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Ateneo che vai, barone che trovi

di pa.za. - 22/12/2010

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La facoltà è la stessa Medicina. L’Università no, questo è il secondo ateneo romano, Tor Vergata. Eppure, qui di Frati ce n’è un altro: si chiama Renato Lauro, anche lui prima preside e poi rettore. Due giorni fa, come racconta ‘Il Messaggero’, anche lui aveva particolarmente fretta. La cattedra a Paola Rogliani andava assegnata prima dell’approvazione della Gelmini. Perché? È sua nuora, ovvero moglie di suo figlio Davide, ovviamente anche lui professore ordinario di Endocrinologia nella stessa facoltà. Dal rettore, come ovvio, levata di scudi: Paola e Davide sono regolari vincitori di concorso, non c'è nulla di male. Ma proprio ieri, gli studenti di Tor Vergata hanno deciso di porgli qualche altra domanda: “Chi entrerà, ad esempio, nel Cda di Tor Vergata, quando l’ingresso dei privati sarà obbligatorio per legge? Entrerà qualche parente, qualche amico degli amici? Forse entrerà qualche industriale della cricca di Balducci con cui il Rettore è in stretto contatto, come dimostrato   dalle indagini in merito agli appalti de L’Aquila e del G8 della Maddalena? Oppure qualche palazzinaro che ha già messo le mani sul Masterplan di Alemanno?”. Si riferiscono ad alcune intercettazioni, dove Balducci&C il rettore Lauro lo chiamavano “lo zio”.

Ma in questi giorni, dove i regali fioccano non solo perché è Natale, gli studenti romani non sono gli unici a farsi delle domande. Anche a Bari, l’Assostampa si chiede come mai, il bando di concorso indetto   dall'Università per un contratto di consulenza abbia dei requisiti così stringenti. Si cerca un giornalista che abbia “almeno 25 anni di esperienza” e “per presentare domanda, agli aspiranti vengono concessi dieci giorni, che scadono proprio a Natale”. Difficile non pensare che sia uno di quei bandi costruiti ad uso e consumo di una persona già scelta. Un po’ la stessa cosa che hanno pensato a Sassari: di “ricerca clinica nell'ambito delle patologie oculari del segmento anteriore, dei disordini visivi in corso di malattie sistemiche e della neuroftalmogia, con particolare riguardo ai disordini mitocondriali e ai traumi del nervo ottico”, se ne occupano davvero in pochi. Ma tra questi c'è Arturo Carta, ricercatore a Parma e figlio di Francesco Carta, professore all’Università di Sassari. Carta padre non era tra i commissari – è stato sostituito da un collega, non appena saputo che suo figlio era candidato – ma da Sassari fanno sapere che i ricorsi fioccheranno. Come racconta ‘La Nuova Sardegna’, il caso   Carta non è l’unico ad agitare l’ateneo dell’isola: presto si conoscerà l'esito di altri concorsi. “Uno, per chirurgia generale, vede tra i con-correnti due ricercatori, Carlo e Claudio Feo, figli di Francesco Feo, da qualche tempo in pensione, per un trentennio docente di Patologia generale nella stessa facoltà. Alle prove in Malattie infettive partecipa Ivana Rita Maida, figlia dell’ex rettore. Un secondo figlio, Carmelo, anche lui ricercatore a Sassari, ha rinunciato al concorso in Odontostomatologia”.
È notizia di ieri, infine, la condanna del professor Gian Camillo Manzoni, direttore del Centro cefalee dell’ospedale di Parma: un anno e 5 mesi di detenzione per abuso d'ufficio, anche se la pena è stata sospesa. Nel 2005, ricostruisce ‘La Repubblica Parma’, favorì Paola Torelli nel concorso per un posto di ricercatore nel reparto di Neurologia. Questa volta, nessun legame ufficiale. Semplicemente, con la dottoressa Paola, il professor Gian Camillo aveva fatto due bambini.