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Destra/sinistra, elenco storico dallo scisma dell’89 francese

di Marco Managò - 13/12/2010

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L'elenco dei valori della destra e della sinistra, recitato durante la trasmissione Vieni via con me dai rappresentanti delle due “fazioni”, Gianfranco Fini (Fli) e Pier Luigi Bersani (Pd), è risultato piuttosto banale in quanto denso di luoghi comuni e anacronistico rispetto alle attuali emergenze della collettività italiana.

Uno sprone alla lettura degli elenchi potrebbe averlo fornito la giornalista Luisella Costamagna che, nella puntata di Annozero dell’11 novembre scorso, a bruciapelo ha chiesto all’onorevole Italo Bocchino (Fli) di dire “qualcosa di destra”. L’interlocutore, un po’ sorpreso, ha risposto che la destra si contraddistingue per l’orgoglio nazionale; ad avvalorare i contenuti ha aggiunto “noi siamo per il rispetto della legalità”.

Di conseguenza la sinistra tenderebbe a escludere l’orgoglio nazionale e sarebbe a favore dell’illegalità? Molti brusii nello studio per affermazioni che, difficilmente, possono essere patrimonio di un solo partito benché meno di un’ideologia.

Dopo soli quattro giorni, il 15 novembre (forse per colmare il vuoto innescato dalla Costamagna), nella trasmissione diretta da Fabio Fazio passano in rassegna i cardini e i dogmi delle dottrine politiche bisecolari.

L’invocazione agli elenchi non è un fatto nuovo, già in precedenza il noto regista Nanni Moretti, in una scena del film Aprile si rivolgeva così all’ex presidente del Consiglio “D’Alema, di’ una cosa di sinistra”.

E’ opportuno, nonché curioso, effettuare una disamina delle varie elucubrazioni, del passato e recenti, in cui diversi politici, intellettuali, giornalisti e scrittori hanno cercato di offrire il proprio contributo alla caratterizzazione dei due estremi.

In molti casi la confusione fra uomini di sinistra e destra è notevole: un esempio su tutti, nei tempi recenti, è senz’altro quello di un intellettuale come Pier Paolo Pasolini, reclamato e scaricato da entrambi gli schieramenti.

La stessa sorte sembra riguardare il grande poeta Gabriele D’annunzio; il tutto non è dovuto soltanto alla sua provocazione nel lasciare, in parlamento, i banchi della destra per recarsi a quelli della sinistra. La sua famosa frase (espressa nell’occasione) “Vado verso la vita” pare simboleggiare un percorso politico di rinascita generato dalla sinistra. La storia della vita del pescarese, delle sue opere e delle sue azioni, mette in difficoltà i rigorosi “gestori” della dicotomia destra/sinistra.

Ogni giudizio, inoltre, risulta condizionato da ciò che la vulgata moderna concede, al netto da verità storiche inconfutabili ma sconvenienti. In molti, per esempio, storcerebbero il naso sentendo il rimprovero, da parte di uno degli uomini di sinistra per eccellenza, il rivoluzionario Lenin, per aver concesso alla destra il duce di Predappio. L’autore del “Che fare?” accusò “E Mussolini, perché l’avete perduto? Male, molto male. E’ un peccato, era un uomo deciso che avrebbe portato i socialisti alla vittoria”.
Qualche palese distorsione dei tempi attuali è impossibile non notarla. Su una di queste, prova a far chiarezza il diretto interessato Massimo Moratti, presidente dell’Inter “Per me è difficile vedermi di sinistra, sono petroliere, proprietario di una squadra di calcio, quello tra i presidenti che spende di più… Ma la gente mi considera di sinistra”.
Etichette di facciata sfornate da qualche inguaribile buonista…

Winston Churchill, uno degli esempi più cinici della diplomazia politica e del machiavellismo, definì la destra con queste parole “Chi non è di sinistra da giovane è senza cuore, ma chi non è di destra da vecchio è senza cervello”. Capperi, che acume: ideologia a tempo. Sulla stessa linea si pose, tuttavia, una mente di spessore più elevato rispetto all’inglese, lo sceneggiatore e scrittore Ennio Flaiano, che esclamò “Se non si è di sinistra a vent’anni e di destra a cinquanta, non si è capito niente della vita”. La senilità, quindi, condurrebbe a destra, la giovinezza e la sprovvedutezza, invece, verso sinistra…

Si nasce al centro, si cresce sinistrorsi e si muore a destra… Sarà questa l’ultima fase dell’evoluzione della specie negli ultimi due secoli?

