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Banche piene di titoli tossici. Vanno ripulite

di Mario Lettieri e Paolo Raimondi - 21/12/2010


 

La Bce, anche senza nominarle, conferma le tensioni che ci sono su Spagna e Italia. C'è una seria preoccupazione sul futuro dell'euro e del debito pubblico dei paesi dell'Ue. Non vorremmo che in questa fase convulsa si dimenticassero le vere cause che hanno determinato la crisi finanziaria globale.

Ciò potrebbe da un lato portare a una paralisi da panico e dall'altra parte a commettere ulteriori errori.

Prima di tutto si deve ricordare che la crisi è partita dalle banche e dagli Stati Uniti. Le banche americane ed internazionali, comprese quelle europee, avevano creato in modo incontrollato titoli senza una base economica reale. Tali titoli sono quindi diventati tossici e hanno inquinato l'intero sistema del credito. Gli stati nei due anni passati si sono ulteriormente indebitati per migliaia di miliardi di dollari per tentare di salvare il sistema.

Non si è fatta alcuna distinzione tra la parte sana dello stesso e quella puramente speculativa. Invece sarebbe stato necessario, come anche noi avevamo sottolineato su ItaliaOggi, imporre una forma di amministrazione straordinaria prima di elargire alle banche denaro pubblico. Si ricordi che l'intero settore bancario mondiale aveva una bolla in derivati Otc per circa 600 mila miliardi di dollari. Le banche hanno battuto cassa, hanno richiesto fondi per coprire tutti i buchi dei loro bilanci, compresi quelli prodotti dai citati titoli tossici. Hanno ottenuto aiuti sostanziosi continuando a operare come prima. Intanto nelle varie sedi internazionali si è perso tempo in defatiganti discussioni e annunci di riforme.

La recente decisione delle Federal Reserve di immettere altri 600 miliardi di dollari per comprare i Treasury Bond è la dimostrazione di una totale mancanza di coordinamento a livello internazionale per uscire dalla emergenza. La Fed ha giocato d'azzardo la carta più pericolosa: stampare nuova moneta sapendo che sarà il mondo intero a pagare.

Parlare di mercati che stanno attaccando i paesi dell'Euro è quasi una mistificazione. Non esiste il Mr. Mercato. Esistono invece le banche e le finanziarie, con nome e cognome, che operano sui mercati. Per essere più precisi: sono le stesse banche salvate con i soldi pubblici degli stati a operare contro i loro salvatori. È stato come regalare della droga a un tossico. Infatti esse usano spesso i loro titoli tossici come base di garanzia per ottenere dalla Fed o dalla Bce crediti a basso costo per continuare a operare sui mercati delle obbligazioni o in operazioni di derivati Cds «nudi».

I governi dell'Ue non possono più continuare su questa strada. Devono decidere se stare dalla parte di queste banche o dalla parte dell'economia sana tutelando gli interessi dei cittadini. Avranno la determinazione di abbattere le passività e i titoli tossici delle banche o continueranno a tagliare i propri bilanci e accentuare lo scontro sociale?

Riteniamo che una seria «pulizia finanziaria» del mondo bancario non sia più procrastinabile. Certamente non sarà indolore per le banche, ma l'alternativa sarebbe il default degli stati e il collasso dell'architettura dell'Unione Europea. Giocare con l'idea di uno sfaldamento dell'Ue e di abbandoni dell'euro è da irresponsabile. Tornare indietro non è possibile e comunque farlo nel mezzo della crisi più grave della storia vorrebbe dire riportare la situazione economica e politica agli anni Trenta.

Il rischio contagio è reale. Secondo le stime della Bri, all'inizio del 2010 il debito dei paesi europei detenuto da altri paesi era di 236 miliardi di dollari per la Grecia, 867 miliardi per l'Irlanda, 286 miliardi per il Portogallo, 1.100 miliardi per la Spagna e 1.400 miliardi per l'Italia. Ma sono le banche tedesche, con 720 miliardi di dollari, quelle francesi con 910 miliardi e quelle inglesi con 420 miliardi, le più esposte nei confronti dei cosiddetti paesi Pigs. La svalutazione di tali titoli avrebbe un impatto negativo sull'intero sistema bancario europeo.

Per quanto riguarda l'Italia i titoli in scadenza nel 2011 saranno 340 miliardi di euro. Se soltanto si mantenesse l'aumento di circa l'1% registrato la scorsa settimana per i tassi di interesse sui nostri titoli di stato il nostro paese pagherebbe interessi aggiuntivi per 3, 4 miliardi.

Il debito pubblico è un problema, ma è gestibile con oculate politiche di bilancio e di crescita economica. La crisi è stata prodotta dal comportamento spregiudicato delle banche sui mercati non regolamentati.

Le recenti proposte relative all'istituzione di una Agenzia Europea del debito per emettere eurobonds e gestire in modo unitario il debito pubblico dei paesi europei potrebbe avere un effetto di stabilità e di coesione e neutralizzare la speculazione, ma soltanto se, con urgenza, si procede alla pulizia del sistema bancario congelando i vari titoli tossici a partire dagli Otc che sono i più velenosi.