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Porci senza ali

di Giacomo Gabellini - 30/11/2010

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Come volevasi dimostrare, le attesissime "rivelazioni" di Wikileaks che avrebbero dovuto far tremare i governi di mezzo mondo si stanno dimostrando nulla più che una sfilza di pettegolezzi più confacenti a uno dei tanti tabloid scandalistici inglesi che alla rete di sedicente "controinformazione" più temuta del mondo. Evidentemente, le folte schiere di pifferai nostrani dovevano esser proprio a corto di cartucce per aggrapparsi alle ovvietà estratte dal cilindro da questo Julian Assange, per esprimere il proprio immancabile "sconcerto" di fronte alla "gravità" della situazione.

Il prode D'Avanzo di Repubblica, che si interroga sulla natura dei legami Berlusconi - Putin, giunge alla conclusione che si tratta di un'intesa meramente personale, che alla fin dei conto i due non farebbero altro che dar luogo a incontri occasionali finalizzati ad assaporare i fasti della bella vita, magari in compagnia di quattro "escort" (la categoria delle puttane è stata oramai sdoganata) "talvolta minorenni". La filippica di D'Avanzo, ignorante come pochi di questioni che attengono la geopolitica, si risolve così, in uno sterile arzigogolo verbale su cui aleggia l'immancabile vena moraleggiante di chi ha fatto della "sobrietà" il proprio status symbol. Mario Calabresi dalle colonne de La Stampa gli fa eco, scrivendo che "Berlusconi, sicuro di non pagare conseguenze, può farsi una risata e Frattini chiedere che nessun politico commenti, ma in rete e sui giornali di tutto il mondo resteranno quei giudizi impietosi che ci espongono al ridicolo e quella diffidenza che rende faticoso il rapporto con il più importante dei nostri alleati". Curioso che nessuno dei due noti e strapagati giornalisti in questione si interroghi su quello che è invece l'aspetto più intrigante della questione, ovvero che non una delle testate giornalistiche italiane, caso più unico che raro, sia stata messa nelle condizioni di attingere informazioni direttamente alla fonte Wikileaks. La anticipazioni sono state concesse solo a cinque giornali, che sono il New York Times (Stati Uniti), Le Monde (Francia), Der Spiegel (Germania), El Pais (Spagna) e The Guardian (Inghilterra), mentre la stampa italiana è stata lasciata letteralmente a bocca asciutta. Non viene in mente, ai signori D'Avanzo e Calabresi, che "forse" la radice del problema è un'altra? Che ciò che agli americani non va giù, cari miopi signori, è che Berlusconi sta stringendo legami con uomini politici, come Putin e Gheddafi, in grado di mettere a serio repentaglio gli interessi statunitensi? Da sempre gli USA mirano a "liberare" l'Europa dalla dipendenza energetica russa, in modo da evitare quei pericolosi slittamenti euro - asiatici che ridimensionerebbero drasticamente l'influenza statunitense nel Vecchio Continente. Berlusconi sono anni che rema contro, tessendo un giorno sì e l'altro pure le lodi di Putin e facendosi sponsor dell'ambizioso progetto per la costruzione del South Stream, che vede l'ENI lavorare fianco a fianco con Gazprom per ottimizzare i flussi di idrocarburi dalla Russia senza dover fare per forza i conti con le cicliche turbolenze ucraine.

Tutt'altro che irrilevante, inoltre, è la diffidenza di Berlusconi nei confronti delle direttive impartite dai burocrati di Bruxelles (che si sa bene quali interessi tutelino) e dai loro fidi sodali installati in alcuni centri di potere endogeni (come Draghi alla Banca d'Italia), oltre che il suo strenuo difendere quelle aziende strategiche, come Finmeccanica ed ENI, in grado di giocare un ruolo cruciale nel ridisegnare i rapporti di forza in un assetto geopolitico che sta inesorabilmente prendendo la via del multipolarismo. In un contesto simile, continuare, come fa Calabresi, a stracciarsi le vesti per la diffidenza che "l'alleato" nutre nei confronti dell'Italia equivale ad assecondare in tutto e per tutto le sue inequivocabili mire imperialistiche, cosa che generalmente calza a pennello per la categoria dei traditori.