Il sagace Marcello Marchesi, paroliere e cantautore, affermò “La rivoluzione si fa a sinistra, i soldi si fanno a destra”. Chissà se il riferimento lo trasse dall’esperienza rivoluzionaria francese del 1789: nata dal basso, popolare e con istanze coraggiose, poi condotta dalla nascente borghesia a proprio favore, per un’inevitabile sostituzione alla nobiltà. Proprio dalla rivoluzione del 1789 nacque la dicotomia destra/sinistra, per distinguere gli esponenti schierati in un settore, piuttosto che in un altro, rispetto al centro dell’emiciclo.

L’ironia del fondatore de “Il Borghese” Leo Longanesi “Il signore è uscito a sinistra, ma torna a destra per l’ora di pranzo: telefoni più tardi”.

“Si può essere a sinistra di tutto, ma non del buon senso”. Queste parole le espresse lo scrittore e giornalista Enzo Biagi.

Un altro scrittore, Aldo Busi, affermò “La destra è sempre fattuale, la sinistra sempre ideale, un ideale che spetta sempre agli altri rispettare e applicare”.
Marco Travaglio, vicedirettore de Il Fatto quotidiano disse: ”Ho lavorato otto anni con Montanelli e credevo di essere di destra nel senso che la destra era Montanelli. Quando ho visto la destra all’opera ho deciso che non potevo essere di destra. Di sinistra non lo ero prima e non posso esserlo adesso visto che la sinistra ha spianato la strada a Berlusconi”.

Diversa è un’altra interpretazione legata allo stesso giornalista “La destra scopre legge e ordine solo quando si tratta di manganellare manifestanti pacifici. Per il resto preferisce illegalità e disordine. Lo diceva Montanelli: la destra non sa fare altro che cadere nel manganello ogni volta che da élite diventa fenomeno di massa”.

In un’intervista del 1985 (Che cos’è la democrazia?- Fondazione Einaudi), l’intellettuale e politico Norberto Bobbio precisò “Soprattutto i partiti di sinistra si distinguono di solito dai partiti di destra e dai partiti conservatori proprio perché vogliono trasformare la società”. All’ipotesi di una sinistra, a questo punto necessariamente più elevata e innovatrice rispetto alla destra “amministratrice”, rispose “Beh! Non stiamo a sottilizzare su queste differenze. Io ritengo che il politico di sinistra deve essere in qualche modo ispirato da ideali, mentre il politico di destra basta che sia ispirato da interessi: ecco la differenza”. Alla lontana ricorda l’annosa questione calcistica tra il “gioco a zona”, più scenografico e d’effetto contro il “catenaccio”, rozzo e anacronistico.

Originale, fondata su una variabile spaziale, è senz’altro la massima del giornalista Luciano Barca “Quanto più la politica interna era di destra, tanto più si doveva giocare a sinistra sul piano internazionale, e viceversa”. Singolare anche l’affermazione di Jean-Marie Le Pen, presidente del Fronte Nazionale francese “Io sono socialmente a sinistra ed economicamente a destra, ma soprattutto per la Francia”.

Massimo D’Alema (Pd) fornì una profonda spiegazione sull’intrinseca e primigenia genesi, sull’essenza e l’ineluttabilità della sinistra “Questo autolesionismo è la conferma di ciò che penso da anni. La sinistra di per sé è un male. Soltanto l’esistenza della destra rende questo male sopportabile”.

Nell’ambito del filone “distaccato” e lievemente “qualunquista” si può inserire l’aforisma dello scrittore Gesualdo Bufalino “Elezioni. Il sonno è di destra, il sogno è di sinistra… Votare per una lucida insonnia”. Un altro lo offrì il noto intrattenitore Gianfranco Funari “Sono un pentito del centrodestra e un deluso del centrosinistra”.

Alessandra Mussolini (in forza al Pdl), memore delle ultime traversie del nonno, affermò “Non è un problema di destra e di sinistra. I voltagabbana vanno dove c’è il potere”.
Sulla stessa linea lo scrittore e giornalista Giorgio Bocca che dichiarò “Destra e sinistra si equivalgono: in stupidità”.

