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Il parlamento? La Storia aveva altri impegni

di Michele Serra - 14/12/2010

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Le dirette televisive di ieri, documentando una crisi politica e forse la crisi di un’epoca, avrebbero dovuto essere avvincenti. Per la verità i cronisti, molto volonterosi, ogni tanto accennavano a "animose discussioni dietro le quinte. Ma a noi pubblico, purtroppo, il back-stage non è stato concesso. Quella che abbiamo visto è una processione di persone (quasi tutti maschi, quasi tutti anziani, tutti vestiti allo stesso modo) che snocciolavano davanti alle telecamere un rosario cifratissimo di auspici, mediazioni, proposte, tentativi, abboccamenti, colloqui del tutto incomprensibili, se non a loro. Il culmine si è avuto quando il capogruppo del Fli, un signore dall’aplomb molto rispettabile, ha spiegato per un quarto d’ora il contenuto di una lettera scritta da parlamentari ad altri parlamentari. Lettera della quale ho capito pochissimo, se non che il contenuto evidentemente privato costringeva il pubblico a casa a considerare indelicato rimanere in ascolto.
 
Non che si pretendesse l’irruzione a cavallo di una deputata amazzone, o il comizio infiammato di un senatore bakuniniano. Ma certo, pure nell’assodata e benvoluta mediocrità della democrazia, ci saremmo aspettati almeno un sussulto emotivo, un brivido intellettuale, tanto per avere conferma che da quelle stanze stava passando la Storia. Si vede che aveva altri impegni.