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Né futuro, né libertà

di Guido Ceronetti - 06/12/2010


 
 
 

Un’apertura di costituzione che parla di «repubblica fondata sul lavoro» è un’idiozia che non promette, di buono, niente. Soltanto verbosità, retorica, fumo... Di buono ce n’è stato, nella rifondazione dello Stato, nonostante il Luogo Comune fondatore. (Mi provo a nominarlo: adesione alla Nato, chiusura delle Case, autostrada del Sole, abolizione della pena di morte, cinema neorealista, Piccolo di Strehler-Grassi, divorzio, aborto, l’antimafia...) - non è neppure tanto poco! Ma il Luogo Comune è un uovo di serpente: ne possono venire non rettili innocui ma ingenti draghi invasori che avvelenano col fiato tutto. Chi lo sa si batte disperatamente per la lingua, stritolata dall’angloamericano, e per il linguaggio, palude morta, stagnazione fetida in cui di Luogo in Luogo Comune, la politica si è tuffata, per amore stolto di facilità e bramosia di applauso elettorale, ed è rimasta invischiata.
Luogo Comune vuol dire Immaginazione Zero. Significato di qualcosa Zero su Zero. L’essere cittadini uno spenzolare come mutande stese e dimenticate sul filo. Ho represso ogni passione civile per non peggiorarmi la vita, tanto il totalitarismo del Luogo Comune non lo rimuove nessuno, lercia fenice, vampiro senza palo.
Svuotata d’ideali, morti tutti o quasi gli idealisti, una democrazia (ab aeterno «fondata sul lavoro») è vuota di se stessa ed è esposta alle forze dissolvitrici. Vale anche per le democrazie l’aforisma di Xavier Bichat: «La vita è l’insieme delle forze che resistono alla morte». Una democrazia fondata sul Luogo Comune imperituro è svuotata di forze che resistono alla morte. La fibbia è fibbiata.
Per esemplificare di minima: Il Capo-opposizione si presenta con maniche rimboccate in pubbliche gigantografie per esortare la gente a... (vedi il fulgore del lampo) «rimboccarsi le maniche»!!! Facciamo una prova. Un milione di sedotti se le rimboccano: ditemi se gli succederà qualcosa. Ma quel Luogo Comune senza tramonto si traduce in sequele di insignificanze derivabili analogicamente, che per lo Stato, il sistema democratico, sono acutamente patogene! E guarda, c’è dell’altro. Gianfranco Fini sarà certamente alla testa di un partito denominato Futuro e Libertà: se ti aspetti del nuovo smetti subito. In quelle due parole non ci può stare che del fumo.
A): futuro è un tarocco che porta sgarro, mai adottare una parola così vacua, così flagellata dai venti del Nulla. Il futuro non lo puoi conoscere, non sai dove siano le sue stive, non esiste: la politica lavora (se è un lavorare) sul presente; se è saggia, il prossimo giro di presente ne ricaverà mirabilia, (forse)...
B) Se «liberale» può aver conservato una vaghezza di senso alla pesa storica, libertà staccata dal liberalismo delle misure, è il Vuoto dogmatico di tutti i Zen di Kyoto. Se Forza Italia aveva un nome in grado di intrufolarsi dappertutto, la ripetizione di libertà in tutte le successive formule berlusconiane era già annuncio di democrazia svuotata. Sia Libertà che Futuro sono entrambi moncherini di vuoto. (Quanto a me, non mi proverei a dare suggerimenti; mi basta la pars destruens). Mescola libertà, futuro, popolo, maniche rimboccate, crescita, ripresa, sviluppo, statistiche, sondaggi, aumento, incremento, traguardo, tagli, tassi, mercati, produzione, riforme, e un centinaio di gusci di termini inglesi buoni a tutto e consumabili a gogò - e dalla lessicografia butterata che ne esce immagina di dover formare liste di nomi da ricavarne una assemblea rappresentativa decente, cioè più ragionante che farneticante e annaspante. Lo stesso linguaggio ammorba i giornali, il mediatico, l’universitario, il telefonico, il volgare di tutte le chiacchiere, di tutte le interviste (trovatemi qualcuno che riesca a dire qualcosa di nuovo, di non conforme), di tutte le comunicazioni e i commenti.

In verità, se il futuro non esiste, la libertà, se riferita alla parola, è impossibile, perché il Luogo Comune la obbliga a non rivomitare che se stesso e la propria occupazione ideologica delle zone pensanti dei cittadini imbarcati sul Narrenschiff di una democrazia svuotata. Tutto è affidato a cifre, ma le cifre non sono un linguaggio: sono banditi che rapinano Banche Dati. La comunicazione elettronica non è linguaggio: manda il rumore delle sue catene. In questa repubblica di ricalchi nata nel 1946 non mi pare si siano dette e scritte e ascoltate tante futilità: rivelate tante impotenze per turbamento di fronte alla verità povera e nuda. Nelle Istituzioni repubblicane di Saint-Just trovi questa prescrizione di salvezza: «I rappresentanti del popolo devono mangiare soli».