Si è distaccato anche il cantante Francesco De Gregori dicendo “Sono di sinistra, ma non le appartengo. Voglio avere la libertà di poter verificare sempre le mie scelte e quelle degli altri”.
Da ricordare il rassicurante “indistinto” (in tutti i sensi) formulato dal neo pensionato Guido Bertolaso “Sono assolutamente bipartisan. Non è questione di destra e sinistra; il mio compito è servire il Paese, e in particolare i suoi cittadini che soffrono e che sono in pericolo”. Aggiunse “Quando tutto sarà finito, tornerò in Africa. Resto il medico dei dannati della Terra. Prestato alla Protezione civile. Destra o sinistra non importa”.

I valori della sinistra secondo l’ex sindaco capitolino Walter Veltroni “Sono di sinistra se, di fronte alla solitudine di un’anziana malata, mi accorgo che anche la mia vita perde qualcosa; sono di sinistra se le rinunce di una famiglia di quattro persone rendono la mia più povera; sono di sinistra se vedo un bambino che muore di fame, e in quel momento è mio figlio, mio fratello piccolo”. In un’altra occasione “Sinistra è una bellissima parola, sta dentro di noi, è un insieme di valori, di passioni”.

Il rammarico dell’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti “Avevamo due sinistre. Non ne abbiamo più nessuna. Ricostruiamone una”.

Nichi Vendola, leader di Sel, ha recentemente affermato “Questo è il momento in cui la sinistra deve smettere di percepire se stessa come un problema e non come la soluzione al problema; questo è il momento, soprattutto, in cui dovrebbe uscire fuori dal Palazzo; questo, insomma, è il momento giusto per le primarie, indipendentemente dalla vicenda del voto di fiducia e dalle sorti del governo”. L’anno scorso spiegò “È necessario superare le divisioni ideologiche di una sinistra balcanizzata, in favore di una sinistra nuova e curiosa che abbia dentro di sé tante culture: da quella socialista al cristianesimo sociale. Una sinistra quindi senza torcicollo e non ancorata alle mitologie del passato”.

“La sinistra sono io” ricordava, con un misto di sicurezza e di sfida ai “compagni” del Pci, l’ex segretario del Psi Bettino Craxi.

Determinato l’ex presidente del Senato Marcello Pera (Pdl) “La sinistra odia la nostra cultura e la nostra civiltà a tal punto che è disposta a consegnarla, come la sta consegnando, all’islam. La sua politica estera è l’appeasement con i paesi e gruppi terroristici; la sua politica interna è l’ingresso libero a tutti gli immigrati e la cittadinanza a buon mercato; la sua politica sociale è il multiculturalismo; perciò la sua politica urbanistica è chiudere la base americana di Vicenza! Ieri, oggi, sempre, contro l’Occidente. E siccome dire Occidente vuol dire anche e soprattutto dire cristianesimo, la sinistra, per essere antioccidentale, ha scelto l’anticristianesimo, cioè il laicismo. Questa è la nuova frontiera, il nuovo discrimine, la nuova linea di divisione fra noi e la sinistra. Laicisti e liberi non è possibile. O si è laicisti oppure si è occidentali. O si è laicisti oppure si sta con l’America”.

Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti (Pdl), osa “Il futuro è la sinistra antagonista, non quella governativa”.

Il giornalista Bruno Vespa sentenzia “In Italia chi sta a sinistra vive meglio. La sinistra abbraccia, è una grande mamma”.

L’ex missino Mirko Tremaglia “Alla sinistra piace l’impostazione di spinta sociale della Repubblica di Salò”. Davvero? Forse le piace, ma non tutta la sinistra può ammetterlo.
Giorgio Almirante, leader della destra italiana del dopoguerra, ebbe a dire “La destra o è coraggio o non è, è libertà o non è, è nazione o non è, così vi dico adesso, la destra o è Europa o non è. E vi dico qualcosa di più: l’Europa o va a destra o non si fa…”.

