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La rivoluzione di Eric Cantona agita le banche?

di Juan Torres López - Alberto Montero Soler - 30/11/2010

 
 
Intervista a Juan Torres López a proposito dell’iniziativa di Eric Cantona

“È normale che la gente onesta si ponga il problema di ritirare i propri soldi dalle banche che li usano per affondare le economie ed estorcere i governi”

Il noto calciatore Eric Cantona ha convocato in Francia un movimento popolare per ritirare i soldi dalle banche il prossimo 7 dicembre (www.bankrun2010.com). Per conoscere i possibili effetti di questa iniziativa intervistiamo Juan Torres López, Docente di Economia, membro del Comitato Scientifico di ATTAC Spagna e autore dei libri Desiguales. Mujeres y hombres en la crisis financiera (Icaria), con Lina Gálvez, e La crisis de las hipotecas basura. ¿Por qué se cayó todo y no se ha hundido nada? (Sequitur) con la collaborazione di Alberto Garzón. .

- Quali sono gli effetti che avrebbe una misura come quella proposta da Cantona? .



- Logicamente dipende dal suo seguito. Se si facesse in massa, le banche non avrebbero abbastanza liquidità per restituire i depositi ai loro clienti, perché la banca occidentale opera con un sistema chiamato di riserve frazionarie. Questo significa che di tutti i soldi che deposita un cliente, conserva soltanto una piccola parte (attualmente un 2% più alcune percentuali addizionali in base al regolamento di ogni paese). Il resto lo usa per dare crediti. Per tanto, i soldi dei depositi “stanno” in banca ma solo in forma di annotazioni, così che il denaro non può essere ritirato nella sua totalità. .

- Questo vuol dire che le banche non “conservano” il denaro dei loro clienti ma che lo usano per creare più denaro?

- È proprio così. L’affare delle banche è questo: creare mezzi di pagamento mediante la generazione di debito. Ogni volta che danno un credito, creano denaro con questa parte del deposito che non conservano. Ma non si tratta di denaro legale (monete o biglietti) bensì di denaro bancario. .

- E con questo guadagnano …

- Certo che guadagnano. Guadagnano più denaro, perché riscuotono più per prestare che per ricevere depositi. E guadagnano potere perché, come tutti sanno, il denaro dà potere di decisione e di soddisfazione. .

- E i governi non potrebbero evitare una situazione del genere, impedendo di ritirare i depositi? .

- Teoricamente, i governi si sono compromessi a garantire i depositi dei clienti ma, logicamente, sottoforma di denaro bancario. Quello che succede è che se tutti, o molti di noi, andassimo nello stesso giorno a ritirare il denaro, sarebbe impossibile. Ciò che hanno fatto i governi è stato in realtà una farsa, fintanto che sussiste il sistema di riserve frazionarie. Però, in un momento dato, possono decretare che non si può ritirare il denaro, com’è successo in Argentina per aiutare le banche e i grandi risparmiatori. .

- Lei crede che l’appello di Cantona avrà successo? .

- Suppongo che all’inizio non sarà seguito da milioni di persone. Per questo motivo non credo che sarà tanto rilevante per il problema della liquidità che andrà a generare, quanto piuttosto perché sarà un avvertimento del fatto che la gente sta cominciando ad essere stufa, e giustamente, delle banche. Una volta ho letto che Henry Ford disse che se le persone sapessero quello che le banche fanno con i loro risparmi, il giorno dopo scoppierebbe una rivoluzione. .

- Il ruolo delle banche in questa crisi è stato così negativo? .

- Credo di sì. Se mi è concessa l’espressione, sono state allo stesso tempo l’arma del delitto e la mano che ha premuto il grilletto. Invece di canalizzare il risparmio in investimenti produttivi lo hanno messo a disposizione della speculazione. E di altri affari sporchi: le banche sono quelle che permettono di riciclare il denaro, quelle che hanno sede nei paradisi fiscali, quelle che fanno da tramite per i traffici di armi, droga, persone, o che aiutano i terroristi a spostare i loro soldi, quelle che finanziano con migliaia di milioni gli affari più sporchi e le persone più impresentabili del mondo, mentre i piccoli e medi imprenditori si fanno in quattro per ottenere crediti di qualche migliaio di euro. E, inoltre, grazie al potere finanziario che possiedono hanno esteso la loro influenza alla politica, ai mezzi di comunicazione, alla creazione del pensiero, all’educazione … Imponendo politiche che producono un’enorme disuguaglianza, e dando luogo in questo modo a crisi tanto ricorrenti e tanto gravi. Non c’è, oggigiorno, un aspetto decisivo della vita sociale, che si muova libero dall’influenza delle banche. .

- Allora, lei crede sia giustificato che la gente ritiri il proprio denaro dalle banche? .

