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Alluvioni: se l'Italia è in ginocchio non è colpa del maltempo

di Daniela Sciarra - 10/11/2010


Alluvioni, esondazioni, frane. Dopo il Veneto l'emergenza raggiunge anche il Sud della penisola. Per l'ennesima volta l'Italia è completamente impreparata ad affrontare il maltempo stagionale. Interi territori in stato di calamità, interi comuni distrutti. Eppure la pioggia da sola non basterebbe, se solo i centri abitati fossero pianificati tenendo conto del rischio idrogeologico che caratterizza molte zone dello stivale.


alluvione
Bastano ormai semplici temporali a provocare non solo allagamenti ma vere e proprie calamità

Dal Veneto alla Calabria, bastano semplici temporali a provocare non solo allagamenti ma vere e proprie calamità, che mettono sotto assedio le città, piccoli comuni, servizi e attività primari.

Soltanto in Calabria, secondo i dati del Ministero dell’Ambiente e dell’Unione Province Italiane, sono esposte a rischio frana e alluvione almeno 185 mila persone. Infatti, secondo il rapporto Ecosistema Rischio di Legambiente, in Calabria il 100% dei comuni è a rischio frane e alluvioni. L’83% dei comuni ha abitazioni nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi e in aree a rischio frana, il 42% delle amministrazioni presenta addirittura interi quartieri in zone a rischio, mentre il 55% ha edificato in tali aree strutture e fabbricati industriali, mettendo a rischio l’incolumità delle persone anche per gli eventuali sversamenti di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni. Inoltre, nel 26% dei casi, le strutture sensibili come scuole e ospedali sono presenti in zone a rischio.

"Purtroppo, la tragica frana dello scorso febbraio a Maierato (Vv), lo straripamento del torrente San Biagio a Reggio Calabria in settembre e ottobre, la drammatica alluvione che ha colpito Tropea solo alcuni giorni fa e i forti disagi che si ripetono puntuali ad ogni pioggia – commenta Giorgio Zampetti, coordinatore scientifico Legambiente – dimostrano come la Calabria sia divenuta una regione estremamente fragile. È necessario iniziare ad agire concretamente e utilizzare i fondi a disposizione per interventi efficaci, a partire dalle situazioni di rischio maggiore".

Ci spostiamo in Veneto e la situazione non cambia. Qui ci sono 161 i comuni con aree a rischio idrogeologico, pari al 28% del totale regionale, di cui 41 a rischio frana, 108 a rischio alluvione e 12 a rischio sia di frane che di alluvioni. Il primato negativo del rischio idrogeologico in questo territorio va alla provincia di Venezia che ha il 50% dei comuni ad elevato rischio.

messina alluvione
La pioggia da sola non può giustificare il continuo stato di allerta in cui si trova l’intero territorio italiano

Anche quattro dei sette capoluoghi di provincia veneti sono considerati a rischio idrogeologico, restano fuori solo Venezia, Rovigo e Treviso. Malgrado la porzione di territorio esposta a rischio frane sia minore rispetto a quella di altre regioni, è evidente che il pericolo non può essere sottovalutato. Anno dopo anno le aree diventano sempre più fragili e questo anche a causa degli effetti dei mutamenti climatici, con precipitazioni sempre più intense e concentrate in brevi periodi, ma anche e soprattutto per una gestione poco attenta del territorio.

Adeguare lo sviluppo del territorio al corretto uso del suolo, tenere nel giusto conto le mappe del rischio servirebbe a evitare di edificare strutture residenziali e produttive in aree più vulnerabili; ridare spazio alla natura permetterebbe di dare al territorio lo spazio necessario per far defluire i corsi d'acqua, senza dimenticare che anche i torrenti e piccoli fiumi devono diventare dei sorvegliati speciali.

Infatti, è proprio in prossimità dei piccoli fiumi e torrenti che ultimamente si sono verificati gli eventi peggiori e sono stati compiuti gli scempi più gravi.. Così ricorda Legambiente Veneto che sottolinea come "la vera emergenza è il superamento della cultura degli interventi post-disastri. Gli enti gestori del territorio dovrebbero impostare una gestione organica e sistemica del suolo in tutti i suoi aspetti, urbanistici, ambientali, sociali. È questa la vera grande opera pubblica da chiedere al governo, al posto di dannosi e inutili miraggi come il ponte sullo stretto di Messina".