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La costruzione di una identità del mercosur

di Alberto J. Sosa - 17/01/2011


LA COSTRUZIONE DI UNA IDENTITÀ DEL MERCOSUR

 



 

 

Introduzione

 

Nel MERCOSUR il tema culturale è stato trattato nel corso della Riunione Preparatoria sulla Dimensione Culturale ed Educativa del MERCOSUR (1991), nel momento in cui vennero avviate le procedure per la creazione di una Commissione specializzata per la Cultura, il cui primo incontro si tenne a Buenos Aires[1]. A partire da quel momento si sono tenuti incontri periodici nel corso dei quali sono stati trattati diversi argomenti relativi alla cooperazione culturale.

Alla fine del 1996, in occasione dell’Incontro dei Capi di Stato, a Fortaleza, venne sottoscritto il Protocollo di Integrazione Culturale del MERCOSUR[2], per favorire la creazione di spazi in cui le tradizioni storiche, i valori comuni e le diversità degli stati membri potessero trovare espressione.

In altri momenti storici ci sono stati tentativi di costruire un’identità regionale, come nel caso della iniziativa bolivariana, ancorata fondamentalmente ad aspetti istituzionali come il Trattato d’Unione, la Lega e Confederazione Perpetua e la Convenzione sui Contingente Militari e Navali[3]. Senza dubbio, all’epoca ciascuno dei Paesi ispanoamericani dell’America Meridionale, prima ancora che ai propri vicini, continuava ad essere legato principalmente ai mercati d’oltremare.

Oggi, la configurazione del sistema mondiale è un’altra ed è differente anche la realtà sudamericana in cui la condotta di terze potenze o di determinati gruppi di Paesi, sfida la Dottrina Monroe, esternamente e internamente alla Regione.

Dall’altro lato sia il MERCOSUR che la UNASUR procedono nella costruzione di un’unione sudamericana, con la pretesa di incidere sulle strutture del sistema mondiale.

In questa breve presentazione si allude alla necessità di costruire un’identità all’interno dei processi di integrazione dell’America del Sud, facendo riferimento alle tipologie di identità coniate dal sociologo Manuel Castells: resistenziale, progettuale e legittimante o dominante. Allo stesso modo, si esprimono alcune utili considerazioni per forgiare un’identità progettuale che possa dare l’opportunità di consolidare l’integrazione sudamericana.

 

 

Tipologie di integrazione

In un processo d’integrazione ognuna delle parti tende a costituire un tutto, riunendosi o fondendosi dette parti o attori divergenti tra loro, in un’unità o attore che, in alcuni casi li sintetizza[4] e in altri no, perchè uno dei partecipanti occupa una posizione egemone all’interno del gruppo che si è formato.

In linea molto generale, i processi d’integrazione sono classificati nei seguenti tipi ideali: territoriali, organizzativi e associativi[5].

L’integrazione territoriale raggruppa gli Stati o i mercati in base al principio della vicinanza, posto che essi siano contigui o geograficamente vicini. Ne sono degli esempi il Trattato di Cuenca del Plata (1969) o l’Organizzazione del Trattato di Cooperazione Amazzonica (1998).

L’integrazione organizzativa è eterogenea perchè riunisce attori con potere e capacità differenti. È di tipo verticale perchè gli attori più potenti controllano i più deboli, e la divisione del potere è diseguale. Per esempio, ci sono istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) o la Banca Mondiale (BM), in cui i Paesi membri hanno rango differente, basti pensare che l’apporto di capitale di ciascuno di loro determina il suo voto e la sua partecipazione al processo decisionale.

L’integrazione associativa aggrega diversi attori o Stati sulla base del principio di affinità, dal momento che i suoi membri hanno delle caratteristiche analoghe. È orizzontale dato che raggruppa attori di rango simile e tende all’uguaglianza, nella misura in cui il suo obiettivo principale è la ripartizione della giustizia. Esempi di questo tipo d’integrazione sono l’Unione Europea (UE), gli Accordi Argentina – Brasile (1986), l’attuale Mercato Comune del Sud (MERCOSUR) e l’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR).