- Assolutamente sì, ma con dei chiarimenti. La gente ha il diritto, e oserei dire che ha persino il dovere morale, di dire alle banche che fanno tutte queste cose che così non va, che non vuole che con i propri soldi si compiano tutte queste azioni. Ma dico anche che bisogna precisare, perché ci sono banche etiche e non tutte le banche si sono comportate allo stesso modo. Bisognerebbe canalizzare questa espressione di rabbia e di rifiuto verso le banche sporche chiedendo un nuovo tipo di banca. Mobilitare il risparmio e metterlo a disposizione di chi ha bisogno di finanziamenti esterni per creare ricchezza, voglio dire che l’attività finanziaria è imprescindibile in qualsiasi economia. Sarebbe una sciocchezza rinunciare a questo. Perciò la cosa importante non è soltanto ritirare il denaro dalle banche che stanno effettivamente arrecando tanti danni, ma creare un sistema finanziario alternativo, etico, pulito, trasparente, volto a creare ricchezza. .

- E come sarebbe questo sistema finanziario alternativo? .

- Dunque, credo che invece di essere un sistema sempre più centralizzato e accentrato, come vogliono i padroni delle banche private per controllare meglio i mercati e la società, dovrebbe organizzarsi su più livelli. Certamente credo che dovrebbero esserci banche di grandi dimensioni e internazionali perché, al giorno d’oggi, c’è bisogno di finanziare progetti di sviluppo di grande portata. Ma non dovrebbero essere né private (perché altrimenti cercherebbero soltanto di fare i propri interessi) né tanto antidemocraticamente controllate come accade oggi, ad esempio, con la Banca Mondiale. E per evitare quest’ultima situazione l’ideale è che le banche siano molto “vicine” alle persone, che siano sottomesse a principi di attuazione molto rigidi e ad un costante, plurale e democratico controllo sociale. .

- E queste banche più grandi continuerebbero ad agire con riserve frazionarie? .

- No, no, è proprio questa la logica che deve essere cambiata. Se si continua in questo modo, saremo sempre punto e a capo. Ci sono modi per far sì che una banca senza riserve frazionarie funzioni perfettamente e adempia il suo compito di finanziatrice dell’attività produttiva. Non dico che sia facile da organizzare ma si può fare. .

E il resto ? .

- Il sistema finanziario funziona meglio e provoca meno problemi quanto più è decentralizzato. Bisogna creare reti e un sistema di finanze multilivello e multifunzionale. Ed è fondamentale che la gente che risparmia sia anche padrona del destino dei propri risparmi, che intervenga nel momento in cui se ne decide l’uso. In questo modo sarebbe molto più facile se tutti fossimo più immaginativi e imprenditori, se non vedessimo la creazione della ricchezza, di impiego o di sicurezza e benessere come “qualcosa che riguarda gli altri”, ma che riguarda anche noi, che dipende dalla nostra attività e lavoro, dai nostri risparmi, dalle nostre iniziative e decisioni. Bisogna fare in modo che le finanze non schiavizzino i consumatori o i piccoli e medi imprenditori: in fin dei conti, sono loro che in Spagna creano e sostengono più del 90% dell’impiego. È per questo che sarebbe meglio se tutti loro decidessero cosa fare con i risparmi e che queste decisioni non dipendessero dalle grandi e lontane istituzioni finanziarie le quali, ovviamente, cercano di massimizzare i loro guadagni in una prospettiva globale. Che cosa importa alla Banca di Santander [ una delle maggiori entità finanziarie in Spagna, N.d.T.], preoccupata di aumentare sempre di più le sue entrate, dell’effetto delle loro azioni finanziarie su una donna del Bierzo che ha bisogno di 1500 euro per avviare l’attività di parrucchiera o su un carpentiere che dà impiego a cinque lavoratori in una frazione di Lugo e che ha bisogno di 5000 euro per cambiare i macchinari? Durante la propaganda possono dire ciò che vogliono ma la realtà è che il calcolo dei risultati delle grandi banche, che dominano oggi le finanze, dipende da altre variabili, e che non si occuperanno di far funzionare bene questi “affari ordinari della vita quotidiana”, che sono, secondo quanto diceva Alfred Marshall, l’oggetto dell’economia. .

- Si riferisce al potenziamento delle cosiddette microfinanze? .

