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Wikileaks e i colossi dell’agribusiness Bayer e Monsanto

di Francesco Bevilacqua - 12/01/2011


Recenti rivelazioni portate alla luce da Wikileaks trattano di tematiche dalle importanti ricadute ambientali e prendono di mira i due rappresentanti più grossi del settore dell’agribusiness: Bayer e Monsanto. Se i dubbi sull’autenticità del famoso sito di controinformazione rimangono, quantomeno si comincia a parlare di temi che hanno implicazioni serie e preoccupanti per la vita stessa sul pianeta.


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Recenti rivelazioni portate alla luce da Wikileaks trattano di tematiche dalle importanti ricadute ambientali

Qualche tempo fa ci siamo occupati di Wikileaks analizzando i cable che l’ormai famoso – per alcuni famigerato – sito di controinformazione aveva pubblicato sino a quel momento e ricercando fra essi delle notizie che potessero avere una rilevanza in termini ambientali e più in generale inerenti allo stile di vita che conduce oggil’uomo sulla Terra.

La ricerca aveva dato un esito quasi totalmente negativo e i riferimenti a queste tematiche erano del tutto secondari rispetto agli intrecci di geopolitica, strategia e rapporti di potere fra i grandi governi occidentali.

Intorno all’articolo e al 'caso Wikileaks' era nato anche un interessante dibattito che si allacciava a quello ben più ampio che ha coinvolto il sito di Julien Assange a livello internazionale e che verteva non solo su quale fosse la reale pericolosità della diffusione di informazioni che venivano e vengono tutt’ora presentate come fortemente destabilizzanti, ma addirittura sui sospetti avanzati da più d’un osservatore che Wikileaks stesso non fosse altro che uno specchietto per le allodole che perseguiva in maniera camuffata i fini degli stessi soggetti che apparentemente danneggiava.

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La nota di Wikileaks del 2 novembre parla della clothianidina, una sostanza utilizzata come pesticida e commercializzata dalla Bayer con il nome di Poncho

La domanda che ci eravamo posti era se, nel calderone delle notizie che secondo i media internazionali avevano la possibilità di minare la stabilità di intere nazioni e blocchi geopolitici, vi fosse anche qualcosa che provasse quantomeno a mettere in discussione lo stile di vita, di produzione e di consumo del mondo occidentale, considerato meno importante del dibattito politico ed economico ma in realtà fondamentale per l’intera umanità.

Ebbene, recentemente Wikileaks ha pubblicato una scottante rivelazione che centra in pieno l’argomento, poiché prende di mira i grandi colossi dell’agribusiness e della chimica industriale, che sono fra i maggiori responsabili del degrado ambientale del pianeta.

Nel dettaglio, la nota (dell'EPA, ndr) diffusa da Wikileaks è datata 2 novembre e parla della clothianidina, una sostanza utilizzata come pesticida e commercializzata dalla Bayer con il nome di Poncho, che sembra avere effetti devastanti sulla salute e sulla stessa vita delle api, animali che svolgono un ruolo fondamentale per l’equilibrio dell’ecosistema.

L’organizzazione responsabile dello scandalo svelato da Wikileaks è l’EPA – Enviromental Protection Agency –, l’agenzia dell’ambiente americana. Questo ente ha il compito di vigilare sulla tutela ambientale e, fra le altre cose, di autorizzare l’impiego di sostanze chimiche in agricoltura.

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Poncho, prodotto dalla Bayer, sembra avere effetti devastanti sulla salute e sulla stessa vita delle api

La clothianidina è già da tempo oggetto di una richiesta d’impiego avanzata dalla Bayer; nel giro di pochi anni, dal 2003 al 2010, l’istanza è passata da una bocciatura secca a una sospensione temporanea per effettuare test sugli effetti del pesticida sulle api, poi a un’approvazione con riserva che attendeva i risultati della sperimentazione, fino ad arrivare all’aprile del 2010, quando è stato autorizzato incondizionatamentel’impiego della sostanza, peraltro senza una motivazione che giustificasse il parere dal punto di vista tecnico-scientifico.

Lo scandalo che Wikileaks ha portato alla luce è incentrato su una nota di due scienziati, dipendenti della stessa EPA, che si sono occupati del caso e che hanno tratto preoccupate conclusioni in merito all’utilizzo della clothianidina e ai rischi per la popolazione delle api.

Nonostante sia stata messa all’angolo dalla notizia trapelata, l’EPA ha confermato la decisione di consentire l’utilizzo del Ponchonon solo su quelle per cui era già stato autorizzato – mais (la coltura più diffusa negli Stati Uniti), colza, barbabietola, grano e girasole –, ma anche su due nuove coltivazioni, senape e cotone. La situazione è resa ancor più grave dalle decisioni di Italia, Francia, Germania e Slovenia, che hanno tassativamente vietato l’uso della clothianidina proprio per gli effetti mortali che aveva sulla popolazione delle api.

Un altro caso portato alla luce da Wikileaks che – pur entrando nella sfera dei giochi e dei rapporti di forza politici – prende esplicitamente di mira il mondo dell’agribusiness, è quello che svela le commistioni fra la diplomazia americana ed europea e il colosso dell’agricoltura chimica Monsanto.

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Wikileaks svela anche le commistioni fra la diplomazia americana ed europea e il colosso dell’agricoltura chimica Monsanto

La notizia è stata riportata anche da The Guardian, una della cinque grandi testate partner di Wikileaks, e denuncia le pressioni statunitensi, provenienti in particolare dall’ambasciata USA francese, affinché i paesi europei liberalizzino il più possibile l’impiego di organismi geneticamente modificati in agricoltura. Molti governanti americani e i loro protetti dell’agribusiness infatti, sono da tempo infastiditi dalla politica agricola dell’Unione Europea, tendenzialmente ostile all’utilizzo della chimica nei campi dei paesi membri.

Questi due casi portano quindi alla luce con decisione trame ormai provate, i cui fili si dipanano a partire da un lato dalle politiche decise da governi e organismi di controllo e dall’altro dall’azione commerciale delle multinazionali della chimica, Bayer e Monsantoin testa.

Un ringraziamento va doverosamente rivolto a Wikileaks: non abbiamo sciolto i dubbi che riguardano l’effettiva genuinità dell’opera di controinformazione di Assange e compagni, ma come si dice “ogni pubblicità è una buona pubblicità” e la cosa che conta davvero quando si tratta di temi così drammaticamente importanti è che se ne parli, che vi sia una reazione e che le notizie vengano diffuse, poco importa se fanno parte di qualche oscura strategia propagandistica o meno.