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Ma quale «islam» assediò Vienna?

di Franco Cardini - 10/11/2010

  

 
Franco Cardini recensisce il libro Il Nemico alle porte dello storico britannico Andrew Wheatcroft, sull’assedio di Vienna da parte degli Ottomani nel 1683.
Secondo Cardini lo studio di Wheatcroft, seppur dettagliato nell’analisi dei fatti storici, si abbandona a pericolose generalizzazioni in merito al conflitto tra Occidente e Oriente con molti riferimenti a eventi contemporanei. L’opera suggerisce che sia esistita un’opposizione ideologica mantenutasi costante nel corso della storia. Il lavoro di Wheatcroft non sottolinea come le guerre, anche quelle combattute per motivazioni religiose, siano frutto di determinate condizioni storiche che non possono essere giudicate in maniera anacronistica attraverso la mentalità e le problematiche contemporanee.


La polemica sullo ‘scontro di civiltà’ ha da tempo varcato i severi cancelli della ricerca scientifica e si è innestata su problemi di vecchia data, come quelli proposti da quanti almeno dal Settecento ritenevano (e ritengono) che vi siano motivi geostorici e geoculturali i quali rendono inevitabile la lotta tra Oriente e Occidente. Di tale lotta, presentatasi in età greca e romana come guerra contro l’Impero iranico, il nucleo sarebbe stato tuttavia costituito dall’incontro-scontro tra cristianità e islam. Conflitto di religione o lotta per la supremazia, cui la differenza di culti avrebbe offerto una giustificazione ‘sovrastrutturale’? […]
Tra il luglio e il settembre del 1683 un’immensa armata ottomana circondò la capitale asburgica e sotto la guida del gran visir Kara Mustafa la sottopose a uno spietato assedio. L’imperatore Leopoldo I d’Asburgo, preoccupato in quanto nel contempo i confini occidentali dell’impero erano assaliti da Luigi XIV di Francia, ricevette tuttavia un possente appoggio da papa Innocenzo XI, fermo sostenitore della necessità di una nuova crociata, da alcuni principi tedeschi e dal re di Polonia Giovanni III. Il 12 settembre, con la splendida vittoria di Kahlenberg, la città fu liberata. E si avviò anzi una nuova, lunga guerra contro l’Impero ottomano che in un quarto di secolo avrebbe condotto alla pace di Passarowitz, momento di un deciso e sostanzialmente irreversibile ripiegamento della potenza ottomana.
Andrew Wheatcroft, docente dell’università britannica di Stirling, è un autore prolifico ed erudito, con una vasta esperienza di viaggi di studio e un indiscusso talento letterario che rende i suoi libri simpatici e affascinanti. Il suo stile unisce il racconto fluido degli avvenimenti ad ampie digressioni e a belle pagine autobiografiche. Il nucleo interpretativo forte di Wheatcroft è l’assunto secondo il quale la vera ragione della lotta tra gli imperatori asburgici e i sultani ottomani stava nel fatto che entrambi rivendicavano l’eredità romana, attraverso l’esperienza germanica e quella bizantina. Ma l’idea forte, sottostante, affiora allorché, con arditi riferimenti al presente, l’autore lascia capire che quel lontano episodio del 1683 pesa ancora sulla nostra storia e che nuovi assedi di Vienna sono ancora possibili: che il nemico è ancora là, e che è sempre lo stesso. Non a caso, è citata anche Bat Ye’or, l’autrice di Eurabia, il pamphlet dedicato a denunziare i ‘cedimenti’ occidentali nei confronti dell’arroganza musulmana. Se le fonti e il materiale usati da Wheatcroft non fossero per la stragrande maggioranza anglofoni, tanto sarebbe valso chiamar in causa Oriana Fallaci. Al fondo di tutto questo, torna prepotente la fatale domanda già nel Settecento formulata da Gibbon a proposito della battaglia di Poitiers del 732: che cosa sarebbe successo se le cose fossero andate altrimenti? Se ‘l’islam’ avesse vinto a Poitiers nel 732, a Lepanto nel 1571, a Vienna nel 1683? Senza chiedersi se quell’‘l’islam’ era o no sempre lo stesso; senza riflettere che in fondo i musulmani vinsero più volte – a Costantinopoli nel 1453, a Budapest nel 1541 – e tutto sommato non successe che l’Europa ne risultasse travolta.
Forse un maggior ordine espositivo e uno sguardo critico più ampio avrebbero giovato. Il lavoro del Wheatcroft punta al pittoresco, al descrittivo, all’evocativo: la sua erudizione risulta ammirevole, ma scarsamente disciplinata dall’analisi critica.

Andreaw Wheatcroft, Il nemico alle porte. Quando Vienna fermò l’avanzata ottomana, Laterza, pp. 388, € 24,00.