. Può trattarsi di un trucco, ma è stata una manovra necessaria per armonizzare la sua realtà economica agli standard delle attività bancarie occidentali.

Perché la Cina potesse entrare a far parte dell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) nel 2001, avrebbe dovuto rivedere i suoi metodi finanziari per conformarli ai requisiti occidentali; ma, prima del suo ingresso, non considerò le sovvenzioni alle sue imprese statali come “non-performing loans”(“crediti in sofferenza” ndt). Ciò che l’FMI chiama “garanzie contingenti”. Se queste vengono ripagate, bene; in caso contrario, vengono cancellate. Non c’erano creditori che richiedessero i pagamenti dalle banche statali. Il creditore era lo stato; e lo stato, almeno in teoria, era il popolo. In ogni caso, lo stato possedeva le banche. Stava concedendo prestiti a se stesso, e poteva annullare i debiti a suo piacimento. Era meglio tramutare gli “NPL” in “SPV” (“società veicolo” ndt) che risparmiare sui servizi ed imporre tasse più alte alla popolazione. Il governo cinese risparmiò sui servizi ed aumentò le tasse, a scapito delle masse in difficoltà, ma non nella misura che, quantomeno, era necessaria per bilanciare i registri finanziari agli standard occidentali.

Mentre il resto del mondo soffre a causa di un’irrefrenabile stretta sul credito, oggi le banche cinesi si trovano in un’impetuosità di prestiti. L’impeto di concedere nuovi mutui è una risposta diretta alla politica economica di stimolo del governo, che sostiene le infrastrutture e lo sviluppo interno. Il governo cinese ha potuto concedere alle proprie banche di aprire le porte ai prestiti proprio quando le banche statunitensi si comportavano da spilorce con i propri fondi perché il governo ha la proprietà sulle banche. Il sistema bancario cinese è stato parzialmente privatizzato, ma il governo è ancora l’azionista di maggioranza delle banche commerciali Big Four, che si sono separate dalla Banca Popolare Cinese negli anni ‘80.

Potremmo imparare una lezione dai cinesi e spingere le nostre banche a lavorare per il popolo, invece di far lavorare il popolo per le banche. Dobbiamo tirar fuori i nostri soldi da Wall Street e riportarli in Main Street, e possiamo farlo solo smantellando il monopolio di Wall Street sul sistema bancario privato fuori controllo e riconsegnando il controllo sul denaro e sul credito al popolo stesso. Potremmo imparare un’ulteriore lezione dai cinesi e smaltire il nostro debito con un po’ di contabilità creativa: quando scadono le obbligazioni, potremmo pagarle con dollari emessi dalla Tesoreria, nello stesso modo in cui la Federal Reserve ha emesso le Federal Reserve Notes per salvare Wall Street con il suo programma “Quantitative Easing”. Il meccanismo di questo procedimento è stato rivelato dalla National Public Radio in un importante frammento del 26 agosto 2010, in cui si descrive come un gruppo di impiegati della Fed abbia acquistato 1,25 trilioni di dollari di titoli ipotecari dalla fine del 2008. Secondo la NPR:

“La Fed è riuscita a spendere così tanto denaro in così poco tempo perché ha un potere eccezionale: può creare denaro dal nulla, ogni volta che lo desidera. Quindi… il gruppo dei titoli ipotecari decide di acquistare un’obbligazione, premono un bottone sul computer – “e voilà, il denaro è creato.”.


Se la Fed può fare tutto ciò per salvare le banche, il Ministero del Tesoro può fare altrettanto per salvare i contribuenti. In un testo presentato all’American Monetary Institute nel settembre 2010, il Prof. Karou Yamaguchi ha dimostrato con sofisticati modelli matematici che, se fatto nella maniera giusta, saldare il debito federale con banconote ministeriali senza debito avrebbe un effetto benefico stimolante sull’economia, evitando l’inflazione dei prezzi.

La pubblicità della CAGW è giusta. Abbiamo voltato le spalle ai principi che ci hanno fatto diventare grandi. Ma quegli stessi principi non sono radicati nell’“austerità fiscale”. L’abbondanza che ha reso grandi le colonie americane derivava prevalentemente da un sistema monetario in cui il governo ha il potere di stampare il proprio denaro – diversamente da oggi, quando l’unico denaro che il governo emette sono le monete. I bigliettoni vengono emessi dalla Federal Reserve, una banca centrale privata; ed il governo deve chiederli in prestito come chiunque altro. Ma come notoriamente affermò Thomas Edison:

“Se la Nazione può stampare un’obbligazione, essa può stampare anche una banconota. La cosa che rende l’obbligazione valida, rende valida anche la banconota. La differenza tra l’obbligazione e la banconota risiede nel fatto che l’obbligazione permette all’agente di cambio di riscuotere il doppio del suo valore più un 20%... E’ una situazione terribile nella quale il Governo, per assicurare l’Assistenza Sanitaria Nazionale, deve indebitarsi e sottostare ad interessi esorbitanti nelle mani di uomini che controllano il valore fittizio del denaro.”


Il governo cinese può ordinare alle banche di aumentare il credito della valuta nazionale secondo le necessità, perché possiede le banche. Ironicamente, è evidente che i cinesi abbiano preso l’idea da noi. Sun Yat-sen è stato un grande ammiratore di Abraham Lincoln, che durante la Guerra Civile evitò un rovinoso indebitamento nazionale emettendo banconote ministeriali senza debito; e Lincoln stava perseguendo la strada dei coloni americani, i nostri antenati. Dobbiamo reclamare il nostro diritto sovrano di finanziare la sanità pubblica senza rimanere invischiati nel debito di creditori stranieri, tramite l’uso di denaro stampato dal nostro stesso governo e di banche pubbliche.

Ellen Brown è procuratore a Los Angeles ed è autrice di 11 libri. In Web of Debt: The Shocking Truth About Our Money System and How We Can Break Free, mostra come un gruppo di banche private ha usurpato il potere per creare denaro da soli dal popolo, e come noi popolo possiamo recuperarlo.

Fonte: http://webofdebt.wordpress.com/
Link: http://www.webofdebt.com/articles/creative_accounting.php


Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DANILO BERNABEI