Laddove gli attori hanno interessi coincidenti o convergenti, l’integrazione può perseguire valori simili a quelli di un modello egualitario. Ci si raggruppa sulla base di valori che sono importanti per un attore quanto per gli altri, contrariamente a quello che accade a gruppi in cui i valori più importanti per un attore non lo sono per gli altri. In questo caso, gli attori hanno anche aspirazioni differenti. Un esempio di quest’ultimo tipo di unione è il Trattato di Libero Commercio dell’America del Nord (TLCAN[6]), che riunisce attori eterogenei e asimmetrici come USA, Canada e Messico. Gli attori sono stratificati e ordinati e le controversie sono risolte in accordo con il principio di prevalenza dell’attore di rango superiore su quello inferiore[7].

Nel modello egualitario, l’integrazione è considerata un processo al quale partecipano attori relativamente simili e che molte volte hanno delle affinità riguardo alle radici storiche, demografiche, religiose, linguistiche o nella loro struttura economica o politica.

Una modalità di questa tipologia di integrazione (similitudine o analogia) è l’interdipendenza crescente tra gli attori. A volte quando gli attori si uniscono, e dunque quello che pregiudica uno pregiudica anche l’altro/i o quello che va a beneficio di uno va a beneficio anche dell’altro/i, l’interdipendenza è definita simbiosi. Ciononostante quando vi sono delle asimmetrie, l’attore di rango superiore cede davanti a quello di rango inferiore[8]. Questo modello riposa sull’idea che un tutto integrato può esistere e mantenersi solo se è sostenuto dalle parti che lo compongono (lealtà). Dall’altra parte, la sua organizzazione e riproduzione sono sostenibili se il tutto integrato ha qualcosa da offrire ai suoi membri, come nel caso di un’unione doganale o dei Fondi strutturali dell’allora Comunità Economica Europea (CEE) o del Fondo di Convergenza Strutturale del MERCOSUR (FOCEM[9]). In questi casi, il tutto integrato ridistribuisce risorse ai Paesi o agli attori imprenditoriali di dimensione minore (assegnazione).

L’integrazione solitamente origina un attore la cui potenza supera quella dei suoi membri. Nonostante ciò, nel NAFTA, l’egemonia di una delle parti (USA) prevale sull’insieme. Dal canto suo il MERCOSUR ha dato vita a un nuovo attore che ha a sua volta generato altri attori come l’UNASUR[10], il Consiglio Sudamericano per la Difesa (CSD[11]) e la Banca del Sud[12].

Questo modello d’integrazione costituisce un processo o una progressiva costruzione collettiva con traiettorie discontinue e risultato incerto. Il nuovo attore (MERCOSUR, UNASUR, CSD) deve operare in un contesto diverso da quello che ha preceduto la sua formazione e per questo ha bisogno di una agenda affermativa e di una identità progettuale. Le antiche ipotesi di conflitto svaniscono e altre sfide compaiono (meccanismi di consultazione e concertazione per mantenere e riprodurre l’ordine e la stabilità istituzionale democratica; il controllo e la disposizione delle risorse naturali; il controllo dell’ambiente; la diversificazione economica, il coordinamento delle regolamentazioni dello spazio condiviso; etc.).

Se l’obiettivo è razionalizzare lo status quo, il nuovo attore può avere caratteristiche simili a quelle delle parti che gli hanno dato vita. Al contrario, se aspira a diversificare e a perfezionare la struttura economica, sociale e politica allora si creerà un attore qualitativamente differente dalle parti che lo hanno originato. Nel primo caso, gli attori poveri creano un attore che accumula su di sé la povertà delle parti che lo costituiscono. Nel secondo caso, viene creato un attore diverso e quindi la possibilità di configurare uno spazio di prosperità e di benessere condiviso.

I Paesi membri del MERCOSUR, sebbene non siano parte esclusiva del Direttorio Mondiale, non rientrano nemmeno all’interno della categoria anglosassone di “Stati fuorilegge o canaglia”, che violano le leggi e i principi internazionali o in quella di “Stati falliti” che non possono mantenere e riprodurre l’ordine nel territorio che rientra sotto la loro giurisdizione, benché siano reticenti a ricoprire il ruolo di Stati obbedienti che seguono servilmente i dettami di quelli egemoni[13]. Per questo motivo, rifiutando l’idea di fare parte di blocchi o unioni disegnate da altri ad altre latitudini, costituirono il MERCOSUR. È in questo senso, creando un loro processo di integrazione, che decisero di affermare la loro presenza internazionale e di non aderire come semplici appendici a processi ideati da altri.

