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Il cardinale Turkson: «Gli Ogm? Una nuova forma di schiavismo»

di Mario Ponzi* - 13/01/2011

 
 



[…] Un miliardo di persone soffrono oggi la fame: si tratta di un triste traguardo per il 2010.
È una cifra che spaventa. Anche se bisogna valutarla sempre con molta cautela. Senza dubbio la fame nel mondo continua ad essere uno scandalo, come ripete il Papa. Anche perché ci sarebbe la possibilità di sfamare tutti. Personalmente ho assistito all'abbattimento di capi di bestiame per mantenere alto il prezzo della carne. Lo stesso avviene nei Paesi che producono generi alimentari in eccesso e poi li distruggono in nome delle ferree leggi del mercato. Per non parlare degli avanzi che il mondo opulento produce e getta tra i rifiuti. Ci sarebbe di che sfamare il doppio della popolazione mondiale. Basterebbe solo un po' più di solidarietà e molto meno egoismo. 



Non si tratta, dunque, solo di una questione legata al mancato decollo del sistema agricolo in certi Paesi. 


Le porto l'esempio dell'Africa perché ne ho avuto esperienza diretta in Ghana. È quasi impossibile applicare tecniche di produzione agricola in terreni sfruttati dissennatamente e senza alcun rispetto per la conservazione dell'ambiente naturale. Per cercare e per estrarre petrolio, oro o minerali preziosi custoditi nel sottosuolo africano le multinazionali provocano danni enormi: scavano crateri, devastano campi e foreste irreparabilmente. E così ogni speranza di coltivare quei terreni diviene aleatoria. Anche se si ricorresse alle tecniche di ingegneria genetica applicate alle piante. 



Eppure c'è chi continua a rilanciare l'uso degli ogm come "imperativo morale" per la soluzione al problema della fame, vantando anche presunte benedizioni da parte della Santa Sede. 


Effettivamente, soprattutto in Africa, alcune multinazionali cercano e trovano il consenso di vescovi locali per diffondere l'uso di questi organismi. Da parte mia, credo che la vera questione non sia quella di schierarsi a favore o contro gli ogm. Bisognerebbe riuscire a capire che se a un contadino africano si dà la possibilità di seminare su un terreno fertile - non distrutto, devastato o avvelenato dallo stoccaggio di rifiuti tossici - egli avrà alla fine la possibilità di cogliere il frutto del suo lavoro, mettendo anche da parte una scorta di semente tale da provvedere alla seminagione naturale dell'anno successivo. Dunque, non ci sarebbe bisogno di nessuna ingegneria genetica. In questo modo il contadino non si vedrebbe obbligato a comprare ogm dall'estero. Mi chiedo: perché costringere il contadino africano ad acquistare il seme prodotto in altre terre e con altri mezzi? E mi sorge il dubbio che dietro ci sia il solito gioco della dipendenza economica da mantenere a ogni costo.

Dipendenza economica che nulla ha a che fare con la globalizzazione o con la solidarietà. 
Certo, anzi direi che si profila come nuova forma di schiavismo. […] per tornare alla questione degli ogm, io non mi ritrovo certo nel ruolo di chi si oppone pregiudizialmente ai progressi della scienza e della tecnologia. Dico solo che bisogna valutarne sino in fondo l'effettiva necessità. E domandarsi onestamente se non si tratti piuttosto di un business per arricchire qualcuno. Un sospetto lecito in base alle tante esperienze maturate nel mio Paese.

*Riportiamo alcuni passi dell’intervista al cardinale Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, pubblicata su l’Osservatore Romano del 4 gennaio 2011 (l’intero articolo si può leggere su www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#10). Le considerazioni del Cardinale Turkson sono condivise da Slow Food da sempre impegnata nell’affermazione di un modello agricolo e, in generale, di sviluppo economico che vede al centro l’uomo e la terra. Per approfondire il pensiero di Slow Food su queste tematiche vi rimandiamo al libro di Carlo Petrini, Terra Madre.