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Il denaro

di Andrea Mensa - 30/11/2010


Buongiorno a tutti Iniziando a scrivere su questo blog vorrei esprimere una nota metodologica alla quale mi attengo nei miei scritti. Dato che esprimo idee e concetti miei (appresi ovviamente o da esperienze dirette, o da informazioni o scritti provenienti da altri, o anche solo da miei ragionamenti o deduzioni) , non faccio mai riferimenti . Se un’idea l’ho fatta mia, provenga da dove vuole, la esprimo come mia e non cerco l’autorevolezza o l’appoggio che un titolo accademico o un premio nobel, possono dare. Purtroppo è vero che di titolati che hanno clamorosamente sbagliato diagnosi e prognosi ne è piena la storia economica, essendo una “scienza” in continua evoluzione e adattamento ai sempre nuovi mezzi che la moderna tecnologia mette a disposizione.

Per fare un esempio attuale basti pensare come i titoli del debito pubblico, soltanto 30 anni fa fossero considerati un investimento. Si compravano, si mettevano sotto al materasso, si staccavano e si incassavano le cedole ed allo scadere del titolo lo si incassava o lo si rinnovava. Oggi, con i collegamenti informatici e dei mercati sempre aperti, in tutte le parti del mondo, si può acquistare un titolo e rivenderlo anche dopo pochi minuti, e questo fatto ha cambiato la natura stessa del titolo. Quindi, la veridicità di quanto affermo dovrà venire solo e soltanto dalla logica, dall’aderenza a quanto la vita di tutti i giorni ci mostra, a quanto possiamo, con le nostre azioni, verificare del funzionamento del “sistema”. Cercherò, come d’altronde ho sempre fatto di esprimermi in modo semplice, comprensibile a chiunque, ricorrendo anche , se necessario a esempi o metafore. Vedrò anche di rispondere il più adeguatamente possibile a domande che sorgessero, a patto di non dover anticipare materie che tratterò in futuro. Potrò inserire scritti che ritenessi particolarmente interessanti , indicandone ovviamente la fonte, e terrò una linea di continuità nella trattazione a meno che accadano dei fatti importanti da illustrare e commentare, per cui darò ad essi la precedenza. Voglio iniziare questa collaborazione, quindi, partendo dall’elemento più banale della materia economica: il denaro. Il denaro è la cosa che più maneggiamo, una delle più desiderate, e, normalmente la meno conosciuta. E tanto per non creare fraintendimenti, quando parlo di denaro, non intendo banconote, le quali sono solo una delle forme che può assumere il denaro, ma di tutto ciò che, riconosciuto come “corso legale”, può essere speso immediatamente. Pertanto sarà denaro la banconota, la moneta, ma anche il conto corrente mediante il quale posso fare assegni o bonifici, e anche i conti postali, ecc…. Denaro è tutto ciò che posso usare come mezzo di pagamento che non sia esso stesso un bene di valore corrispondente, nel qual caso però si configurerà il baratto. A distinguere l’immediatezza d’uso, ai fini di un acquisto, si è diviso il denaro in aggregati monetari, M0, M1, ecc… M0 è l’insieme di tutte le banconote e le monete in circolazione. M1 è la somma di M0 e tutti i conti correnti e postali. Fate bene attenzione, che nella definizione di M0 vi è la dicitura “in circolazione” in quanto sono escluse tutte quelle banconote e monete che si trovano all’interno di una banca per effetto di un versamento. La ragione molto semplice di ciò sta nel fatto che se M1 deve rappresentare tutto il denaro disponibile complessivamente per acquistare beni e servizi, esso non può e non deve variare in funzione di un semplice deposito o prelievo di banconote. Infatti se deposito una certa cifra in banconote, quella cifra verrà sommata sul mio conto corrente, pertanto, se continuassi a contare ANCHE le banconote avrei raddoppiato tale importo nel conteggio di M1, essendo esso la somma delle banconote ( circolanti) e dei conti correnti. Pertanto nella banca entrano le banconote (che spariscono dal conteggio) e compare la cifra sul conto, con il prelievo avviene l’inverso ovvero cancello la cifra dal conto e ritornano le banconote. Se si ragionasse in termini di valore, si potrebbe dire che con un deposito, il valore delle banconote viene trasferito sul conto, che pertanto viene perso da tali banconote, che invece lo riacquisterebbero nel caso venissero date al cliente che preleva, col valore che viene trasferito dal conto (dal quale sottraggo l’importo ) alle banconote che vengono consegnate. Questo fatto, che ora sembra quasi insignificante, lo ritroveremo quando si parlerà di Banche. La differenza tra M0 e M1 quindi, consiste nel fatto che con quanto definito dal primo, lo scambio si limita alle due entità che si scambiano il bene (venditore e acquirente), nel caso di M1 invece, viene coinvolta la banca come operatore che esegue