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Di palestinesi, pedofili, bufale, mestatori e cani matrimoniali

di Miguel Martinez - 06/12/2010


Tra i commenti, una signora scrive chiedendo chiarimenti a proposito di una foto che pare circoli furiosamente in rete.

Cerchiamo di ricostruirne la storia.

Un certo Paul L. Williams cura un sito chiamato Thelastcrusade.org, che porta come motto  “nolite bastardes carborundorum”, che è appunto quello che resta del latino dopo l’ultima crociata.

Paul L. Williams si vanta di aver scritto editoriali per il Wall Street Journal  e di collaborare con la Horowitz Foundation, l’Intelligence Summit e America’s Truth Forum [1]. Paul L. Williams è un crociato imparziale: oltre a prendersela con i musulmani, fa la guerra anche ai cattolicissimi messicani.

Paul L. Williams afferma chenon deporremo la spada finché non sarà stato sconfitto l’ultimo jihadista e l’ultimo crislamista” [Chrislamist] e promette di “non prendere prigionieri“.

Paul L. Williams ci fa vedere sul suo sito una foto con una fila di giovani uomini, età apparente dai venti ai trent’anni, che tengono ciascuno per mano una bambina, si direbbe tra i tre e gli otto anni.

wedding-hamasPaul L. Williams afferma che si tratta di un “matrimonio di massa” tra maschi adulti e bambine, con vari commenti sulla presunta pedofilia dei musulmani.

L’articolo è stato ripreso da David Horowitz – che collabora regolarmente con Fox e CNN – su Front Page Magazine ed è entrato nelle vene dello spam planetario, riproducendosi con clic dopo clic di madri sconvolte, che sui forum a maggioranza femminile invitano al bombardamento o alla castrazione dei giovani che si vedono nella foto. Non sono sciocchezze: cose come queste costituiscono le fondamenta stesse dell’islamofobia di massa in tutto l’Occidente.

In questo caso, una foto autentica viene usata per diffondere una bufala clamorosa: le bambine sono le damigelle, non le spose.

Almeno dal 2005, l’età legale minima legale per il matrimonio in Palestina, compresa Gaza, sono 18 anni, 16 anni con il permesso speciale di un tribunale (esattamente come in Italia). E qui abbiamo a che fare con una cerimonia pubblica, cui Hamas ha invitato i giornalisti di Sky: anzi, la scena è un frame di un video girato da Tim Marshall, giornalista inglese tutt’altro che tenero verso gli islamisti.

La cerimonia era un matrimonio di massa per ben 450 coppie (di adulti e consenzienti) e circa 5000 ospiti, ed è un esempio significativo del motivo per cui non ci capiamo tante volte, tra Oriente e Occidente.

Hamas è un movimento localista quanto i No-Tav della Val di Susa: si interessa poco del resto del mondo, ma sa molto bene il fatto suo. E quindi può fare delle mosse che localmente sono assai abili, ma debitamente ricostruite dal mercato mediatico planetario, possono avere effetti pessimi per il pubblico occidentale.

Innanzitutto, Hamas ha voluto mandare un messaggio positivo e vitale: per quanto ci possiate continuare a opprimere, noi continueremo a far festa, tutti insieme.

In secondo luogo, il governo di Gaza – che ha anche regalato 500 dollari a ciascuna coppia di sposi – si afferma come partecipante nella cerimonia più importante della vita di tante famiglie.

Terzo, il governo permette alle famiglie partecipanti di risparmiare somme notevoli: sappiamo tutti cosa significa in termini economici un matrimonio a sud di Latina o a est di Trieste.

E quindi, musica assordante. Sfilano i bambini delle famiglie, poi i futuri sposi che tengono per mano le damigelle, cioè le proprie sorelline e cuginette, felicissime di essere coinvolte nella cerimonia e portate sul palco, anche se pare che a un certo punto si siano annoiate e messe a giocare in mezzo al pubblico.

Lascio a voi immaginare la fantastica rete di contrabbandieri che ha introdotto  nella Striscia di Gaza  la necessaria fornitura di scarpette cinesi di plastica a tacchi alti misura 31, schivando poliziotti egiziani, cecchini israeliani e contractor statunitensi.

L‘Islam metropolitano – e Gaza è certamente una delle metropoli più metropolitane del pianeta – è così: da una parte abiti da cerimonia, per sposi, spose e damigelle, che sembrano usciti da un catalogo americano degli anni Cinquanta.

Dall’altra, l’idea che una sfilata congiunta degli sposi e delle spose sarebbe stata cosa poco consona. Così, le future spose se ne stavano a chiacchierare e bere il tè da un’altra parte: immaginiamo tra molto profumo, hennè, tensioni e pettegolezzi un po’ maliziosi.

Quando gli islamofobi in agguato hanno cominciato a estrapolare le immagini dal loro contesto, il povero Tim Marshall ha fatto del suo meglio per ristabilire la verità. Non mi risulta che nessun islamofobo abbia proprio chiesto scusa, ma alcuni hanno corretto il proprio errore.

Per la maggior parte, si sono limitati però a dire che Tim Marshall doveva essere al servizio di Hamas, altrimenti a quest’ora lo avrebbero già ucciso. L’islamofobia – come tante altre fobie – si costruisce anche così: Tim Marshall è assolutamente affidabile quando fa un video da cui si estrapola un’immagine, diventa un inaffidabile agente dei terroristi quando spiega che gli islamofobi stanno abusando di quell’immagine.

Intanto, mi sono messo cercare qualche foto in rete. Gli Stati Uniti ci forniscono tante pagine dedicate ai cani-damigella e cani-paggetto, con relativi consigli tecnici. E ci sembra un ottimo metodo per non venire sospettati di pedofilia.

damigella-cane

Paggetto e damigella

Ma qualcuno, negli Stati Uniti come a Gaza, pare che ricorra ancora alle flower girl e ai ring bearer umani. Secondo voi, ci possiamo fidare di quei degenerati di euroamericani?

groom and flower girl kendra

Flower girl e Groom

home_groom_and_girls

La pedopoligamia si diffonde anche tra di noi?

 

Nota:

[1] L’Intelligence Summit afferma di avere tra i suoi consulenti “due ex-capi della CIA, il capo della British Joint Intelligence, importanti dirigenti del Mossadi dei servizi di intelligence dell’esercito e dell’aeronautica degli Stati Uniti ed esperti accademici”. L’Intelligence Summit ha come principale finanziatore l‘oligarca russo-israeliano, Michael Cherney; e il direttore dell’Intelligence Summit, John Loftus (presidente, non ebreo, del Museo dell’Olocausto della Florida, di cui abbiamo parlato qui), ripaga il debito con un‘accesa difesa del controverso mecenate.

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Michael Cherney in una foto segnaletica dell'Interpol

 

Nel 2007, con i soldi di Cherney, la Intelligence Summit organizzò la Secular Islam Summit a St. Petersburg in Florida. Ora, il mondo è piccolo: al convegno c’era anche Magdi Allam, e fu allora che si lanciò il manifesto dei “musulmani laici” dell’Institution for the Secularization of Islamic Society di cui abbiamo già parlato qui.

America’s Truth Forum è un’organizzazione diretta dal banchiere Jeffrey Epstein. I relatori ai convegni includono Frank Gaffney e Caroline Glick, due persone di cui abbiamo già parlato qui.