Si perdoni una breve ma curiosa divagazione sul tema: del politico di Salsomaggiore è nota anche una frase, non attribuita alla politica, piuttosto alla filosofia, che ricorre spesso nei social forum e nelle esternazioni giovanili “Vivi come se tu dovessi morire subito. Pensa come se tu non dovessi morire mai”. Se i cantori di questa frase sapessero la fonte, sarebbero colti da febbre politicamente scorretta con improvvisa sindrome da buonismo collaterale. La stessa scientifica separazione tra destra e sinistra rischierebbe perigliose contaminazioni.

Il filosofo Marcello Veneziani, attirato dalle diatribe ideologiche, pur riconoscendo una moderna confusione e una parziale condivisione tra i termini, sintetizza “Quello che distingue oggi la destra dalla sinistra è che la destra crede molto alle radici, ai valori di un radicamento, mentre la sinistra crede molto ai valori di liberazione, di emancipazione. Credo che questo sia lo spartiacque”.

Non si dimentichi, tuttavia, come alcuni dei partiti attuali, tra cui Italia dei Valori, Alleanza per l’Italia e il Popolo della Libertà (compresa l’ex Forza Italia), non siano proprio dei vettori ideologici di stampo classico del dopoguerra bensì, nel bene o nel male, contenitori di varia estrazione, avulsi dai retaggi dottrinali.

Gli elenchi letti da Fini e Bersani durante la trasmissione Vieni via con me appaiono piuttosto sterili e slegati, quasi frasi fatte, a effetto, neanche propaganda. Frasi che stonano in parte con lo sforzo profuso da intellettuali, filosofi e uomini di potere in poco più di due secoli.

Sembrava di assistere a quelle letterine di Natale composte a scuola che cominciavano più o meno così “Prometto ai miei genitori…”.

Elenchi davvero simmetrici, fortunatamente accompagnati dai termini “destra” e “sinistra”, altrimenti sarebbe servita una “D” nera sulla mano destra di Fini e una “S” rossa su quella sinistra di Bersani.

Tra i diversi valori di sinistra elencati da Bersani ce n’è uno che recita “Per guidare un’automobile – che è un fatto pubblico – ci vuole la patente – che è un fatto privato. Per governare – che è un fatto pubblico – bisogna essere persone per bene, che è un fatto privato”. Perbacco! Così si scatenano intellettualmente le masse e si finisce per riempirle di ideologie…

Fini individua un carattere difficilmente ascrivibile a una sola parte politica “Per la destra è lo Stato – e solo lo Stato - che deve garantire che la legge è davvero uguale per tutti, che deve combattere gli abusi, il malcostume, che deve valorizzare l’esempio degli italiani migliori”.

In caso di invito in trasmissione, Antonio Di Pietro (fondatore dell’Idv) avrebbe ribadito “Io credo che oggi sia giunto il momento di dire basta alle opposte ideologie, questa di dire – questi son di sinistra e quelli non sono di sinistra – è una furbata a cui Berlusconi ricorre perché non ha argomenti di merito. Io non mi sento comunista, ma non credo che la libertà, a cui credo e sono un liberale, sia di fare tutto ciò che si vuole”.

Nelle parole di Silvio Berlusconi, in effetti, il termine “sinistra” ricorre più di “destra”, poiché il presidente del Consiglio tende a evidenziare i nemici della propria attività politica, così nel calderone ci sono finiti i magistrati e i giornalisti. Stessa sorte per gli arbitri di calcio: il Cavaliere lo scorso settembre, a seguito di una sconfitta calcistica, chiarì “Spesso il Milan si imbatte in arbitri di sinistra”.

In questo caso sarebbe curioso conoscere il parere dei padri rivoluzionari francesi al riguardo: essere arbitri di calcio è di destra o di sinistra?

Monumentale diviene, allora, la canzone di Giorgio Gaber Ma cos’è la destra cos’è la sinistra, in cui il grande autore milanese fornisce un elenco ironico di valori o tendenze della destra o della sinistra, senza alcuna apparente motivazione alla base della scelta e dell’appartenenza. E se fare il bagno, indossare il reggicalze, il gustare una bella minestrina e il culatello sono di destra, alla sinistra appartengono la doccia, il minestrone e la mortadella nonché i collant. Del resto “Il pensiero liberale è di destra/ora è buono anche per la sinistra”. Sintetizza il cantautore “L’ideologia/malgrado tutto credo ancora che ci sia/è la passione, l’ossessione della tua diversità/che al momento dove è andata non si sa”.