Identità

 

Definiamo identità, l’insieme di caratteristiche che individuano una collettività rispetto alle altre o la coscienza che si possiede che è in sé diversa da quella altrui. Sebbene l’identità possa avere origine all’interno di istituzioni dominanti, si converte in ciò che è solo se viene interiorizzata dagli attori sociali che, attorno a detta interiorizzazione costruiscono il loro senso. Per la maggior parte degli attori sociali o comunità, il senso si organizza attorno a una identità primaria che si determina e si sostiene da sé nel corso del tempo e dello spazio.

Perché è importante che un processo di integrazione, in questo caso il modello associativo e territoriale MERCOSUR, riposi su di una identità condivisa?

Se osserviamo la maggioranza dei Paesi sviluppati, pochi tra i 200 Stati esistenti, in contrasto con gli altri, sostengono un’identità progettuale o legittimante basata essenzialmente su ragioni di “sicurezza” o di “interesse nazionale” e invocata in difesa delle loro risorse, territorio o popolazione. Riguardo a ciò è difficile fare riferimento alla sicurezza o all’interesse nazionale o alla sovranità, senza aver prima definito l’identità che le precede e le accompagna.

Tra gli elementi che fanno parte o determinano l’identità di una collettività possiamo citare la sua storia e le sue tradizioni; la lingua; la religione; gli usi e i costumi; la letteratura; la musica; la danza; la pittura; il teatro; la scultura; l’architettura; la cucina, il vestiario; la psicologia; l’organizzazione sociale; l’etnia, etc.

La costruzione di un’identità si serve della storia, della geografia, della biologia, delle istituzioni produttive e riproduttive, della memoria collettiva, cosí come degli apparati di potere, delle iniziative e dei progetti.

Se analizziamo chi costruisce l’identità collettiva e perché, osserviamo che è così che si determina in buona misura il contenuto simbolico e il suo senso per coloro i quali si identificano o meno in essa. La costruzione di un’identità ha sempre luogo in un contesto caratterizzato da rapporti di potere. Per questo si suole distinguere tra le diverse forme e origini di costruzione dell’identità[14].

L’identità legittimante è quella che le istituzioni dominanti introducono nella società per estendere e razionalizzare il proprio dominio rispetto ad altri attori sociali.

L’identità resistenziale è quella che nasce da attori che si trovano in una posizione svalutata e stigmatizzata dalla logica di dominio, per cui si costruiscono trincee di resistenza e sopravvivenza, basate su principi distinti o opposti a quelli che pervadono le istituzioni sociali dominanti.

L’identità progettuale interviene quando gli attori trainanti fanno riferimento agli elementi culturali di cui dispongono, costruendo un’identità che ridefinisce la loro posizione, riuscendo in questo modo a trasformare la struttura sociale e il contesto regionale circostanti.

A volte le identità resistenziali possono diventare identità progettuali e trasformarsi in egemoni all’interno di istituzioni governative e sociali, laddove per razionalizzare un dominio diventino identità legittimanti. Nessuna identità ha un’essenza o un carattere o contenuto progressivo o regressivo, al di fuori del contesto spazio-temporale.

Quando le tredici (13) colonie dell’America del Nord intrapresero le loro gesta per l’emancipazione, adottarono un’identità resistenziale all’imperialismo britannico. Poi, quando i “padri fondatori” redassero “Il Federalista” e approvarono la Costituzione Nazionale e il dazio di Hamilton per promuovere e proteggere il loro sviluppo industriale, stavano forgiando una identità progettuale. Senza dubbio, quando nell’era della globalizzazione e poi del collasso sovietico diffusero un discorso basato sul fine della storia e sulla classificazione di diverse tipologie di Stato stavano adottando un’identità legittimante o di dominazione.

Un’identità si può costruire sulla base di epopee, commemorazioni e speciali atti storici di resistenza, differenziazione e affermazione. Ma anche sulla base di una volontà politica concordata tra i membri del nuovo attore, che intravedono un futuro condiviso. Questo sentiero cominciò a incanalarsi nel MERCOSUR e anche in America del Sud, benchè sia ancora agli esordi[15].

