Wikileaks e l'Italia
di Francesco Mario Agnoli - 08/12/2010
Le italiche opposizioni (in particolare quella di sinistra guidata dalle due macchiette politiche Bersani e Di Pietro – Casini ha invece lanciato il patriottico grido -wright or wrong my country!-) non hanno perso l'occasione delle rivelazioni dei documenti segreti della diplomazia americana riguardanti il versante italiano per aggiungere alla loro quotidiana polemica la nota, in realtà solo in piccolissima parte nuova, del discredito internazionale del Berlusca per auspicarne le sollecite dimissioni o comunque il rapido collocamento a riposo. In realtà le osservazioni trasmesse a Washington dalla florida signora che ricopre a Roma il ruolo di incaricata di affari degli Stati Uniti - sul premier italiano, un leader poco autorevole e anche poco attivo perché estenuato dalle troppo frequenti partecipazioni alle orge selvagge della villa di Arcore nonché il rappresentante europei degli interessi di Putin - sembrano tolte pari pari dalla stampa quotidiana sinistrese e confindustriale e dai giullareschi spettacoli televisivi genere “Annozero” e proliferanti succedanei.
Nonostante l'autorevolezza aggiunta dal bollo di garanzia statunitense, se sono questi i pettegolezzi che dovrebbero rappresentare l' 11 settembre della diplomazia il ministro Frattini e i suoi soci di tutto il mondo possono dormire sonni tranquilli. Tanto rumore per nulla si potrebbe dire con Shakespeare (anzi – per fare mostra di quel minimo di cultura anglosassone indispensabile per la sopravvivenza culturale - “Much ado about notnhing”) a meno di non prestare fede a chi sospetta che tutto il clamore suscitato attorno alla diffusione dei segretissimi documenti sia stato voluto o, quanto meno, incrementato proprio dal governo Obama alla ricerca di un'occasione che, ad imitazione del suo predecessore Bush, gli consenta di varare un nuovo “Patriot Act” per mettere sotto controllo la “rete”.
I vari Frattini, che probabilmente si attendevano ben altro tanto che si erano affrettati a preventivamente garantire al governo americano la loro imperitura fedeltà, assicurando che qualunque rivelazione non avrebbe comunque inciso sugli immarcescibili rapporti di amicizia Italia-Usa, hanno tirato un respiro di sollievo. Dopo tutto si tratta solo, almeno per quelli di loro che provengono dalle fila del Pdl, di aggiungere un po' di enfasi agli stantii argomenti che mettono in campo ogni giorno a difesa del loro leader per rispondere alle altrettanto quotidiane e stantie accuse dell'opposizione. Ci si è, quindi, affrettati, a mettere in campo la simpatia costantemente mostrata nei confronti del Berlusca dal past-president Bush, gli elogi appena ieri rivoltigli (unico – si è sottolineato -) fra tutti i capi di governo europei) dall'abbronzato presidente in carica Obama, i giudizi positivi espressi nei suoi confronti da un uomo di sinistra e già campione dell' “Ulivo internazionale” come Toni Blair sia quando era alla guida del governo britannico sia in seguito da opinionista mondiale (spintosi, in questa seconda veste, fino a definirlo uno dei rari leader politici affidabili).
Le conclusioni da trarre da questo chiacchiericcio nazionale e internazionale (alias gossip) sono comunque sconfortanti. In ogni caso se proprio continuiamo ad avvertire necessità di appoggiare i nostri giudizi all'autorevolezza dei potentati stranieri, se, in altri termini, il nostro Dna nazionale ci condanna a comportarci sempre e in ogni caso da lacchè allora meglio comunque rivolgersi ai vertici che ai gradi intermedi. Meglio stare agli elogi di Bush e di Obama (che oltre tutto, repubblicano il primo, democratico il secondo, coprono l'intero arco politico statunitense) che alle critiche della florida signora temporaneamente installata a Roma tanto più che, con buona pace di Wikileaks, si tratta solo di un'italica rifrittura.