Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Profilattici, progresso e tradizione

Profilattici, progresso e tradizione

di Francesco Lamendola - 23/11/2010


 

Quel che ha detto papa Ratzinger sull’uso dei profilattici nel libro-intervista «La luce del mondo» al giornalista tedesco Peter Seewald, e di cui l’«Osservatore Romano» ha anticipato alcuni passaggi, ha sollevato un clamore strumentale che è, a dir poco, ridicolo: sino all’ineffabile sparata del «New York Times», a detta del quale si è trattato di una presa di posizione epocale; e senza tralasciare il “giallo” filologico se la versione originale dell’intervista si riferisse alle prostituite o ai prostituti (maschi).

Come si vede, siamo in pieno dadaismo o, forse, surrealismo.

Verrebbe da liquidare il tutto come la solita campagna di stampa contro la Chiesa cattolica, che ormai non si lascia scappare una sola occasione, quando addirittura non se la inventa, per sparare a zero su Benedetto XVI e sulla istituzione ecclesiastica, tanto sono evidenti l’uso strumentale che si è fatto di quella intervista e il tentativo di far dire all’interessato qualcosa di assai diverso da quello che realmente aveva detto.

Ratzinger, infatti, aveva ribadito che concentrare l’attenzione sulla questione del profilattico significa banalizzare la sessualità e che il vero problema non è quello di aumentare le misure di sicurezza nei rapporti sessuali, quanto di restituire dignità alla persona umana, inserendo la dimensione affettiva nella totalità e nella pienezza che competono a quest’ultima.

Quanto al profilattico, aveva semplicemente affermato che, per una prostituta (o per un prostituto, che dir si voglia) l’uso del profilattico può essere il primo passo verso una assunzione di responsabilità e per sviluppare la consapevolezza che non tutto è lecito e non tutto si può fare impunemente. Infine, papa Ratzinger aveva nuovamente ribadito che non è questa, comunque, la via maestra per sconfiggere la diffusione dell’Hiv, quanto una nuova umanizzazione della sessualità.

Nulla di nuovo, come si vede, rispetto a quanto la Chiesa ha sempre detto su tale argomento: discorsi che possono piacere o non piacere, ma che non hanno nulla di rivoluzionario e non significano in alcun modo un venire a patti con la cultura laicista oggi dominante.

Eppure, tanto è bastato perché i custodi dell’ortodossia del politicamente corretto si affrettassero a salutare le parole di Benedetto XVI come un primo passo verso la “liberalizzazione” del profilattico e, quindi, verso lo sdoganamento della sessualità intesa come puro piacere.

Veramente buffi, questi signori progressisti e questi impagabili campioni della sinistra radicale e pseudo libertaria: il papa che piacerebbe loro, e che sarebbero disposti ad applaudire fino a spellarsi le mani, sarebbe un papa il quale finisse per sposare in tutto e per tutto il laicismo e la sua idea di “progresso”, materialista ed edonista; che dichiarasse il Cristianesimo una semplice dichiarazione di intenti morali, un po’ sulla falsariga del melenso San Francesco di Zeffirelli, e non già un rapporto personale con un Dio personale, fattosi persona fino ad assumere la carne di un uomo; che equiparasse le unioni omosessuali alla famiglia naturale, fondata sul matrimonio tra uomo e donna; e benedicesse il consumismo, l’individualismo esasperato, l’immanentismo radicale e ogni sorta di edonismo spicciolo.

In breve, il papa che piacerebbe loro sarebbe un papa che sciogliesse la Chiesa cattolica, che dichiarasse inutile il mistero della Trinità, che proclamasse ininfluente o addirittura alienante il fenomeno religioso e che intonasse le lodi del capitalismo, così come fino a pochi decenni fa avrebbero voluto che intonasse le lodi del comunismo e si arrabbiavano perché la gerarchia cattolica prendeva le distanze, ad esempio, dalla “teologia della liberazione”, vedendo in essa una versione cattolica del concetto marxista della lotta di classe.

Sono gli stessi che paludono incondizionatamente alla riforma del Concilio Vaticano II, ma si lamentano che non si sia spinta abbastanza oltre, che non abbia abbattuto fin l’ultimo steccato; gli stessi che si affrettano ad intervistare qualche vescovo ultra progressista (sempre quello!) come fa il giornalista Augias su Rai Tre, ma si guardano bene dal concedere la parola a esponenti cattolici di altro orientamento e di altro avviso sui problemi sociali, politici, economici della modernità; oppure che si aggrappano a qualunque frase di un vescovo lefebvriano il quale, magari, contesta le dimensioni dell’Olocausto (cosa legittima, almeno fino a quando lo stesso Olocausto non verrà proclamato la nuova religione mondiale, cui tutti dovranno convertirsi) per abbaiare che il papa - sempre lui - è un negazionista, un razzista e un antisemita.

