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Sovranità popolare e segreti di potere

di Carmelo R. Viola - 24/01/2011


Io non so se la diffusione in internet (che sta per “rete internazionale”) dei Wikileaks (che vuol dire fonte di fughe di notizie a suo tempo nascoste da uomini di Stato e/o da diplomatici) risponda effettivamente ad un proposito morale - e moralizzatore – utile al bene comune, ma so per certo che proprio questo ne è l’effetto. Non so se sia una messinscena da parte di intelligence di servizi segreti di Stato come la famigerata Cia (ovvero un autogol simulato come quello dell’11 settembre) per disporre di obiettivi da colpire con il consenso delle solite masse di tonti (non dimentichiamo che per gli Usa la guerra è un’industria nazionale!), ma so per certo che tale evento – qualificato perfino come atto delinquenziale da perseguire – conferma l’esistenza di un numero incalcolabile di occultamenti di fatti – spesso vergognosi e inconfessabili – statali e/o diplomatici, sufficienti per una lettura criminologica e psichiatrica dei padroni del vapore (come si diceva una volta) e dei loro codazzi di segugi, figure minori e spesso scialbe, che si muovono alla loro ombra come subalterni all’ombra di boss.
Forse si può affermare che i boss dell’imperialismo, statunitense e bancario, si inventano audaci “sputtanatori” per coinvolgere la gente ingenua in una finta difesa del paese dalle aggressioni di questi (si è parlato, e a ragione, direi, di un 11 settembre mediatico) mentre loro continuano indisturbati la loro attività di predatori e di accumulatori di quella ricchezza, che dovrebbe servire per il bene di tutti.
Il governo Usa minaccia di sopprimere Assange, reo, non sappiamo se finto, di scoprire così tanti altarini – e non è escluso (è sempre un’ipotesi) che dopo avere allettato costui con compensi favolosi, non lo facciano fuori anche fisicamente. Si tenga conto che un collaboratore della fattispecie (utile a che dei segreti scabrosi siano resi di dominio pubblico come incidente e non come confessione) sarebbe “uno che sa troppo” e quindi da fare scomparire. Stessa fine toccherebbe ad un eventuale malconsigliato killer. I talebani – e questa è storia – furono ritenuti amici quando contribuirono a ricacciare i sovietici che – ed è sempre storia – erano accorsi dietro espresso invito del governo afghano.
Ora, che cacciano via gli americani dallo stesso Afghanistan – insomma dalla propria patria – sono considerati fautori del terrorismo e come tali da uccidere come volpi stanate da cani (come in realtà è anche avvenuto).
Lo stesso governo a stelle e strisce si guarda bene dal fare arrestare e processare, per esempio i due Bush, padre e figlio, questo, autentico criminale di guerra, responsabile dell’aggressione, del massacro e della destabilizzazione dello Stato autonomo dell’Iraq con il pretesto, poi apertamente sconfessato, del possesso di armi di distruzione di massa e di complicità con Al-Qaeda quando si dice che proprio costui, Bush junior, abbia avuto contatti e rapporti di affari con Ben Laden.
Sadam Hussein, laico e socialisteggiante, certamente non più colpevole dell’aggressore, è stato messo a morte per impiccagione (in ogni caso il diritto-dovere di processare costui non era di competenza americana) e lo Stato iracheno, mutilato di centinaia di migliaia di esseri umani e di monumenti storici, stenta ancora a ritrovare, tra un attentato-suicida e l’altro, quella stabilità organica e funzionale, di cui godeva prima.
Strumento o no degli “sputtanati”, la diffusione dei Wikileanks ci riporta comunque alla realtà dei molti segreti dei potenti e riconferma, semmai ce ne fosse bisogno, la vacuità della sovranità attribuita al cittadino come una specie di beffa – e non poche volte richiamata a tutto sproposito – il cui potere si riduce a “ignorare e votare”. Votare è un dovere – ci si sente ripetere – ma raramente e mentendo, che “sapere è un diritto”. Un diritto che il segreto – qualunque segreto – semplicemente cancella.
Quando l’ambiguo Gorbaciov intraprese una falsa “perestrojka” dell’Urss (per farsi buono un Reagan armato da impossibili “guerre stellari), le oche della nostra patria e di tutto il mondo capitalista si dichiararono compiaciuti non tanto della ricostruzione (tale è il significato del termine russo), che non si sapeva ancora cosa serebbe stata, quanto della “glasnost’”, che accompagnava quella parola, e che significa trasparenza.
Infatti, finalmente, la realtà sovietica si sarebbe potuta conoscere senza i veli della segretezza , e di veli dovevano essercene tanti, se si pensa all’epopea staliniana e al temibile KGB, ovvero alla polizia di Stato.
Il cittadino comunista non sarebbe potuto essere sovrano senza la trasparenza, cioè l’assenza di qualunque segretezza.
Ma, come al solito, gli stessi comportamenti, trasferiti in un contesto capitalista, hanno un valore diverso – magari opposto. Come i musulmani fondamentalisti sono amici dell’America quando cacciano via i sovietici, mentre sono nemici quando cacciano via gli americani e i servi degli stessi, così la trasparenza è un diritto quando scopre segreti dell’Unione Sovietica, mentre è un illecito, anzi un crimine e un reato, quando mette a nudo i segreti degli Usa e dei loro cortigiani – detti eufemisticamente alleati.
Che le cose stiano proprio così lo riprova il fatto che sia stato già spiccato – almeno così dice la TV e si legge in internet – un mandato di cattura internazionale per braccare Assange come un gangster pericoloso, reo di avere scoperchiato la pendola dei misteri più eloquenti dei più miserabili nemici del genere umano (come sono considerati anche i signori yankee).
All’uopo i frettolosi inquisitori hanno scoperto un reato di violenza sessuale di modo che per l’autore di cotanta irriverenza verso le sacre autorità non ci sia scampo.
E se diffonde la terribile verità del mostruoso crimine di strage di innocenti dell’11 settembre? E se svela la realtà delle torture nel lager di Guantanamo? E se denuncia la ridicola realtà del falso dello sbarco sulla luna? E così via…
La criminocrazia statunitense ha ben motivo di temere la rivelazione delle sue menzogne e dei suoi espedienti selvaggi nell’attuazione del piano di dominio mondiale.
Il segreto non è compatibile con un potere trasparente e con una sovranità cittadina: può semmai essere una delle tante incongruenze di una democrazia ridotta al solo esercizio delle urne, ed eccezionalmente, al ricorso ad un referendum.
Io non posso che augurarmi che le scoperte di Assange siano vere ed integrali e tali da potere investire i responsabili come uno “tzunami” mediatico.