La costruzione di un’identità MERCOSUR esige lo sforzo cosciente di politiche attive, a partire dalla multiculturalità e da una storia condivisa. Le politiche di ogni stato membro del MERCOSUR si sono concentrate sulla diffusione e sulla riproduzione dei rispettivi patrimoni culturali e storici e sulle rispettive identità lasciando degli spazi, seppur poco importanti  per gli elementi identitari dei loro vicini.

In alcune scuole argentine si insegna il portoghese e in alcune di quelle brasiliane il castigliano[16]. C’è anche un crescente processo di circolazione degli scrittori, artisti, co-edizioni e Forum delle Università come nel caso di Fomerco[17] e la creazione da parte del governo del presidente Lula Da Silva della Università Latinoamericana (UNILA[18]), con sede in  un spazio ceduto in cambio della centrale elettrica Itaipú a Foz de iguazú (Paraná), confinante con Paraguay e Argentina.

Senza disconoscere un’importante base previa indigena, si è parlato molto delle differenze esistenti tra una delle componenti etniche numéricamente più significative dell’America creolo-iberica  (MERCOSUR e/o Sudamerica): lo spagnolo e il lusitano. Il sentimento tragico della vita versus il sentimento lirico della stessa. Secondo Helio Jaguaribe, ciò che è fondamentale nel Don Chisciotte di Miguel de Cervantes Saavedra è l‘eroismo, mentre nè “I Lusiadi” di Luís de Camoes (nonostante la dimensione eroica di questa opera) è l’intenso lirismo. In entrambi i casi e a dispetto delle differenze, c’è un’impronta umanista[19].

Dall’altro lato, nel MERCOSUR e anche nella maggioranza dei Paesi dell’America del Sud la questione dei Paesi contingui e prossimi è presente. In questo senso si sta producendo un cambiamento culturale, ci sono programmi radio, televisivi e articoli di giornali dedicati ai temi o ai problemi dei Paesi confinanti o alle relazioni di Argentina e Brasile con i vicini. Gli analisti non solo esprimono le loro opinioni e dialogano su temi interni o domestici, ma anche su quelli dei Paesi confinanti, la Fondazione Alexandre de Gusmao (FUNAG) del Itamaraty  edita pubblicazioni che hanno come obiettivo quello di contribuire alla costruzione di una identità sudamericana.

La Repubblica Argentina ha riportato tra gli scopi e gli obiettivi della sua politica educativa il rafforzamento dell’identità nazionale, basata sul rispetto della diversità culturale e sulle peculiarità locali, aperta ai valori universali e all’integrazione regionale e latinoamericana (Cfr. Articoli 11 y 92, paragrafo a) della Legge Nazionale dell’Educazione Nº 26.606). A sua volta il Ministero della Cultura e dell’Educazione della Provincia di Buenos Aires, la principale giurisdizione scolare sub-statale argentina in termini di numero di scuole e di alunni, sta pubblicando una raccolta di studi storici sull’Argentina intitolata “Cronaca del Bicentenario” con una visione anche latinoamericana, destinata ai docenti e agli alunni dei diversi gradi[20].

Certamente forgiare un’identità o un immaginario condiviso non è compito facile, nei contesti in cui oggi gli esseri umani trascorrono la loro vita. A diverse latitudini il concetto di identità è diventato ambiguo, trasformandosi in un’idea a cui si ricorre in occasione di un conflitto che volendo unire divide, e, volendo dividere, esclude. Dall’altra parte, a volte acquisisce un carattere “liquido”, instabile, ambiguo e privo di coesione.

D’altronde è innegabile il ruolo che svolgono nella costruzione (e a volte nella decostruzione) dell’ identità, gli eventi culturali che comprendono  oltre ad attività artistiche, i mezzi di comunicazione, la scienza, la tecnologia e perfino attività sportive[21]. La costruzione di quest’identità non deve contrapporsi alla diversità culturale e ancor meno al dialogo con una cultura straniera, mentre deve opporsi all’egemonia delle espressioni culturali straniere su quelle locali dei Paesi del MERCOSUR.