- Sì, ma non solo. Bisogna creare e potenziare reti interpersonali di soccorso finanziario, per chiamarlo in qualche modo. Anche le finanze hanno a che fare con la solidarietà e la generosità. Mohamed Yunus ha dimostrato, con le sue esperienze di microcrediti, che le economie basate su questi valori aiutano ad uscire dalla povertà e a creare ricchezza più di quanto non facciano le economie basate sui valori del lucro o, di certo, di quelle che spingono la speculazione finanziaria. Ma si deve generare anche un altro tipo di economia a un livello intermedio. Come ho detto, non ha senso che il finanziamento di autonomi, di piccoli imprenditori o persone che necessitano, la maggior parte delle volte, di un appoggio finanziario di piccola o media entità, dipenda da corporazioni finanziarie gigantesche. È molto meglio che questo sia vincolato al risparmio decentralizzato. Si è sempre fatto così e c’è stata più disponibilità economica per creare ricchezza. Adesso sembra che viviamo nell’abbondanza di mezzi di finanziamento ma, in realtà, c’è stata e c’è soltanto quando si tratta di appoggiare grandi affari o di generare debito artificiale che, a sua volta, finanzia le bolle speculative. .

- Dunque lei raccomanderebbe di ritirare i soldi dalle banche convenzionali? Lei ritirerà i suoi soldi?

- Vediamo, io sono cliente della Triodos Bank. Si potrebbe dire che li ho già ritirati, almeno una gran parte, perché sussistono ancora grandi difficoltà per inoltrare al di fuori delle banche tradizionali tutte le ricevute o i pagamenti. E ci sono alternative per depositare i risparmi: Fiare, diverse cooperative in alcune delle comunità autonome. Sebbene rispondano allo stesso sistema di riserve frazionarie, sono molto più trasparenti e non fanno gli spregevoli investimenti che fanno le banche convenzionali. - E si dovrebbe fare questo in massa?

- Io credo che in massa dovremmo essere consapevoli di ciò che stanno facendo le banche convenzionali, del fatto che è necessario che ce ne siano altre differenti, pubbliche e private, senza il privilegio di creare denaro privato. E che, senz’altro, quanta più gente porta i propri soldi alle banche etiche o alle cooperative di credito e tanto meglio sarà. - Ma si può utilizzare il ritiro dei fondi come un’arma contro le banche? Non si rischia di provocare un corralito , un fallimento generalizzato delle banche?

- Dunque vediamo, andiamo per ordine. Se le banche adesso sono vicine alla bancarotta o perfino in bancarotta dissimulata, non è assolutamente per colpa dei clienti che vogliono proteggere i propri soldi dall’irresponsabilità e dall’ingordigia dei banchieri. Inoltre, la gente ha diritto di ritirare il proprio denaro dalla banca quando vuole. È suo! E se volesse farlo in massa, non sarebbe certo questa decisione dei clienti ciò che, in ogni caso, farebbe fallire le banche, bensì il sistema di riserve frazionarie. .

- Ma l’appello di Cantona non è un’irresponsabilità?

- È possibile che questo lo dica chi ha affondato il sistema finanziario mondiale provocando una crisi senza precedenti o chi li appoggia dai governi, ma l’irresponsabilità di quanto potrebbe accadere nel sistema finanziario non è di Cantona. Ci mancherebbe altro! Cantona è un cittadino, come tanti altri, che è stufo degli irresponsabili. Un altro discorso è se questa misura possa essere decisiva e se sia utile da sola .

- Che vuole dire con questo?

- Che non è sufficiente dire alla gente di ritirare i soldi dalle banche. Questo va bene come scintilla, per richiamare l’attenzione, come avvertenza, come provocazione … Ma c’è bisogno di alternative. Questa proposta non può essere fine a sé stessa. Deve essere in ogni caso una misura di pressione in favore di qualcosa. Credo che debba essere accompagnata, se verrà attuata, dalla rivendicazione della banca pubblica, dalla scomparsa delle banche responsabili della crisi, da altre politiche economiche e finanziarie, dall’esigenza di nuove norme e nuovi modi di funzionamento delle finanze e, soprattutto, dall’esigenza di garanzie che permettano di tornare a finanziare l’economia affinché questa funzioni: è proprio ciò che ora le banche private non garantiscono. È questa la linea con la quale lavoriamo in ATTAC. Ovviamente non si può escludere che la gente si stanchi se le banche continuano a estorcere i governi, se continuano ad attaccare gli Stati e ad esigere tagli sui diritti per andare avanti. Ed io sarei il primo ad essere favorevole a misure molto più contundenti. Perché se loro sono insaziabili la pazienza della gente, invece, ha un limite. .

Juan Torres López è Docente di Economia Applicata all’ Università di Siviglia.www.juantorreslopez.com

Alberto Montero Soler (amontero@uma.es) è professore di Economia Applicata all’Università di Malaga e puoi leggere altri suoi articoli sul suo blog La Otra Economía.


Fonte: www.rebelion.org
Link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=117335


Traduzione per www.comedonchisciotte.org acura di SILVIA SOCCIO