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Wikileaks e l’ambiente

di Alessio Nannini - 16/01/2011




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 Il sito di Assange ha pubblicato i documenti riservati su questioni scientifiche e ambientali. Le pressioni americane sul Vaticano per rivedere il parere negativo sugli Ogm, il Tibet inquinato, il Giappone che chiede aiuto contro Sea Shepherd.

Il governo degli Stati Uniti avrebbe chiesto al Vaticano di rivedere la sua posizione in merito agli Ogm, ritenuta dagli americani eccessivamente critica. La risposta della Chiesa fu negativa ma i toni in merito più tenui: la diffusione dei cibi geneticamente modificati nei paesi in via di sviluppo, dissero Oltretevere, potrebbe arricchire soltanto le multinazionali presenti in quei territori. In buona sostanza il giudizio negativo non prese in considerazione la sicurezza in sé del prodotto, ma gli effetti tendenzialmente nefasti del suo commercio. Il retroscena è stato reso noto da Wikileaks, che evidenzia pure come la Monsanto, colosso americano di biotecnologie agrarie, più volte sarebbe stata ostacolata dalle organizzazioni europee anti Ogm al punto da spingere l’ambasciatore statunitense in Francia a chiedere un embargo nei confronti delle nazioni più intransigenti dell’Unione Europea. Ma quanto emerge dal sito di Julian Assange riguarda molti altri aspetti della scienza e dell’ambientalismo.
 
Se dell’affare Sea Shepherd si era occupato a inizio anno il britannico Guardian, evidenziando come il governo giapponese avesse chiesto aiuto agli americani per fermare gli ambientalisti che si battono contro la caccia alle balene assaltando le navi nipponiche, ci si stupisce nel sapere di una richiesta di aiuto del Dalai Lama per la propria terra: «Abbiamo bisogno degli americani», avrebbe pronunciato la massima autorità buddhista. Ma il pericolo a cui si sarebbe riferito non è quello dell’invasione cinese bensì dei cambiamenti climatici provocati in Tibet da deforestazione e inquinamento. Altri rivelazioni riguardano le tecnologie di spionaggio messe a punto sempre dagli americani per la sicurezza nazionale. Noto era l’interesse del Dipartimento di Stato degli Usa nell’avere un database di foto, impronte digitali, scansioni dell’iride, e campioni del Dna dei rappresentanti governativi di paesi del Medio Oriente, Cina, Cuba, Corea del Nord, Birmania e Sudafrica. I documenti di Wikileaks affermano che l’ordine partì nel luglio 2009, ma quanto ci giunge di nuovo sta nel fatto che la raccolta dei dati non si limitò a quelle nazioni nemiche o non in buoni rapporti con gli americani, ma fu estesa anche ai componenti delle Nazioni Unite.
 
E ancora la questione delle isole britanniche Chago. Questo arcipelago nel mezzo dell’oceano Indiano a sud delle Maldive fu concesso agli Usa per esperimenti atomici a metà degli anni Sessanta, e i duemila abitanti dell’isola Garcia deportati a Mauritius. Da allora le richieste di questi a Londra per tornare a casa furono continuamente rifiutate, sino a che il problema non fu portato all’attenzione della Corte Europea per i diritti umani, che avrebbe probabilmente deliberato per il rientro in patria. Ma nello scorso aprile il governo inglese ha trasformato la zona in una grande aerea protetta per la salvaguardia delle specie floreali e animali, tra cui il granchio del cocco. Una decisione che fece ben parlare, ma che renderà di fatto impossibile una pronuncia della Corte Europea a favore degli abitanti di Chago.