Il MERCOSUR è una zona di relativa pace e cooperazione, che aderisce ai principi della democrazia e della promozione e protezione dei diritti umani, in uno spazio geografico nel quale fino a poche decadi fa hanno imperato regimi militari, che hanno coordinato il cosiddetto Piano Condor, mettendo in atto politiche di terrorismo statale[22]. I suoi stati membri hanno configurato la loro stessa unione, riuscendo a forgiare un’identità condivisa in base ad una agenda affermativa, riconoscendo la pluralità e il particolarismo dei suoi membri, in dialogo con il resto del mondo. In  questo senso e, parafrasando un ex presidente dell’Argentina (Hipólito Yrigoyen) non sta con nessuno e contro nessuno, solo in favore dei suoi propri diritti e interessi.

I nostri giorni non sembrano giorni di “confronto aperto”, nei quali il MERCOSUR o i suoi paesi membri tendono ad adottare politiche di resistenza o di opposizione recalcitrante ai parametri o alle linee di controllo consentite dai Paesi egemoni. Non sembrano nemmeno giorni di “subordinazione gratuita”, nei quali un paese agisce stando ai parametri consentiti dalla potenza egemone di turno. In queste circostanze, l’élite dello stato periferico dà la precedenza agli interessi economici o di sicurezza dell’egemone, a discapito della sua stessa cittadinanza o popolazione, provocando quasi sempre il ritardo del suo paese[23]. Di questi tempi, i paesi del MERCOSUR e/o dell’UNASUR, in un contesto di cambiamento della mappa mondiale[24], si concedono gesti audaci. Ma nonostante ciò, non sappiamo se verranno tempi di autonomia o di potere esercitato su di loro.

Quando si allude al potere, generalmente si pensa in termini di influenza di un attore su un altro. L’idea è che quanto più potere ha l’attore A sull’attore B, meno potere ha quest’ultimo per neutralizzare quello dell’altro e la somma si mantiene costante. Quando la somma è dividibile in parti uguali si crea un equilibrio tra i poteri. Senza dubbio, questa non è l’unica possibilità di controbilanciare il potere, perché un paese della periferia, carente di potere sufficiente, può guadagnarne, per mezzo di una alleanza con i suoi vicini, stabilendo obiettivi propri (non quelli che gli prefissano altri, attraverso l’indottrinamento o forme di colonizzazione pedagogica) e cercando di perseguirli[25]. In questo senso, l’integrazione è uno strumento utile per tendere all’autonomia.

Allo scopo di costruire questa autonomia, i Paesi del MERCOSUR e/o quelli dell’America del Sud potrebbero trarre profitto dalla competizione cino-americana, che si manifesta nella loro area, per mezzo di una agenda affermativa che consista nella promozione del dialogo e della concertazione politica come strumento per la risoluzione dei conflitti, assicurando stabilità istituzionale e democratica[26]; e l’integrazione economica e commerciale per promuovere la prosperità comune. Anche perfezionare la definizione e l’implementazione di infrastrutture per i trasporti, l’energia e le comunicazioni, in senso verticale e orizzontale, configurando un mercato su scala continentale. Ugualmente, si dovrebbero sfruttare e valorizzare le risorse come l’acqua dolce, i minerali, l’energia, i prodotti di terra e mare, rafforzando le conquiste industriali e tecnologiche di alcuni Paesi della regione. Dall’altro lato, all’interno di una unione così grande, si dovrebbe negoziare con altri Paesi o blocchi, inducendo il trasferimento e il radicamento di investimenti e tecnologie all’interno del proprio continente. Un ultimo aspetto legato all’integrazione della cittadinanza è la promozione di un maggiore avvicinamento culturale, la libertà di circolazione e la progressiva costruzione di una cittadinanza del MERCOSUR e/o sudamericana[27].

Considerazioni finali

 

La costruzione di una identità progettuale è un tema complesso, in un mondo “liquido” e globalizzato. Viviamo con più intensità la nostra appartenenza argentina, brasiliana, uruguayana o paraguayana di quella al MERCOSUR o al Sudamerica. Questo è evidente soprattutto nell’ambito dello sport, quando le nostre rispettive squadre di calcio si trovano a competere tra loro.