Né si tratta solo di disonestà intellettuale, figlia di quel Pensiero Unico dominante che si sente in dovere, dall’Illuminismo in poi, di rischiarare le tenebre della nostra ignoranza, spazzando via le favole religiose e distribuendoci generosamente i ”lumi” della Ragione, della Scienza e del Progresso, affinché possiamo marciare a ranghi compatti verso il regno della Felicità.

E non è nemmeno il desiderio, raddoppiando gli insulti e le ironie contro la Chiesa cattolica, di tacitare il proprio senso di colpa per aver tradito il Cristianesimo, distaccandosi da esso - che aveva assicurato all’Europa un millennio di coesione spirituale e materiale - in cambio della merce più vile che si possa immaginare: il Dio denaro.

No, è qualcosa di più profondo, di più articolato e di più complesso.

A nostro parere - lo abbiamo già detto - è in atto un disegno mondiale per estirpare l’anima del mondo e per distruggere le ultime forze spirituali che ancora possono svolgere un ruolo di contenimento contro la nera marea dilagante del materialismo più becero e dell’edonismo più egoistico e distruttivo.

Il Cristianesimo è una di tali forze; e, a livello mondiale, benché decimato dalle diserzioni, dai cattivi esempi e dalla tiepidezza di buona parte dei suoi ultimi seguaci - che sono, comunque, una esigua minoranza nello stesso mondo occidentale - costituisce tuttavia la più consistente di esse, se non sul piano materiale, certo su quello spirituale. La forza morale del Cristianesimo è immensa, che esso sia praticato seriamente da poche migliaia di persone, oppure da decine e centinaia di milioni: occorre, dunque, abbatterla, affinché i “lumi” del Pensiero Unico possano superare le ultime resistenze e dilagare nelle coscienze in tutto il mondo.

Tuttavia, affrontare direttamente una tale forza morale non è cosa facile; non è facile distruggere la forza contenuta in una religione il cui fondatore, flagellato, sputacchiato, deriso, abbandonato da tutti, coronato di spine e appeso ad una croce, come l’ultimo degli schiavi, aveva ancora l’animo di pregare: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».

Nessuna delle religioni laiche che hanno tentato di sostituire il Cristianesimo possiede neppure l’ombra di una tale forza morale: non il Marxismo, non lo Scientismo e tanto meno l’Illuminismo, il Criticismo, l’Idealismo e il Positivismo. Ovviamente, sarebbe una impresa ancor più disperata cercarla nei miti più recenti dell’edonismo, del nichilismo, dell’indifferentismo e dell’umanitarismo in chiave liberaldemocratica o radicale.

Che fare, dunque? Semplice: attaccare il Cristianesimo non frontalmente, ma obliquamente; non nella sua essenza, ma nelle sue apparenze.  Scegliendosi un avversario di comodo, una testa di turco da identificare con l’oscurantismo, con il conservatorismo ottuso, con la corruzione: con tutto quanto è basso e ripugna alla coscienza dell’uomo moderno, infarcita di diritti e piuttosto digiuna in fatto di doveri.

Si prenda il caso della pedofilia.

Che vi siano stati, e probabilmente vi siano tuttora, dei preti pedofili, è cosa indubbia, per quanto triste e dolorosa; così come bisogna ammettere - sempre che  si voglia essere intellettualmente onesti - che vi sono del pari insegnanti pedofili, medici pedofili, allenatori sportivi pedofili, e via dicendo.

È anche verosimile che la gerarchia ecclesiastica abbia troppo a lungo cercato di lavare i panni sporchi in famiglia, col pessimo risultato di dare la sensazione di essere più preoccupata della difesa della propria immagine, che di ristabilire la giustizia e riparare al male commesso da taluni sacerdoti indegni.

Tuttavia, siamo sinceri: non è esattamente la stessa cosa che tendono a fare tutte le istituzioni, e specialmente quelle che, per la loro natura e per la loro funzione, sono quotidianamente a contatto con un vasto pubblico e si trovano esposte, potenzialmente e concretamente, ad innumerevoli - e pur legittime - contestazioni del proprio operato? Non è forse quello che fanno, per esempio, le autorità sanitarie, ogni qual volta si profila un caso, vero o presunto, di mala sanità?