una istruzione dell’acquirente, sia che si tratti di assegno (pagate a …. questo importo ….. prelevando l’equivalente dal mio c/c ) o di bonifico nel quale sono coinvolti conti e banche sia dell’acquirente che del venditore. Invito quindi a non fossilizzarsi sul concetto di banconota, ma pensare al denaro in modo un po’ più astratto, ma anche più esteso (M1). Il denaro lo si misura nell’unità della moneta a “corso legale”. Corso legale significa che lo stato, con la sua autorità sul popolo che vive sul suo territorio, impone di accettare il denaro come mezzo di pagamento. Già, perché un alieno che ci guardasse resterebbe magari stupito del fatto che viene data una mucca in cambio di un pacchetto di banconote, dato che queste non producono nulla e nemmeno si mangiano. Oppure che la mucca viene data in cambio di un numero che viene sottratto da una parte e sommato su un’altra all’interno di una banca. Ed allora la prima domanda che sorge è “da cosa deriva il valore del denaro “? Il valore del denaro deriva dalla fiducia nel fatto che se oggi io accetto del denaro in cambio di un bene reale e concreto, con tale denaro, domani o successivamente, potrò acquistare da qualcun altro i beni che desidero. È quindi solo la fiducia che dopo averlo accettato potrò a mia volta spenderlo, che dà al denaro il suo valore. Per cui la domanda immediatamente successiva sarà: “quanto vale il denaro” ? Dato che questo è uno degli argomenti più dibattuti, lo rimando alla prossima settimana, mentre ora vorrei fare alcune considerazioni in merito ai disagi che sta vivendo l’euro. Islanda, Grecia, Irlanda, per ora, Portogallo e forse Spagna e magari poi anche Italia. I primi tre sono già praticamente falliti, come paesi, dopo che hanno voluto trasferire allo stato l’insolvenza delle loro banche, ma si cerca di tenerli in vita con la respirazione artificiale di un credito internazionale (BCE, FMI) che sposti solo nel tempo la resa dei conti. Riducendo intanto sul lastrico le popolazioni, facendole retrocedere di 10 o 20 anni nel livello del loro benessere. Perché ? Basta guardare chi detiene i titoli di questo debito per capirlo. Banche inglesi, tedesche, francesi, che se quei paesi dovessero ristrutturare il debito ( un modo elegante per dire che su 100 di debito ne rimborsi solo una parte, magari 50 o 70 o forse solo 30) queste banche probabilmente fallirebbero a loro volta dovendo accollarsi tali perdite. Allora meglio costringere i paesi a manovre lacrime e sangue, appropriarsi di interessi quasi usurari, e scaglionare nel tempo…. Già, perché intanto gli interessi sui titoli volano perché dovrebbero scontare il rischio insolvenza. Ma se poi il rischio non c’è più perché ti costringo ad accettare nuovi prestiti, ed aumentare così il debito, perché dovrebbero pagare interessi così alti ? ma è semplice ! perché così pagano in anticipo quello che non pagheranno con le ristrutturazioni dei debiti. E le banche potranno , forse, salvarsi nonostante abbiano creato l’ambiente e le occasioni per questa crisi. Così ovviamente pagheranno i soliti popoli poveri. Ma c’è un’altra cosa che accade contemporaneamente e da questi eventi europei è coperta, nascosta. Il tesoro USA sta inondando il mercato di bonds del SUO debito, con la FED a fargli da spalla e ritirarne un po’ , tanto perché non ci si accorga troppo di quanto accade al dollaro e con esso a tutti i commerci mondiali che lo usano. A gongolare infine, una Germania che fa la voce grossa con i paesi deboli, dopo averli inondati di credito facile per dieci anni, e dei suoi prodotti che avevano il vantaggio della stessa moneta, e che ora approfitta di una moneta resa più debole dalle traversie dei paesi più poveri ma che per l’export tedesco è una vera manna. Un sistema bancario che sta dissanguando le popolazioni, che attinge credito dalla BCE all’1% e lo concede con il contagocce al pubblico al 5-6%, ma al quale i governi si sottomettono supini, accettandone le imposizioni. L’unica cosa che c’è da domandarsi è “fino a quando” le popolazioni accetteranno tutto ciò, e cosa accadrà quando esploderà la reazione, sempre che ciò accada. Se ciò non accadrà, come ritengo probabile, ci avviamo verso un lungo periodo, molto simile al decennio perduto giapponese, fatto di pochissima crescita, di stasi del mercato immobiliare ed alta disoccupazione, con assoluta inadeguatezza dei governi di reperire risorse presso i suoi membri più ricchi da investire in un piano sostanzioso di sviluppo delle energie alternative e rinnovabili, ad esempio. Ma su un simile piano si scontrerebbero con le lobbies petrolifere, pertanto non si farà. Mi scuso per aver sintetizzato forse troppo un argomento che meriterebbe ben maggiore spazio, solo che richiederebbe da parte del pubblico conoscenze che non sono sicuro che già abbia.