La costruzione di una macro-identità, la coscienza di un “noi – MERCOSUR” richiede che le diverse identità reinterpretino o reinventino le loro posizioni nel quadro della sovranazionalità. C’è anche bisogno di programmi educativi che rendano coese le particolarità, dalla costruzione di una pedagogia dell’integrazione che dalle scuole, i collegi, le università e le accademie insegni e socializzi l’unione, i diritti e le responsabilità inerenti la citata identità. I materiali educativi, soprattutto quelli delle scienze sociali, devono essere riscritti facendo dei passi in avanti nella costruzione di una pedagogia dell’integrazione.

In quest’ottica va messo in luce il lavoro pionieristico del professore Moniz Bandeira, in opere come “La formación de los Estados en la Cuenca del Plata. Argentina, Brasil, Uruguay y Paraguay” e “Argentina, Brasil y Estados Unidos. De la Triple Alianza al MERCOSUR”, nelle quali l’oggetto dell’analisi è la regione nel suo insieme.  Il suo approccio è olistico, non c’è alcuno studio comparativo, ma un’interazione sincronica e diacronica.

La storia, la geografia e la formazione della cittadinanza devono enfatizzare gli aspetti condivisi della cultura comunitaria e non solo difendere e preservare l’esclusivismo delle identità e i patrimoni tradizionali che queste rappresentano.

Sebbene la maggior parte delle arti, la letteratura, la radio e la televisione sono prodotte e circolano all’interno di ciascuno spazio nazionale, un settore crescente dei mezzi audiovisuali e dell’informatica, ogni giorno più decisivo nella configurazione delle identità, trascende le frontiere domestiche. I messaggi e i beni culturali di maggior diffusione nascono dentro centri trasnazionali, e circolano per mezzo dei satelliti e delle reti elettroniche, molto al di là del controllo degli stati. Per questo è importante lavorare anche nelle aree di ricostruzione delle identità, come le industrie culturali di massa e lo sport.

Il MERCOSUR e anche la UNASUR producono iniziative di integrazione territoriale e di tipo associativo e si stanno avviando alla costruzione di una identità progettuale.  L’origine del MERCOSUR ha molto a che vedere con la convergenza culturale mentre la NAFTA con la divergenza culturale. Mentre il processo europeo coinvolge più di venti lingue, il MERCOSUR e la UNASUR devono confrontarsi fondamentalmente con due lingue, che nascono dal latino volgare: il galaico portoghese e il castigliano.

 

L’identità progettuale, sebbene abbia radici nella storia, nella geografia e nella memoria, per gli avvenimenti e i luoghi condivisi del passato, è anche pervasa dalla volontà di realizzare grandi cose nel presente e nel futuro. In questo senso parafrasando Ernest Renan, la caratteriziamo come una comunità del destino, dato che si distingue dalle altre società non solo per aver vissuto una storia comune, in tempi felici e tragici, ma fondamentalmente per voler vivere e fare cose insieme nel futuro. La religione, la razza, la lingua, la cultura e perfino il territorio, seppur considerati importanti dallo storico francese, restavano in secondo piano. L’impronta associativa e territoriale che impregna il MERCOSUR, in questa tappa storica, alimenta la possibilità di costruire una macro-identità in uno spazio culturale condiviso che riconosca le sue radici nella democrazia, nei diritti umani e nel benessere delle sue popolazioni. Il MERCOSUR e/o la UNASUR hanno una agenda affermativa e un lungo cammino da percorrere per la realizzazione del loro processo di integrazione e di unità. I combattimenti, le epopee e le gesta storiche sono ancora insufficienti a conformare un’eredità identitaria comune ai Paesi della regione. Certamente l’Argentina ha bisogno dell’alleanza con il Brasile, non solo nella sfera politica ma anche fondamentalmente  per il suo sviluppo nell’ambito della regione, nel quale il MERCOSUR, per il momento Unione delle Dogane, gioca un ruolo chiave. Il Brasile, dal canto suo, ha bisogno della alleanza politica con l’Argentina per consolidare l’integrazione sudamericana e da questa piattaforma proiettarsi collettivamente verso i suoi vicini e il mondo. Anche Uruguay e Paraguay hanno bisogno dei loro vicini e  questi di loro. Inoltre detta Alleanza evita che qualsiasi potenza egemone o preponderante usi uno qualunque dei suoi membri contro i suoi alleati o contro l’unione stessa, turbando o annullando i suoi piani di consolidamento e autonomia, permettendo che la regione possa diventare un attore con una influenza internazionale.


