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l’Italia ai piedi di Casini

di Giacomo Cattaneo - 08/11/2010

ITALY POLITICS

«All’armi son sfascisti», ironizza Marcello Veneziani all’indomani dell’ultimatum di Fini al Cavaliere: «La fanteria del Partito democratico, le truppe terrestri di Di Pietro, i siluratori subacquei di Fini, la flottiglia aerea dei pm, più i carri armati dei poteri forti». Tutti uniti da «un solo desiderio», e cioè «sfasciare Berlusconi e il suo governo», senza «un vero progetto comune» ma, a ben vedere, con un jolly buono per tutti: Pierferdinando Casini. Lo suggerisce il Fini «inacidito» di Perugia, a cui «fa eco un Bersani travestito da magazziniere delle Coop, con le maniche rimboccate come esige il copione della fiction di partito».

La “mattanza”, scrive Veneziani sul “Giornale” di Vittorio Feltri, è fissata prima di Natale, l’11 dicembre. «Ormai non ci sono più spazi di dialogo, eccetto uno», ovvero il «santino miracoloso» di Casini, che mette d’accordo «governativi e sfascisti», Berlusconi, Fini e Bersani, poteri forti e stampa. Berlusconi e Fini, ormai agli antipodi, arrivano alla stessa conclusione: per uscire dalla crisi ci vuole Casini. «Ma che avrà di così miracoloso questo Pierferdinando?». La sua collocazione strategica di ex-Dc «lo rende assai appetibile e prezioso per tutti». Da un lato, «basterebbe a Berlusconi per governare»; dall’altro, «darebbe qualche margine d’azione a Fini, a Bersani, a Montezemolo, a Rutelli».

Senza citarlo, anche il guru del Censis De Rita lo ha invocto dalle colonne del “Corriere della Sera” a guidare una coalizione di colombe, e persino il falco Maurizio Belpietro – aggiunge Veneziani – lo suggerisce a Berlusconi come suo successore. Lui, il ragazzo della provvidenza devoto alla Madonna di San Luca, che «fece le scuole elementari da Forlani, poi le medie da Berlusca che lo nominò capoclasse alla Camera, ma andò nel frattempo a lezioni private dai Caltagirone», dopo essersi scelto «per i lavori ingrati» Lorenzo Cesa e «come cappellano don Rocco Buttiglione». Senza aver fatto «nulla di significativo», ora è diventato il centro dell’universo politico italiano, il sole del sistema planetario dei partiti. «Per nessuno Casini è il Nemico o il Male, ma per tutti o per tanti è il Ripiego».

«Come Fini, anche lui è un politico di professione», continua Veneziani, «però è più accorto e meno astioso di Fini, fa i matrimoni giusti e non ha mai rinnegato le sue origini. E non ha mai tradito Berlusconi ma lo ha lasciato quando erano all’opposizione». Insomma, Casini «non si è mai sfilato dalla maggioranza» e, quando diventò presidente della Camera, «non mise in ginocchio il governo». Così l’Italia «è finita ai piedi di Casini», chiosa malinconicamente Veneziani, perplesso dallo strano destino dell’«Unico Democristiano Corteggiato, in sigla Udc» (info: www.ilgiornale.it).