Eppure, sullo scandalo dei preti pedofili, e solo su di essi, come se il problema riguardasse loro soltanto, è stata montata una campagna mediatica a tutto campo, faziosa, implacabile, intellettualmente disonesta, mirante non a ristabilire la giustizia offesa, ma a screditare la Chiesa “in toto” e, attraverso di essa, a colpire l’essenza del Cristianesimo.

Ecco la strategia obliqua: se il nemico non può essere assalito in maniera aperta e leale, allora si fa credere all’opinione pubblica mondiale che dei singoli casi di scandalo siano quasi la norma; che la istituzione in se stessa sia inaffidabile, corrotta, marcia; e si suggerisce, fra le righe, che la religione stessa alla quale si ispira ha fatto il suo tempo e che è ora di liberarsi da tali “superstizioni” del passato, ristabilendo il regno della Ragione laica.

Sì: crediamo che sia in atto un disegno concertato per distruggere la Chiesa cattolica, screditandola, ridicolizzandola, calunniandola incessantemente; che sia in atto una massiccia campagna per impedire al papa di svolgere la sua funzione di Katechon (letteralmente: “colui che tiene lontano”), così come è descritta da San Paolo nella Seconda Epistola ai Tessalonicesi, versetto 6: «Ora sapete perché quel malvagio ['Anticristo] non riesce a manifestarsi: c'è qualcosa che lo trattiene, fino a quando non sarà venuto il suo momento».

Quali sono le forze interessate a perseguire un tale disegno globale? Evidentemente, non solo quelle interessate a moltiplicare i profitti dell’industria basata sull’edonismo più estremo e sul consumismo più sfrenato - dall’abbigliamento all’automobile, dalla musica leggera all’alimentazione -; ma anche e soprattutto quelle che mirano a sostituirsi, nella direzione morale dell’umanità, a quelle di natura spirituale e benevola; che mirano a sostituirsi ad esse restando, però, celate nell’ombra e servendosi di una pletora di “utili idioti”.

Questi ultimi sono degli intellettualini da strapazzo, senza intelligenza e senza coscienza, meschini, narcisisti, presuntuosi, che farebbero qualsiasi cosa pur di apparire un momento in qualche salotto televisivo o di firmare un pezzo sui giornali a grande tiratura, distribuendo le loro ineffabili perle di saggezza e seguitando ad inveire contro quanti fanno ancora argine al diluvio.

La loro dignità intellettuale è inversamente proporzionale alla loro smania di apparire e di ricevere applausi e la si potrebbe equiparare, ma senza troppa offesa per queste ultime, alla vanità e alla superficialità delle veline televisive o delle “escort” (come oggi si usa dire, con trasparente eufemismo) di lusso, nelle ville dei potenti.

Il disegno di instaurare un dominio mondiale sulle coscienze, al fine di poter manipolare illimitatamente sia l’uomo che la creazione tutta, è perseguito da una struttura occulta di potere di tipo piramidale, che si serve anche di società segrete, i cui affiliati ignorano, di solito, gli scopi ultimi delle medesime.

Ai livelli più bassi agiscono giornalisti cialtroni ma inconsapevoli, saggisti “liberi” sempre in vendita sul mercato della cultura, sedicenti “esperti”, “opinionisti”, “tuttologi” tanto ignoranti quanto sfrontati; ai livelli intermedi, taluni dirigenti della grande industria e della finanza internazionale; e, in prossimità del vertice, da quei Maestri Sconosciuti che nessuno ha mai visto in viso e che prendono ordini, forse, da entità non umane, le quali mai sono andate così vicino, come ora, alla realizzazione del loro antichissimo disegno.

Altro che preservativo: quello che è in ballo, sono la salvezza delle nostre anime e il futuro assetto morale e materiale dell’umanità.

Non è in atto uno scontro fra la Chiesa e il mondo laico, fra il Progresso e la Tradizione; è in atto uno scontro la cui posta in gioco è la nostra sopravvivenza come persone, in un mondo che non sia ridotto a magazzino da saccheggiare e da manipolare illimitatamente o a discarica dei nostri prodotti di rifiuto.

Una posta molto, molto alta, dunque: per chi lo sappia vedere e per chi lo sappia capire.