(*) Conferenza pubblica organizzata dal Consolato Generale della Repubblica Federale del Brasile a Francoforte in occasione della Fiera di Francoforte 06/10/2010. A detta conferenza presero parte i professori brasiliani Darc Costa e Levi Bucalem Ferrari.

 

[1] Memorandum di intesa 15/03/1995.

[2] 17/12/1996.

[3]Entrambi sottoscritti a Città del Panamà il 15/07/1826. Cfr. Jesús María Yepes. “Del Congreso de Panamá a la Conferencia de Caracas 1826/1954”. T Iº. Talleres Cromotip. Caracas 30/04/1955, pagg. 117/136.

[4]Integrazione: processo mediante il quale due o più attori danno vita a un nuovo attore. Al termine del processo si dice che gli attori sono integrati. Johan Galtung. “Una teoria strutturale dell’ integrazione”. In Revista de la Integración, Novembre 1968 Nº 5, págg. 11/49.

[5]Il tipo ideale mira ha spiegare determinati aspetti della struttura sociale, cosí come determinati processi sociali a partire dalla loro “tipicità”.

[6]Più conosciuto per il suo acronimo inglese NAFTA (North American Free Trade Agreement).

[7]Sia l’Accordo Argentina-Brasile che il MERCOSUR sono stati concepiti e indotti da istanze di governo dei rispettivi Stati. Al contrario, altri processi di integrazione come l’Accordo di Libero Commercio Canada-Stati Uniti (CUFTA), predecessore del NAFTA, sono stati concepiti da multinazionali private e i rispettivi stati si unirono a queste ratificandoli.

[8]Come nel caso dell’atteggiamento del Brasile quando il presidente Evo Morales ha nazionalizzato i giacimenti di idrocarburi a discapito della Petrobrás o quando è stato rinegoziato il Trattato di Itaipú con il Paraguay.

[9]Fondo destinato a finanziare progetti a beneficio delle economie minori del MERCOSUR. Operativo dal 2006, costituisce il primo strumento finanziario dell’unione con l’obiettivo di contribuire a ridurre le asimmetrie. È integrato da contributi finanziari degli stati membri – non rimborsabili – con un ammontare iniziale 100 milioni di dollari. Con una durata di 10 anni (2016), il FOCEM avrà a disposizione risorse totali per quasi 1.000 milioni di dollari. L’ammontare dei prestiti si è inversamente proporzionale all’apporto. Cioè i Paesi che versano di meno sono anche quelli che ricevono più prestiti. Gli obiettivi del Fondo sono: promuovere la convergenza strutturale; sviluppare la competitività; promuovere la coesione sociale, in particolare quella delle economie minori e delle regioni meno sviluppate, e sostenere il funzionamento della struttura istituzionale, così come il rafforzamento del processo di integrazione.

[10]Spazio di integrazione e di unione nell’ambito culturale, politico, sociale ed economico tra i popoli sudamericani per rafforzare la democrazia e ridurre le asimmetrie.

[11]Il suo obiettivo è consolidare il Sudamerica come zona di pace e cooperazione Regionale.

[12]La Banca di sviluppo sudamericano per finanziare opere infrastrutturali e favorire la sovranità e la sicurezza alimentare dei Paesi membri, tra i vari obiettivi.

[13]Cfr. “IV. Lavorare insieme per attenuare i conflitti regionali”. Presidente Bush (h).Berlino Germania 23/05/2002. “V. Evitare che i nemici ci minaccino…”. Presidente Bush (h). West Point. New York 01/06/2002. In “La strategia di sicurezza degli USA”. Traduzione in spagnolo di Laura Suárez. www.amersur.org.ar .Disponibile 15/09/2010. Cfr. “Perchè tuttavia abbiamo bisogno di imperi”. Robert Cooper. The Guardian 02/04/2002. www.amersur.org.ar .Disponibile 15/09/2002.

[14]Manuel Castells. “L’era della globalizzazione. Economia, società e cultura. Il potere della identità”. Vol. II. Siglo XXI editores. Traduzione di Carmen Martinez Gimeno. 1ª edizione in spagnolo. México D.F. Marzo 1999, pagg. 28/34.

