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Il concilio di Lisbona per riaffermare i dogmi atlantici

di Pietro Fiocchi - 17/11/2010

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“Le relazioni con la Russia sono importanti. Si devono sviluppare in modo equilibrato e razionale per arrivare a dei risultati positivi”. Lo ha detto il presidente della Camera Bassa del Parlamento polacco, Grzegorz Schetyna (foto), intervenendo alla sessione dell’Assemblea parlamentare della Nato che si è conclusa ieri a Varsavia. Presenti alla seduta circa 300 persone, tra delegati dei 28 Paesi alleati e osservatori.
Un accenno di Schetyna anche a Ucraina e Georgia, si parla da tempo di una loro possibile adesione all’Alleanza atlantica, che “è invariabilmente attaccata alla politica della porta aperta”, anche se l’ingresso di Kiev e Tbilisi, ha ammesso il parlamentare polacco, non è cosa che avverrà a breve.
La situazione è meno lineare di quanto non la si voglia far apparire. In quanto all’Ucraina, dallo scorso febbraio sono cambiati i vertici, il nuovo presidente della repubblica Viktor Janukovič ha detto chiaramente che il Paese è fuori dai blocchi militari: quindi né Nato né Organizzazione del trattato per la sicurezza collettiva, che qualcuno vede come alternativa all’Alleanza, tanto da chiamarla “Nato dell’est”. Il cammino che farà Kiev, in bilico tra Mosca e Washington, è ancora difficilmente prevedibile.
La Georgia è una storia a parte. Nel momento in cui si dovessero realizzare le sue ambizioni atlantiche, per quanto tempo ci vorrà, ci si troverà di fronte la necessità di risolvere quella che per la Nato e la dirigenza nordamericana è una questione di occupazione territoriale, mentre da parte del Cremlino si tratterebbe di difendere la sovranità di due repubbliche amiche: l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud. Di recente il sottosegretario di Stato Usa, Philip Gordon, è tornato sulle vicende caucasiche per dire alla Russia che vivrebbe molto meglio con il resto del mondo se solo riconoscesse l’errore commesso, se, in breve, si facesse da parte e lasciasse il campo libero. L’alto funzionario ha presentato tutta la faccenda dichiarando che la tendenza generale, nel mondo, dà ragione alla Casa Bianca. Mosca starebbe quindi facendo i capricci, poco importa ai dirigenti nordamericani che le due repubbliche si siano dichiarate indipendenti dalla Georgia venti anni fa, che una legge, ancora in era sovietica, consentiva loro questa facoltà e che un paio di anni fa queste siano state riconosciute da Russia e altri tre Paesi. Solo dettagli che scombinano i piani atlantici.
Come questo, ci sono tanti fatti sparsi alla vigilia di Lisbona, che tradiscono lo stato dei rapporti Russia-Nato e che anticipano le prospettive, per quanto il prossimo 20 novembre nella capitale portoghese si potrà raccontare qualunque cosa. Al vertice bilaterale si parlerà soprattutto di nuovo concetto strategico, scudo antimissile. Il segretario generale dell’Alleanza Anders Fogh Rasmussen qualche settimana fa ha definito “inopportune” le proposte russe circa l’adesione a nuovi trattati o accordi in tema di difesa. Eppure il progetto Medvedev per una nuova sicurezza europea si presentava come sintesi delle forze in campo, chiedendo di accettare il principio dell’indivisibilità del concetto di sicurezza, ovvero che nessuno Stato o organizzazione ne può avere il monopolio. Propositi razionali ed equilibrati che però si scontrano con altri punti di vista.