[15]Per esempio, nella IV Conferenza delle Americhe. Mar del Plata (Novembre 2005), quando il MERCOSUR si oppose all’ALCA o quando il MERCOSUR e/o la UNASUR intervengono come garanti della legittimita e dell’ordine in diversi Paesa dell’America del Sud (Paraguay; Bolivia; Ecuador; conflitto ecuadoriano-colombiano; basi militari in Colombia; incidente colombo-venezuelano; etc.)

[16]Diverse scuole interculturali Bilingui sono in funzione o progettate perchè dal 2011 entrino in funzione nelle aree di frontiera degli stati membri, inclusi Paraguay e Uruguay.

[17]Il Forum Universitario del MERCOSUR (FoMerco) è una associazione civile, senza fini di lucro, aperta alla adesione e partecipazione di professori e ricercatori appartenenti a istituzioni di grado superiore (IES) o ad organi accademici dedicati ad attività legate al MERCOSUR e/o all’ integrazione latinoamericana. Il suo obiettivo è promuovere l’interscambio tra lê scuole di grado superiore (IESs) e gli istituti di ricerca, attraverso attività di cooperazione contribuendo al perfezionamento dell’insegnamento, ricerca, estensione e prestazione di servizi relativi all MERCOSUR.

[18]Si prevede di coinvolgere 10.000 studenti in 5 anni, la cui formazione verrà inquadrata all’interno di un progetto di integrazione (una metà brasiliani e l’altra metà delò resto dell’America Latina). Sarà finanziato dallo statu federale del Brasile, l’insegnamento sarà in spagnolo e portoghese, la metà dei professori sarà brasiliana e l’altra metà proveniente dagli altri Paesa latinoamericani. Duecentocinquanta professori saranno permanente e duecentocinquanta temporanei. Cf.http://suramericapress.com/?p=1878

[19]Helio Jaguaribe. “Ibero-América como processo histórico-cultural e como projeto político (2007)”. In “Brasil.Mundo e Homen na Atualidade”. Ministero degli Affari Esteri. Fondazione Alexandre de Gusmao. Brasilia 2008, pagg. 325/334.

[20] La raccolta citata è diretta dai professori Norberto Galasso e León Pomer.

[21] Il giornalista Paulo Totti, all’epoca corrispondente della ex Gazeta Mercantil di Sao Paulo, a metà anni 90´, proponeva la programmazione di un torneo di calcio al quale partecipassero unioni o blocchi tipo il MERCOSUR; l’ex Patto Andino (divenuto CAN); la UE; NAFTA, etc. Con l’obiettivo di costruire identità sovrastatali.

[22]Il Consiglio del Mercato Comune del MERCOSUR attraverso i Protocolli di Ushuaia e di Asunción, rispettivamente, ha legiferato riguardo alla rilevanza della democrazia e dei diritti umani negli stati membri. Un paese non democratico non può essere membro del MERCOSUR e in caso di interruzione del processo democratico in uno degli stati membri, questi viene immediatamente sospeso. Una decisione simile si adotta nel caso in cui uno stato membro si trovi in una situazione di grave o sistematica violazione dei diritti umani.

[23]Dallanegra, Luis. “Realismo Sistémico Estructural. Política Exterior como construcción de Poder”. Inedito 2009. Argentina, pag.53.

[24]Amorim, Celso. “Nuevo mapa mundial”. El País de Madrid, 13/09/2010.

[25]Dallanegra, Luis. “Realismo Sistémico Estructural. Política Exterior como construcción de Poder”. Inedito 2009. Argentina, pag. 128.

[26]La UNASUR nella sua breve vita ha gestito in maniera fruttuosa diversi conflitti (il massacro di Pando; gli incidenti Colombia-Ecuador, Colombia-Venezuela; le basi militari in Colombia e la recente crisi istituzionale ecuadoriana). Quando c’è stato il sollevamento militare in Argentina, il presidente Raúl Alfonsín (1987) dovette cedere alle presión golpiste dei militari. Allora non esisteva un meccanismo come la UNASUR che intervenisse immediatamente a Quito per ristabilire l’autorità del presidente costituzionale Rafael Correa.

[27]Va sottolineato il ruolo del Parlamento del MERCOSUR nella costruzione della cittadinanza MERCOSUR.

Fonte: Amersur – http://www.amersur.org.ar/ 

(Traduzione di Ilaria Poerio)